CONSIDERAZIONI SUI REFERENDUM DEL 8 E 9 GIUGNO 2025.

1 month ago 36

L’indizione dei referendum del 8 e 9 giugno su alcune norme del jobs act e sui requisiti per l’accesso alla cittadinanza ci impongono di prendere posizione rispetto a questa scadenza.

Malgrado la nostra ferma opposizione alle norme sul jobs act, riteniamo pericoloso il ricorso allo strumento del referendum su queste materie perché non è corretto che decisioni che riguardano il mondo del lavoro vengano demandate a tutta la cittadinanza e non solo ai lavoratori. Il tutto poi avviene in un periodo in cui, fatti salvi alcuni settori come la logistica, non vi sono lotte nei posti di lavoro e, come sappiamo, i diritti si conquistano con le lotte e non con le raccolte di firme soprattutto se queste avvengono da parte di un sindacato, come la CGIL, che da anni ha accettato la logica della concertazione firmando contratti al ribasso che hanno impoverito e indebolito l’intera classe lavoratrice.

Lo strumento referendario ha poi mostrato già in questi anni tutti i suoi limiti in quanto, anche quando i quesiti hanno riguardato temi di interesse generale (vedi il referendum sull’acqua pubblica o quello sul nucleare) e sono stati molto partecipati, le decisioni assunte dalla cittadinanza sono state poi disattese nel corso degli anni successivi dimostrando che solo una mobilitazione forte e costante può incidere sulle scelte politiche dei vari governi.

Di contro una mancata partecipazione ai referendum o una sconfitta, può avere l’effetto di un boomerang dando mano libera a un governo che, forte del consenso popolare o dell’indifferenza di molti, sta smantellando gli ultimi diritti rimasti nel mondo del lavoro.

Per tutti questi motivi riteniamo che l’opposizione al jobs act, per cui ci siamo battuti in questi anni (tanto che nella logistica alcune norme dello stesso sono state superate dai contratti firmati dal SI.COBAS) può essere vincente solo se parte dalle lotte nei posti di lavoro.

Per quanto riguarda il discorso della riduzione dei tempi per l’acquisizione della cittadinanza da parte degli stranieri, pur ravvisando il rischio di un effetto boomerang in caso di mancato raggiungimento del quorum o di vittoria del NO, il quesito ha il merito di sollevare il problema delle condizioni di ricatto in cui sono costretti a vivere e a lavorare tanti immigrati, spesso costretti ad accettare condizioni di lavoro al ribasso sotto il ricatto di perdere il permesso di soggiorno.

Oggi interi settori del mondo del lavoro si reggono sulle spalle dei lavoratori stranieri(COME LE PENSIONI), difendere i loro diritti significa difendere i diritti di tutti nel mondo del lavoro.

Anche qui, come nel caso delle norme sul jobs act,  solo una forte campagna di  sensibilizzazione sul tema e il sostegno alle lotte dei lavoratori immigrati che può smascherare la narrazione, fatta dal governo e dalle forze politiche razziste, che il migrante delinque o toglie il lavoro agli Italiani.

La lotta fatta anche su questo PUNTO dal si cobas ha permesso in alcune province di accelerare la consegna dei permessi di soggiorno, questo ha unito anche gli operai italiani nella battaglia con i lavoratori immigrati  sui loro loro diritti.

IL REFERENDUM SI VINCE SE SI LOTTA.

SI COBAS NAZIONALE

 

 

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