Dalle nostre banche miliardi di dollari a chi devasta la natura e il clima

1 month ago 366

L’Unione europea contribuisce alla distruzione degli ecosistemi planetari non solo attraverso il consumo di prodotti provenienti da territori che vengono deforestati, sfruttati e degradati, ma anche finanziando aziende che ne traggono profitto. È quanto dimostra un nuovo rapporto, pubblicato oggi da una vasta rete di ONG compresa Greenpeace International, basato su dati compilati dall’organizzazione di ricerca indipendente Profundo. 

I dati rivelano che dal 2015, anno dell’Accordo sul clima di Parigi, le banche europee hanno erogato circa 256 miliardi di euro a imprese che mettono a rischio le foreste e altri ecosistemi naturali fondamentali per la salvaguardia del clima del Pianeta. Si tratta di oltre 135 società leader nella produzione, lavorazione e commercio globale di prodotti come carne, latticini, mangimi e biocarburanti, coinvolte in recenti casi di deforestazione.

Il rapporto fa luce in particolare sui finanziamenti andati a 6 società leader di questi settori con noti legami diretti o indiretti con recenti casi di deforestazione in Sud America e nel Sud-Est asiatico:

  • Bunge e Cargill, due dei maggiori commercianti al mondo di materie prime come soia, mais, cacao, zucchero, ecc. 
  • JBS e Marfrig, due dei maggiori produttori di carne al mondo;  
  • Royal Golden Eagle (RGE) e Sinar Mas, importanti produttori e trasformatori di olio di palma, legno e cellulosa su scala globale.

Da sole, queste 6 società hanno beneficiato dal 2016 di 26,5 miliardi di dollari in credito e 1,7 miliardi di dollari in investimenti da parte delle istituzioni finanziarie dell’UE.

Anche le istituzioni finanziarie italiane giocano un ruolo importante

Secondo il rapporto, tra il 2016 e l’inizio del 2023, il 22,1% del credito globale e il 9,4% degli investimenti mondiali correnti nei settori che mettono a rischio gli ecosistemi del pianeta è riconducibile a istituzioni finanziarie dell’Unione Europea, comprese quelle italiane.

In particolare, le istituzioni finanziarie con sede in Italia hanno fornito in questo periodo di tempo un totale di 10,8 miliardi di dollari (pari a 9,9 miliardi di euro) in credito e 2,8 miliardi di dollari (pari a 2,6 miliardi di euro) in investimenti a importanti società che operano in settori che hanno un alto impatto sugli ecosistemi. Ciò rende il comparto finanziario italiano il quinto maggior fornitore di credito e il settimo maggior investitore in settori che mettono in pericolo gli ecosistemi, tra i Paesi dell’UE. 

Il contributo di Unicredit e Intesa Sanpaolo alla deforestazione

UniCredit spicca come il principale finanziatore italiano di società legate alla distruzione degli ecosistemi, con quasi 7 miliardi di dollari (pari a circa 6,4 miliardi di euro) di crediti elargiti a queste società, seguito da Intesa Sanpaolo con 2,6 miliardi di dollari (pari a 2,4 miliardi di euro). Con quasi 1,3 miliardi di dollari di investimenti, Intesa Sanpaolo è l’istituzione finanziaria italiana che destina le maggiori risorse ai principali attori operanti nei settori ad alto impatto sugli ecosistemi.

La normativa europea per le foreste va estesa al settore finanziario

Il Regolamento UE 2023/1115 per fermare l’importazione di prodotti e materie prime legate a deforestazione (EUropean Deforestation Regulation, EUDR), adottato nel maggio 2023, ha rappresentato un importante primo passo per ridurre l’impatto del consumo dell’Unione Europea, ma la legislazione attuale non contempla i flussi finanziari legati alla distruzione degli ecosistemi. La revisione prevista entro giugno 2025 rappresenta un’opportunità cruciale per colmare questa lacuna e fermare il contributo finanziario dell’UE alla distruzione della natura. Se questa opportunità verrà ignorata, l’UE si troverà in una situazione paradossale in cui il suo settore finanziario continuerà a facilitare e trarre profitto dalle attività distruttive di società che producono, lavorano e riforniscono il mercato globale di prodotti legati alla distruzione degli ecosistemi, mentre l’EUDR vieta la vendita di questi stessi prodotti nell’UE.

All’Unione Europea chiediamo di estendere gli obblighi previsti dal Regolamento anche alle istituzioni finanziarie, per fare in modo che investimenti e assicurazioni non vadano a finanziare società e attività che distruggono le foreste e altri importanti ecosistemi. Ai governi europei, compreso quello italiano, chiediamo infine di implementare correttamente l’EUDR, assicurando controlli e sanzioni efficienti per fermare l’ingresso nel mercato di prodotti e materie prime legate alla distruzione delle foreste.

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