[CONTRIBUTO] No alla memoria a senso unico: 6. Su anti-semitismo e neo anti-semitismo

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Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dei compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Dossier – No alla memoria a senso unico:

6. Su anti-semitismo e neo anti-semitismo

Sono di oggi [26 gennaio] le decisioni di Piantedosi che sposta di autorità le manifestazioni per la Palestina previste per domani, 27 gennaio, affermando che “alcune manifestazioni, al di là delle intenzioni degli organizzatori”, “potrebbero avere evoluzioni lesive di alcuni valori sanciti dalla legge, come la commemorazione della Shoah”.

Questa presa di posizione arriva alcuni giorni dopo i comunicati dell’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane) sulla Shoah in cui si legge: “La condanna generica, appelli al boicottaggio, di isolamento e la demonizzazione di Israele e di tutte le sue istituzioni è parte delle espressioni di antisemitismo, così come il ribaltamento e l’attribuzione a Israele di appellativi connessi alla Shoah: sterminio/nazisti/genocidio/occupazione/lager…”. Le indicazioni dell’UCEI sono state prontamente raccolte dalle istituzioni politiche, dall’ANPI e naturalmente dalla stampa. Tutti a squadra davanti alle direttive dell’IHRA e alla definizione di antisemitismo elaborata nel 2016 da questa organizzazione, l’International Holocaust Remembrance Alliance, nata nel 1998 per promuovere l’educazione alla memoria della Shoah. In pochi anni essa è divenuta un’organizzazione intergovernativa presente in 35 paesi i cui governi hanno adottato la seguente, abusiva, definizione di antisemitismo:

L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.

Due anni più tardi in Israele è stata approvata la legge che, per la prima volta nella storia di questo stato colonialista (se non bastasse la realtà storica, l’esplicita ammissione di tale natura si trova nel testo di Herzl, Lo stato ebraico), lo definisce ufficialmente come “la casa nazionale del popolo ebraico”,cioè la massima istituzione comunitaria ebraica. Da questo momento in poi, criticare Israele diventa automaticamente un atto antisemita. L’Italia, come tutta l’UE, ha adottato questa definizione. L’Ordine nazionale della stampa italiana l’ha fatta propria nel luglio 2023, e in questo modo ha praticamente deliberato di auto-censurarsi più di quanto non avesse fatto prima sull’oppressione del popolo palestinese, sulla pulizia etnica operata contro di esso da quasi un secolo e sull’attuale operazione genocida della macchina da guerra sionista. La censura è arrivata al punto che 90 e più volte su 100 si ha cura di non nominare la Palestina (bisogna convincere quanta più gente possibile che la Palestina non esiste), e si parla di Medio Oriente.

La definizione dell’IHRA è sostenuta da ILF e da NGO Monitor. NGO Monitor (una ONG israeliana che monitora i dati relativi all’insieme delle ONG da una prospettiva filo-governativa) è stata contestata per aver preso di mira le fonti di finanziamento di organizzazioni critiche nei confronti di Israele. L’altra è l’International Legal Forum (ILF), Foro giuridico internazionale, una rete giuridica nota per contrastare la pressione internazionale contro le politiche del governo israeliano. Negli ultimi anni entrambe le organizzazioni hanno preso parte ad una campagna più estesa che ha portato alla riduzione dello “spazio civico” per le iniziative a sostegno dei diritti dei palestinesi. Si tratta di istituzioni con forti agganci nei massimi circoli di potere degli Stati Uniti e dell’Unione europea, com’è provato dal fatto che hanno costretto alle dimissioni, per sospetto antisemitismo, le rettrici di tre importanti università (Harvard, MIT e Pennsylvania University).

L’UE ha fatto proprie le strategie di queste organizzazioni. In Italia l’adesione del governo ad essa rischia di renderla vincolante a livello giuridico per tutti i docenti. Del resto, già nel novembre 2021 il MIUR ha emanato le Linee Guida per il Contrasto all’antisemitismo nelle scuole in cui si sostiene la pericolosità sociale di ogni critica al sionismo. Per questo è utile essere a conoscenza che esiste l’ELSC (European Legal Support Center) che fornisce supporto legale a quanti sono colpiti dall’accusa di anti-semitismo.

Si vorrebbe salvaguardare la Memoria storica della Shoah e delle radici dell’antisemitismo (così si afferma, mentendo sapendo di mentire); in realtà si sta sdoganando la caccia al “neo-antisemitismo”, etichetta che viene addossata a quanti sono solidali con la causa della liberazione della Palestina e con i lavoratori e le popolazioni immigrate. In questo quadro di falsificante “ricostruzione” sia della storia passata che della realtà presente, l’Assessorato alla scuola del Veneto si è spinto ancora più avanti nel revisionismo storico, emanando negli ultimi due anni delle circolari scolastiche relative al “Giorno della Memoria” in cui sono spariti magicamente i riferimenti alle leggi razziali fasciste e alle prassi razziste e sterministe del colonialismo fascista (la popolazione della Libia ne sa qualcosa).

Intanto il neo-fascismo europeo e italiano, e quanti hanno un retroterra di questo tipo – vedi i Fratelli d’Italia di tale Giorgia Meloni – cercano di ripulirsi come non-antisemiti appoggiando e sostenendo in tutti i campi Israele.

La dichiarazione dell’IHRA indica 11 forme di antisemitismo, 7 delle quali, guarda caso, sono concentrate sullo Stato di Israele. Come si fa a non capire che l’adozione di questa definizione è una strategia per silenziare le critiche al sionismo di insediamento dello stato israeliano? Scrive tra gli altri Ilan Baruch: “Adottando la definizione dell’IHRA, la UE prende parte al programma dei gruppi di sostegno a Israele che minano l’impegno della società civile contro l’occupazione”. Infatti!

Ma permetteteci di mettere in coda un’osservazione elementare che naturalmente sfugge a questi fanatici crociati del sionismo: una delle più elementari, diffuse, brutali forme di anti-semitismo, vetero e neo, da cui si salverebbero (ad esagerare) solo 3-4 giornalisti italiani, è la sistematica inferiorizzazione, se non la vera e propria demonizzazione, dei palestinesi e degli arabi che, fino a prova contraria, sono semiti. O no?

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