Anche i fiumi toscani sono contaminati da PFAS, sostanze chimiche pericolose 

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Dopo il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, anche la Toscana risulta contaminata da PFAS, sostanze chimiche pericolose per la nostra salute. Lo scorso gennaio, con una troupe della trasmissione Presadiretta di Rai3, siamo andati in diverse province toscane per analizzare la concentrazione di queste sostanze nei corsi d’acqua vicini agli scarichi dei distretti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e della carta, e per verificare se la presenza di questi distretti contribuisca alla contaminazione ambientale. Il quadro di contaminazione che emerge dalle nostre analisi è tutt’altro che rassicurante.

Siamo andati in #Toscana dove una nuova indagine di @Greenpeace_ITA conferma che alcuni distretti industriali contribuiscono alla contaminazione da #PFAS delle acque superficiali.

📌#PresaDiretta – “Stop ai veleni” questa sera alle 21.20 su #Rai3 e @RaiPlay. pic.twitter.com/7WAqu5YZaY

— Presa Diretta (@Presa_Diretta) March 18, 2024

I PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) sono un gruppo di oltre 10 mila molecole differenti prodotte e utilizzate in diversi processi industriali, note per essere “inquinanti eterni” e pericolose per la salute umana. Di recente, una delle molecole PFAS è stata classificata come cancerogena per l’uomo, mentre altre sono note per essere interferenti endocrini. I nostri campioni d’acqua analizzati da un laboratorio indipendente rivelano che la contaminazione da PFAS è largamente diffusa anche in Toscana e interessa numerosi corsi d’acqua inquinati dagli scarichi di diversi distretti industriali. 

I risultati dei nostri campionamenti

I nostri campionamenti sono stati effettuati per lo più nei fiumi sia a monte che a valle di questi noti impianti di depurazione industriale:

  • il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta);
  • i depuratori del distretto conciario (depuratore Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco);
  • i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino (distretto tessile);
  •  il torrente Brana (distretto florovivaistico). 

Le concentrazioni più elevate sono state rilevate nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur. 

Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di PFAS era di circa 9 volte rispetto a monte. Consulta tutti i dati nel report integrale.

Oltre a rilevare alcune delle singole molecole di PFAS più utilizzate, le analisi di laboratorio hanno permesso di effettuare anche una stima della presenza di tutti i PFAS – un gruppo di oltre diecimila molecole differenti – rilevando il totale del fluoro organico adsorbibile (AOF). L’applicazione di questa tecnica analitica ha evidenziato le contaminazioni più preoccupanti a valle di uno dei depuratori del distretto tessile a Prato, quello di Calice (4.800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno che riceve gli scarichi del distretto conciario (4.500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3.900 nanogrammi/litro) a Porcari, nel distretto cartario lucchese. 

Una contaminazione già nota da tempo e ignorata

Alcune contaminazioni che emergono dalle nostre analisi sono casi ben documentati da almeno dieci anni, ma la Regione Toscana non ha mai affrontato seriamente il problema, né adottato un provvedimento sugli scarichi industriali. 

In Toscana gli impatti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano infatti già stati evidenziati da uno studio del 2013 del CNR-IRSA e dai rilievi annuali di ARPAT. Le nostre analisi provano tuttavia che anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da PFAS. Una scoperta che non sorprende, considerato che l’impiego di queste molecole nell’industria della carta è ben noto, ma la questione non è mai stata approfondita dagli enti preposti toscani.

Alla Regione chiediamo di individuare tutte le fonti inquinanti di PFAS e attivare le ASL per avviare al più presto indagini sulle acque potabili, soprattutto nelle aree in cui si registrano elevati livelli di contaminazione.

Come dimostrano le nostre ultime indagini in Piemonte e Lombardia, la contaminazione da PFAS in Italia è molto più estesa di quanto si creda e riguarda ormai anche luoghi molto lontani dalla produzione chimica. Per quanto ancora il nostro governo intende ignorare il problema?

Con il tuo supporto possiamo continuare il nostro lavoro indipendente di indagine e denuncia sui PFAS anche in altre regioni italiane.

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