Diritti tv Serie A, in corso la trattativa finale. Parte in salita ma…

10 months ago 45

La gara più difficile di sempre. Così l’ad della Lega Calcio di Serie A, Luigi De Siervo, ha in più occasioni definito il processo attivato per assegnare i diritti tv del calcio nel triennio 2024-2027, con possibilità di allungamento degli accordi anche ad un quadriennio o quinquennio.

Stamane ci sarà la fase delle cosiddette trattative private, mentre l’esito delle stesse verrà messo all’esame e all’eventuale approvazione dell’assemblea dei presidenti dei club il tre luglio nella sede di Milano.

De Laurentis e Lotito in campo

Oltre a De Siervo, al tavolo negoziale la Lega schiera una task force composta dall’ad dell’Atalanta Angelo Percassi, il presidente del Napoli Luigi De Laurentiis, quello della Lazio Claudio Lotito, e poi il vicepresidente dell’Udinese Stefano Campoccia ed il legale dell’Inter Angelo Capellini.

Dall’altra parte della barricata, innanzitutto, uno per volta, stavolta in concorrenza a quanto pare solo relativa, i vertici di Dazn e Sky, a cominciare dagli ad Stefano Azzi e Andrea Duilio. E poi ci sono pure i rappresentanti di Mediaset, terzo soggetto ufficialmente in gara e coinvolto nelle trattative private.

A quanto è trapelato, le offerte arrivate alla Lega nella prima fase del processo e ritenute insufficienti da De Siervo & company hanno ricalcato, con qualche inevitabile correzione di tiro, il tipo di impegno che fin qui hanno avuto sul prodotto i due principali gestori e offerenti.

Dazn si sarebbe impegnata per una cifra intorno ai 500 milioni per ottenere un pacchetto in linea con quello del precedente bando. Nell’ultima gara lo streamer si era aggiudicato l’esclusiva totale su sette partite per giornata e la coesclusiva sulle rimanenti tre, ma con la Lega (e Danz) che avevano potuto contare sull’ulteriore esborso di 340 milioni di TIM per l’esclusiva distributiva sulla piattaforma TIM Vision che stavolta manca all’appello.

Sky avrebbe mostrato (o per lo meno dichiarato) interesse ‘solo’ ad un pacchetto ancillare, per un esborso potenziale di un centinaio di milioni circa, vicino quindi agli 87 pagati attualmente per la co-esclusiva di tre partite.

Stefano Azzi e Andrea Duilio

Un lavoro preparatorio che non ha sortito l’effetto sperato

In questi ultimi mesi la Lega Serie A ha fatto di tutto per mettere a punto un bando di gara dei diritti tv della Serie A in grado di rimpolpare il montante complessivo di 920 milioni circa conseguito per il triennio 2021/2024.

Ha definito pacchetti e procedure con largo anticipo, articolato tantissime opzioni, ed è riuscita ad ottenere dal governo la possibilità di allungare a quattro e cinque anni la durata dei contratti con gli operatori.

 In chiave comunicativa, la Lega ha rimarcato i successi delle squadre italiane nelle coppe Europee (tre club in finale), cercando di segnalare lo stato di salute vivace e tonico del nostro torneo – molto aperto e competitivo – e quindi del prodotto.

Nel bando erano state inserite tra le varie combinazioni, alcune che segnatamente sembravano fatte per incoraggiare l’ingresso nell’arena competitiva di Amazon Prime da un alto, ma anche di Rai, Discovery e Mediaset dall’altro.

Ma alla fine a fare offerte e quindi a partecipare alle trattative private – dove si comincerà tutto d’accapo e senza stare nei recinti di pacchetti e ‘pick’ (diritti di scelta delle partite) fin qui disegnati – sono stati ‘solo’ gli operatori uscenti, Dazn e Sky, e quindi Mediaset, che però per questo tipo di risorse ha sempre dichiarato di avere un interesse ‘opportunistico’ (di farsi avanti e concludere cioè, solo quando il gioco vale realmente la candela).

Luigi De Siervo mentre spiegava la suddivisione dei pacchetti che non hanno sortito l’effetto sperato e non hanno ingaggiato Prime

Sensibilità di sistema

L’obiettivo minimo della Lega, a stare ai rumors, sarebbe di 900 milioni di raccolta, compresa la cessione degli highlights e dei diritti d’archivio da poca collettivizzata. Un target lontano e non facile da raggiungere, quindi, a stare ai numeri e alla cifre degli investimenti probabili degli operatori fin qui circolate.

Del resto va detto che al momento a Dazn – che certamente però non può fare a meno dei diritti tv del calcio di Serie A, che sono l’offerta identitaria della piattaforma – è difficile chiedere molto di più di quanto fin qui ipotizzato, visto che si stimano a 1,7 milioni gli abbonati raggiunti (Dazn li raccoglie avendo ridotto la concurrency e avendo cercato di innalzare il prezzo medio a 29.90 euro mese).

Qualcosa in più di 100 milioni fin qui promessi potrebbe invece più facilmente investire Sky, che però probabilmente per farlo vorrebbe ottenere qualcosa di più rilevante delle coesclusive (e dei ‘Pick’) detenute in questo triennio.

Mentre è complicato immaginare una cessione del chiaro (38 partite potenziali) a Mediaset per una cifra interessante, con una individuazione del pick che non pregiudichi troppo gli interessi dei due principali operatori in campo.

Va però rammentato che tutti gli attori della partita, a questo punto, Sky compresa (che nel frattempo ha spostato sullo sport e il calcio top europeo il proprio focus), hanno comunque un forte interesse che il giocattolo Serie A non si rompa e vada in frantumi. E così, per sensibilità di sistema, non va escluso che una quadra complessiva alla fine si trovi.

La terza matrioska e la pirateria

Tra le opzioni della Lega Calcio, se le offerte non dovessero raggiungere un livello accettabile, c’è inoltre la possibilità di andare a vedere le sei offerte pervenute ‘dentro’ la cosiddetta terza matrioska, con le condizioni che alcuni investitori hanno definito per finanziare e commercializzare l’eventuale Canale della Serie A. Se anche queste offerte non dovessero essere ritenute allettanti, infine, c’è la possibilità di far partire un nuovo processo di gara.

Ma incombe, tra tutti i presidenti dei club, il timore che le condizioni per trattare possano peggiorare invece di migliorare. L’attualità più stretta parla di una Juventus fuori dalle coppe e in riassetto sostenibile delle proprie forze tecniche, di Milan e Inter che non paiono certo indirizzate a fare investimenti clamorosi, del Napoli fenomeno che rischia di perdere subito alcuni dei calciatori simbolo dello scudetto, di un calciomercato in cui non si muove foglia se non per cessioni di campioni nazionali a club di altre leghe. Questa deriva potrebbe alla fine depauperare ulteriormente la percezione del valore del prodotto.

Un aspetto migliorativo, invece, potrebbe conseguire dalla definizione più precisa e dalla più imminente operatività di un intervento legislativo contro la pirateria. Non è un caso che, riuniti al convegno Fapav (c’erano Stefano Azzi, ceo di Dazn, Luigi De Siervo, ad della Serie A, Andrea Duilio, ceo di Sky, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura, e Francesco Rutelli, presidente di Anica), i principali attori del sistema abbiamo rimarcato come il record di pirati che il nostro Paese consegue finisca per danneggiare quasi mortalmente tutta la industry del calcio e dello sport italiano, oltre che il mondo dell’audiovisivo (serie e film).

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