[CONTRIBUTO] Parla una donna israeliana venuta a contatto con i combattenti palestinesi

7 months ago 27

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dalle compagne del Comitato 23 settembre, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui) – preceduto da un commento dei compagni della redazione Il Pungolo Rosso:

Riceviamo e volentieri rilanciamo un post del Comitato 23 settembre che svolge una funzione di controinformazione. A scanso di equivoci, e di critiche banali, non vogliamo raffigurare i combattenti palestinesi come angeli; per noi gli angeli non esistono, tanto meno in guerra. Vogliamo solo contrastare, per quel che possiamo, la loro demonizzazione a reti unificate costruita ad arte per giustificare, con le più spudorate menzogne, l’orrendo massacro in corso e il tentativo di attuare una seconda Nakba da parte dello stato di Israele colonialista, razzista e – dovrebbe essere evidente anche ai ciechi – stragista.

Redazione Il Pungolo Rosso (vedi qui)


CONTROINFORMAZIONE

PARLA UNA DONNA ISRAELIANA,

VENUTA A CONTATTO CON I COMBATTENTI PALESTINESI

Ecco la traduzione dell’intervista

Per prima cosa ho detto loro: ho due bambini qui

In ebraico?

No. in inglese.

“Non preoccuparti, siamo mussulmani, non ti faremo niente..”

Da un lato mi hanno colto di sorpresa, dall’altro, si è allentata molto la tensione che provavo. Mi sono seduta con i bambini e i combattenti, uno era armato, e gli altri giravano per la casa. Uno di loro ha visto delle banane sulla credenza, mi ha chiesto: “posso prenderne una?”

Certo, ho risposto

I bambini cosa hanno detto?

Il più grande era più preoccupato, la più piccola non ha detto niente, ha continuato a giocare con il suo tablet. Quello che li ha un poco spaventati erano i fucili. Si sono consultati un po’ tra di loro all’inizio, parlavano arabo. Mio figlio ha detto: forse stanno cercando di trovare il modo di scusarsi?

Probabilmente no, ho risposto.

Sono stati a casa mia per circa due ore, alla fine se ne sono andati.

E questo è tutto?

E’ tutto.

In mezzo a tanta diffusione tossica di notizie false e di macabre messinscene, postiamo quest’intervista fatta ad una donna israeliana la cui casa è stata “invasa” dai combattenti palestinesi.

Nella sua brevità, è indicativa di quanto ignobile sia la rappresentazione della resistenza palestinese come animata da belve assetate di sangue, che in modo martellante viene fornita dai media asserviti in massa agli interessi del capitalismo nazionale e internazionale.

Questo mentre è imminente una strage annunciata: l’invasione di terra della striscia di Gaza, da dove è sempre più difficile fuggire, dove non sarà nemmeno possibile contare le vittime. Mentre dai banchi del governo israeliano si chiede la “soluzione finale”, dai governi occidentali, il nostro in primis, si ribadisce il sostegno incondizionato a qualunque crimine esso abbia in programma. E’ necessario quindi unirsi alle mobilitazioni a sostegno della resistenza palestinese in atto in tutto il mondo, e portare questo sostegno nella manifestazione di Ghedi contro le guerre e in ogni altra mobilitazione, consapevoli che quando il cuore della resistenza del popolo palestinese cesserà di battere, quel giorno sarà quello della nostra catastrofe.

Ramy Abdu| رامي عبده on X

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