COP28, Greenpeace: “L’era dei combustibili fossili è al capolinea, ma questo non è l’accordo storico di cui avevamo bisogno”

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In risposta all’esito del vertice mondiale sul clima (COP28), Kaisa Kosonen di Greenpeace International ha dichiarato: «Il segnale che l’industria dei combustibili fossili temeva è arrivato: è tempo di porre fine all’epoca del gas, del petrolio e del carbone. Questo appello è accompagnato dalla richiesta di una massiccia espansione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica da realizzare già nel corso di questo decennio. Tuttavia il messaggio essenziale rischia di essere oscurato da distrazioni pericolose e da mezzi insufficienti per conseguire gli impegni in maniera rapida ed equa».

«Nel testo non troverete la parola “eliminazione graduale” che, se attuata in modo sostenibile, è quel che invece servirebbe per una giusta transizione che abbandoni i combustibili fossili, in linea con la scienza e con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C. Ed è ciò che siamo determinati a realizzare, ora più che mai», continua Kosonen. «Il risultato lascia i Paesi più poveri senza le risorse necessarie per realizzare la transizione verso le energie rinnovabili. Affinché i numerosi obiettivi dell’accordo possano essere realizzati, i Paesi ricchi dovranno aumentare significativamente il sostegno finanziario e far pagare chi inquina producendo combustibili fossili. Solo l’anno scorso l’industria dei combustibili fossili ha realizzato profitti per 4 mila miliardi di dollari e deve iniziare a pagare per i danni e per la distruzione che ha causato e continua a causare».

«Questo non è l’accordo storico di cui il mondo aveva bisogno: presenta molte lacune e carenze. Ma la storia sarà scritta se tutte le nazioni, le imprese, i leader locali e le voci della società civile, che si sono uniti per formare una forza senza precedenti per il cambiamento, saranno determinati a conseguire l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Ciò significa, con urgenza, fermare tutti i piani di espansione fossili che ci stanno spingendo oltre il limite di 1,5°C», conclude Kosonen.

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