[CONTRIBUTO] Le profughe ucraine : un buon affare per gli “alleati” europei

7 months ago 32

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dalle compagne del Comitato 23 settembre, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):

Le profughe ucraine : un buon affare per gli “alleati” europei

Nei mesi successivi allo scoppio della guerra in Ucraina, al centro della propaganda ci fu la “generosa accoglienza” concessa in Europa ai profughi ucraini, soprattutto donne, anziani e bambini.

Un’accoglienza per circa 5 milioni di persone, cui veniva semplificata la burocrazia e accolte senza selezione, in plateale contrasto con la netta chiusura mostrata fino a quel momento nei confronti degli immigrati che, in numero assai minore, attraversavano il Mediterraneo o percorrevano la rotta balcanica.

Una scelta dettata da ragioni politiche ovviamente, ma in cui la generosità e la solidarietà spontanea dei privati e delle associazioni si sposava con un disegno dei governi ancora una volta al servizio del profitto e dello sfruttamento.

Un rapporto della Commissione Europea rivela che nell’aprile 2023 oltre 600 mila profughi, per la maggior parte donne, soprattutto in Polonia, Germania, Repubblica Ceca e Olanda, lavoravano. Togliendo gli anziani e i bambini un tasso di occupazione del 65%.

In questi paesi, caratterizzati da una popolazione invecchiata, e da scarsità di forza lavoro, gli imprenditori si sono visti offrire lavoratrici con un alto tasso di istruzione e competenze, soprattutto tecnico-scientifica (ben superiore alla media UE).

E hanno potuto inquadrarle a bassi livelli salariali (i titoli di studio non sono riconosciuti) o anche assumerle in nero.

Già le organizzazioni dei datori di lavoro esprimono preoccupazione che questa manodopera preziosa torni in patria alla fine della guerra.

Anzi esprimono la speranza che siano i mariti, una volta congedati, se sopravvivono, a raggiungere le donne.

Le lavoratrici ucraine non hanno scelta, ma almeno nei paesi del nord Europa vedono come nota positiva l’inserimento dei bambini a scuola.E in Italia? Fa fede e non ci stupisce una testimonianza.

Afferma una giovane donna di Kiev accolta in Puglia: “È davvero brutto lavorare qui, ti fanno raccogliere ciliegie per sei euro l’ora. Un lavoro infernale per 10 ore al giorno e un giorno libero al mese… non accettano neanche i nostri bambini a scuola, dicono che non ci sono posti”.

Solo il 20% dei profughi è stato alloggiato, nutrito vestito a spese delle istituzioni e solo per 90 gg. Gli altri hanno fatto ricorso a parenti o a membri della comunità ucraina; oppure ai privati italiani e alle associazioni di volontariato.

Quindi capitalisti grandi e piccoli, dietro lo schermo della loro solidarietà pelosa, sfruttano ora i profughi come prima sfruttavano gli immigrati “economici” (prima della guerra gli immigrati ucraini in Europa erano 920 mila, 240 mila in Italia, per lo più donne impegnate come badanti).

Alcuni stanno realizzando enormi profitti nella vendita di armi, tutti si fregano le mani in vista degli affari della ricostruzione dell’Ucraina devastata.

Intanto la guerra ha già prodotto, si stima, sui due fronti 450 mila vittime, fra morti, feriti e mutilati, almeno 50 mila dei quali civili.

Gli effetti perversi di questa guerra non si fermano, come alcuni sperano, all’Ucraina, ma si fanno sentire anche qui.

Il carovita ha le sue drammatiche conseguenze sulla parte più debole della popolazione.

Un’inchiesta ha appurato che le famiglie a reddito medio basso sono costrette a ridurre l’impiego delle badanti immigrate o ad assumerle in nero.

La guerra ci colpisce direttamente e perseguita le donne ucraine anche qui, dove sono venute a cercare lavoro e sicurezza.

Mobilitiamoci tutte e tutti, partecipiamo in massa alla mobilitazione contro la guerra e il governo del 21 ottobre, a Ghedi e ovunque!

2 ottobre,

Comitato 23 settembre

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