[CONTRIBUTO] Appello per la liberazione della Palestina. Chiudere le basi militari, fermare le merci, fare scioperi e manifestazioni

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Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Prima che, nel suo abile e prudente discorso di ieri, Nasrallah formulasse ai governi arabi, per salvare “un minimo di onore”, la richiesta di tagliare le forniture di petrolio e di gas a Israele, il Fronte popolare di Liberazione della Palestina aveva rivolto “a tutte le persone onorevoli della nostra nazione” (intendendo per nazione la nazione araba), e a tutte le “persone libere del mondo”, un appello a far fare all’enorme moto di solidarietà con il popolo palestinese nella sua lotta contro lo stato colonialista e razzista di Israele, un salto di qualità passando dalle semplici parole ad azioni più concrete.

Vista l’estrema determinazione con cui Israele e i suoi protettori statunitensi ed europei intendono portare a termine un mostruoso massacro della popolazione di Gaza per punire “in eterno” il suo irriducibile spirito ribelle, questo salto di qualità si rende oggettivamente necessario e urgente. Piccoli nuclei di proletari appartenenti ai paesi occidentali che sono complici del genocidio operato da Israele, iniziano a prendere in Belgio, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti delle prime iniziative materiali di boicottaggio della macchina della guerra israeliana e occidentale (che non è solo quella che produce e trasporta armi, evidentemente), lanciando in questo modo ai fratelli di classe palestinesi e ai loro organismi sindacali e politici un messaggio di solidarietà non solo verbale. Bisogna proseguire e avanzare con decisione su questa strada, la strada dell’internazionalismo proletario militante.

Redazione Il Pungolo Rosso

Appello del FPLP

(Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina)

a tutte le persone onorevoli della nostra nazione

e alle persone libere del mondo

 Di fronte al fiume di sangue che scorre a Gaza, le parole sono diventate inutili: sollevarsi, resistere, assaltare le ambasciate dei paesi aggressori, incendiarle, distruggerle.  Chiedere la cessazione delle forniture di petrolio e gas ai paesi coinvolti nell’aggressione.

 Il tempo è fatto di sangue e la storia non perdona…

State certi che il popolo palestinese non vi abbandonerà.

Popolo libero, il nemico fascista cerca vendetta sul campo di Jabalia, così come sul campo di Nuseirat e sul campo di Shati, commettendo atroci massacri che superano le atrocità commesse dai nazisti nella loro oscura storia.

Sei tonnellate di bombe americane distruttive. Una tragedia scolpita nella coscienza dell’umanità. Chi tace su questo assassino è complice del genocidio e della privazione dei palestinesi della loro umanità.

Un’entità moralmente, politicamente e militarmente sconfitta che cerca di ottenere la vittoria a scapito del nostro sangue palestinese.

 Il campo di Jabalia, la misericordia della rivoluzione e il simbolo della resistenza e della fermezza palestinese, è in prima linea nella battaglia per l’onore sulla linea del dovere. È uno spirito caratterizzato da resilienza, fermezza e grande coraggio.

Con la sua campagna di terra, il nemico cerca di nascondere i suoi inevitabili fallimenti con massacri e massacri contro i civili palestinesi.  Rendiamo omaggio agli uomini della resistenza nelle loro diverse formazioni che affrontano questa aggressione, e ai figli resilienti del nostro popolo che rifiutano i piani di sfollamento nonostante il genocidio intrapreso contro di loro dal nemico.

La grande Gaza con le stature dei suoi eroi e il sangue dei suoi figli, è le nostre radici nelle profondità della terra. Risorgerà da sotto le ceneri.

Le condanne verbali non abbattono gli aerei né impediscono che i razzi cadano sulle teste degli innocenti. 

Pertanto chiediamo:

 – Espellere gli ambasciatori dell’aggressore.

 – Un grido di rabbia e dignità da tutte le strade arabe per fermare il pompaggio di petrolio e gas verso i paesi coinvolti nell’aggressione.

 – È tempo di chiudere le basi militari americane nei paesi arabi.

 – I sindacati dei lavoratori nei porti internazionali dichiarino il loro rifiuto di scaricare o caricare qualsiasi spedizione di armi da o verso lo Stato dell’entità sionista.

 Confidiamo nel nostro popolo, in noi stessi, nella nostra dignità, libertà e nel nostro valore di vita.

31 ottobre

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