Bonomi bacchetta la comunicazione della Bce

1 year ago 42

Sarà che gli imprenditori sono «ottimisti per natura». Ma il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, in un articolo di F. Sp. su Lastampa è chiaro: «Non vedo la recessione, non ci sono i numeri». Al contrario «siamo moderatamente positivi». Ci sono però tre condizioni perché la profezia si avveri: «La prima è che non ci sia una nuova fiammata nei costi energetici, che si facciano giusti interventi di politica industriale e che si affrontino le sfide delle transizioni a livello europeo», spiega intervenendo al 29° congresso di Assiom-Forex a Milano.

L’inflazione, secondo Confindustria, scenderà «in maniera importante» soprattutto a partire da settembre. Il rialzo dei tassi della Bce preoccupa molto meno di quanto si possa immaginare. «Probabilmente qualcuno si era illuso di poter vivere con interessi negativi, il che era impensabile. Non vedo quale sia il problema di un tasso al 3% per un’azienda sana».

Piuttosto «credo che la Bce potrebbe migliorare qualcosa nella sua comunicazione: quello che spaventa è come vengono comunicate le decisioni». Quanto a possibili strette al credito «non ne vedo i motivi. Il sistema è liquido, le imprese sono liquide». Bonomi critica invece la politica delle transizioni in Europa, ad esempio quella che porterà (o dovrebbe portare) lo stop ai motori endotermici a partire dal 2035.

Dopodomani. «Qui è venuto meno lo spirito dell’Ue, quello di fare transizioni in neutralità tecnologica. Ci si è spinti invece su scelte ben precise, e questo sta condizionando fortemente l’industria europea». Invece la sostenibilità ambientale, per Bonomi, «non può venir meno a quella economica e sociale». La transizione ai motori elettrici «vuol dire che alcune filiere dell’industria italiana di qui al 2035 saranno messe fuori gioco».

E ancora: ora si privilegia il riuso al riciclo, quando le imprese italiane hanno investito su quest’ultimo e sono leader europee. «Sono scelte che si spiegano con un nome: Frans Timmermans, un commissario che sceglie di venir meno al principio della neutralità tecnologica. Peccato che spiazzi interi settori industriali e paesi». Infine il Pnrr. Per Bonomi il vero obiettivo, al di là di inserire 200 miliardi nell’economia, «è intervenire sulle riforme, mai fatte, si diceva, perché non c’erano i soldi. Ora ci sono e non ci sono più scuse. Le riforme contano più dei miliardi».

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