[CONTRIBUTO] Ribellarsi è giusto. Prime diserzioni nell’esercito di Israele. Il messaggio di una giovane donna contro guerra e nazionalismo

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Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dalle compagne del Comitato 23 settembre, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):

RIBELLARSI E’ GIUSTO,

ORA PIU’ CHE MAI E’ NECESSARIO

“Il mio messaggio è innanzitutto rivolto a chiunque voglia ritrovare il proprio cuore e liberarsi da questa identità che chiamiamo identità israeliana.

Non c’è alcun bisogno per nessuno di noi di prestare servizio nell’IDF.

L’IDF non dovrebbe esistere, lo stato di Israele non dovrebbe esistere. Senza di esso possiamo essere liberi, possiamo essere veramente in sintonia col nostro cuore senza questa identità!”Molti messaggi sono racchiusi in queste poche parole.

La denuncia del furto di umanità che il governo i* opera sulla popolazione, in particolare sulle ragazze e i ragazzi chiamati a servire nell’esercito (IDF).

Questo furto avviene già sui banchi di scuola, dove la storia insegnata è riempita di menzogne, e culmina nella prassi di portare le scolaresche in viaggio verso i campi di concentramento europei, per rafforzare in loro la convinzione che ogni azione, anche la più spregevole, è giustificata da ciò che i loro padri e nonni hanno subito (tacendo il fatto che le popolazioni arabe sono del tutto estranee a quegli avvenimenti storici).

Questa ex soldatessa, Meital Yaniv, cresciuta in una famiglia di ferventi sionisti e di militari di carriera, racconta in un’altra intervista di aver collaborato ai bombardamenti di Gaza nel 2002, e di essere poi stata preda di incubi e attacchi di panico.

“Il mio corpo, tutto il mio essere si rivoltava e mi imponeva di lasciare l’esercito”, racconta Meital:

https://www.youtube.com/shorts/EUDE73bBios?si=kK5T4tczPPZcwUlf&fbclid=IwAR2dJAgE2vGS4IgZi0rJObNC-UORIe8BCCLoo00ybiBZIRdD5aSvvHBxE6k

E così ha fatto, dedicando la sua vita al rafforzamento del movimento che raccoglie gli ebrei antisionisti, particolarmente attivo in questi ultimi mesi negli Usa.

Una vera spina nel fianco dell’establishment degli Stati Uniti, e delle lobby israeliane, che vedono messa in discussione la loro potente influenza sul Congresso e sull’appoggio incondizionato alla politica genocida del governo di I*.

Le sue parole lanciano un messaggio globale, un appello non solo a rifiutare di prestare servizio nell’esercito e a identificarsi con esso, ma, al di là del pacifismo di chi rifiuta l’uso delle armi, sottolinea che la radice del male sta non tanto e non solo nelle decisioni del governo parafascista del suo paese, ma nell’esistenza stessa di esso.

Nei mesi recenti il rafforzamento delle azioni di morte nella striscia non è un cambio di rotta di una “nazione democratica”, ma l’accelerazione di un progetto di pulizia etnica connesso alla nascita stessa dello stato sionista.

Il nostro compito, accanto alla denuncia degli orrori che sono in atto, e alla mobilitazione incessante e sempre più allargata, è quello di dare voce a chi, come questa donna coraggiosa, si propone di demolire quel silenzio e acquiscenza all’azione genocida che è al momento maggioritaria nella società israeliana.

Essa spezza la solitudine della resistenza palestinese, infonde coraggio e mette le premesse per la necessaria trasformazione sociale che potrà rendere liberi i suoi concittadini dai propri fantasmi, dalle menzogne da cui sono bombardati e dall’odio che le azioni del loro governo stanno suscitando tra gli oppressi del mondo intero.

La catastrofe questa volta non li risparmierà!

Comitato 23 settembre

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