Eni ha messo le zampe sulle scuole e le università pubbliche italiane

5 months ago 157

Il nostro nuovo report con Recommon svela come Eni sfrutta il mondo dell’istruzione per fare greenwashing e legittimarsi tra le nuove generazioni

Sfruttando la cronica carenza di finanziamenti pubblici a istruzione, università e ricerca, il gigante fossile ENI sta estendendo la sua influenza anche sulle scuole secondarie superiori e sulle università pubbliche italiane. In che modo? Attraverso la formazione di docenti e studenti (anche sul tema dei cambiamenti climatici), tirocini curriculari, accordi con gli istituti universitari, career days, finanziamento e acquisto di ricerche e brevetti, partenariati nell’organizzazione di master e corsi di laurea. 

Come spiega il rapporto che pubblichiamo oggi con Recommon, si tratta di una strategia ormai consolidata della principale azienda fossile italiana, utile a trasmettere una buona immagine di sé soprattutto tra le nuove generazioni in tantissimi atenei italiani o in aree in cui opera come Gela o la Basilicata. Le scuole e le università sono luoghi di conoscenza e di ricerca fondamentali per il futuro della nostra società. Ma se alcune delle loro attività vengono promosse o finanziate da aziende che hanno conflitti di interesse come ENI, allora queste istituzioni da presidio culturale e formativo rischiano di diventare un mero strumento di greenwashing.

Vogliamo un’istruzione libera dall’influenza fossile

«L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento“, questo recita la nostra Costituzione. Ma in ambito accademico, quando un’azienda interferisce nell’erogazione della didattica di un corso di laurea viola lo scopo formativo dell’università. Se i finanziamenti arrivano da realtà che hanno un impatto importante e dannoso sul clima del pianeta, è ancora più grave. Per questo chiediamo che realtà come ENI la smettano di strumentalizzare scuole e università e stiano fuori da questi pilastri del nostro futuro.

Si tratta di una richiesta simile a quella di campagne come END FOSSIL, portata avanti da mesi da movimenti e organizzazioni a livello internazionale, tramite proteste e manifestazioni nelle università di diversi Paesi, Italia inclusa, per chiedere la fine dell’era dei combustibili fossili e un mondo accademico libero dall’influenza delle grandi compagnie dell’oil&gas.

«In Italia abbiamo subito constatato la distanza fra le nostre università e quelle di molti Paesi esteri», spiega Matteo Spicciarelli della campagna END FOSSIL. «Se in molte città estere dopo una iniziale resistenza gli atenei hanno convenuto sulla necessità di mettere in discussione le loro collaborazioni e la loro dipendenza economica dai soggetti privati responsabili della crisi climatica, in Italia invece abbiamo trovato un muro di gomma. Le nostre università cercano attivamente collaborazioni con le aziende ecocide e così promuovono la loro legittimazione sociale. Per questo continueremo a mobilitarci in sempre più università».

Cosa puoi fare tu

  • Attivati per chiedere più trasparenza sui legami tra ENI e gli atenei con il nostro kit di mobilitazione! Comprende un modello precompilato e consigli pratici per fare richieste di accesso agli atti e scoprire quali sono gli accordi di collaborazione tra le università e le aziende maggiormente responsabili della crisi climatica come ENI. Scarica il kit QUI.
  • Supporta #LaGiustaCausa contro ENI! Portiamo ENI in tribunale per costringerla a ridurre le sue emissioni per rispettare l’Accordo di Parigi. Informati e supporta #LaGiustaCausa QUI.
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