Anzianità, carenza di personale e concorsi “snobbati”. Il Pnrr (ri)mette a nudo la Pa

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La pubblica amministrazione alla ricerca di una propria identità. I tentativi di ritrovare se stessa lungo il cammino di Santiago delle riforme hanno portato a ben poco. I suoi portavoce lamentano anzitutto una narrazione scoraggiante e per certi aspetti fondata. La sanità piange la fuga all’estero di oltre mille medici l’anno, gran parte delle oltre 20 mila Pa sul territorio soffrono la mancanza di competenze digitali – Italia al 25° posto su 27 nella graduatoria Ue – tecnici ed esperti Stem snobbano i concorsi (soprattutto quelli a tempo determinato). Nel 2022, è stato coperto solo il 71.6% dei posti messi a bando per ingegneri e architetti e il 37.5% di quelli riservati a statistici e informatici.

La Federazione Lavoratori Pubblici (Flp) si è riunita il 15 febbraio per fare il bilancio delle criticità note e meno note della Pubblica amministrazione, alla presenza tra gli altri della viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci (FdI), del deputato Rossano Sasso (Lega) e del senatore Andrea De Priamo (FdI). Sulla crisi d’identità della Pa, si è pronunciata la viceministra Bellucci. “Il Pnrr non basta. C’è bisogno di una nuova narrazione. Alcuni film hanno promosso una cultura del posto fisso distante anni luce dall’idea di personale pubblico come servitore dello Stato”.

Come aumentare dunque l’appeal dell’offerta di lavoro pubblico? Aumentando gli stipendi e garantendo il lavoro agile. In Flp considerano lo smart working uno degli elisir di modernità che non può essere accantonato dopo essere stato ampiamente usato nei mesi più bui della pandemia. E gli stipendi? Dalla Lega ritengono che i soldi ci sono, basta che sia la politica a decidere come spenderli (e a chi toglierli).

A questo proposito, Sasso ha dichiarato: “Se la politica vuole, le risorse si trovano. In passato qualcuno ha scelto di destinare miliardi di euro al reddito di cittadinanza”, ha detto Sasso, il quale ha inoltre proposto di rinnovare le modalità di reclutamento del personale. “I concorsi ipernozionistici non servono a nulla. Nelle scuole spesso sono stati viziati da ingiustizie, inesattezze e illegalità. Bisogna trovare un modo diverso di reclutare”. Gli ha fatto eco Di Priamo, che ha Prima Comunicazione ha detto: “Il modello di reclutamento va reso più elastico e compatibile con il cambiamento”. Manca ancora dunque una specifica definizione delle diverse modalità di assunzione del personale pubblico.

Non solo scarsità del personale, l’organico di per sé carente ha un’anzianità media di 50 anni di età. Nei Comuni, solo l’1% ha meno di 30 anni e più del 20% è ultrasessantenne. In queste condizioni, dicono dalla Federazione, l’erogazione dei 24 mld stanziati per i 69 progetti in sospeso rischia di essere compromessa. E ancora, il sindacato rimprovera alle legislature precedenti di aver investito nel personale pubblico solo il 9.5% del Pil, rispetto al 12.3% investito dalla Francia, l’11.5% dalla Spagna, il 10.9% dal Portogallo e il 10.3% dalla Grecia.

Ma è davvero tutto da buttare/riformare? Esistono aree della pubblica amministrazione che funzionano perché hanno trovato la formula per valorizzare il capitale umano. Lo dimostrano esempi come Difesa e Servizi, la società in house del Ministero della Difesa in cui l’organico è composto in gran parte da militari che si sono reinventati manager per gestire le iniziative commerciali e di comunicazione delle Forze Armate (71 mln di euro il fatturato di Difesa e Servizi nel 2021). A questo proposito, Di Priamo ha ricordato: “La Pa ha al suo interno diversi esempi virtuosi che possono supportarla nell’affrontare le sfide del Pnrr – ha detto a Prima – . Ma la vera sfida è saperli mettere a regime”.

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