
Sui canali Telegram legati alle pseudomedicine sta circolando un post – o in certi casi un video – di cui vi riportiamo il testo integrale:
L’ORANGO CHE HA SCONVOLGO GLI SCIENZIATI. È CAPACE DI CURARSI AUTONOMAMENTE DA GRAVI LESIONI CON PIANTE MEDICINALI, GUARENDO PERFETTAMENTE IN POCHE SETTIMANE. LA STORIA DI RAKUS!
La scienzah ufficiale minimizza l’efficacia delle piante medicinali. Addirittura il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che evidentemente segue i nostri canali, ha recentemente fatto appello al popolo italiano esortandolo a non fidarsi di chi propone rimedi naturali, e di continuare a stare tutti nel solco della cultura allopatica.
È quindi giunto Rakus, un orango, una scimmia. Rakus, dopo essersi procurato una grave ferita durante un combattimento, ha bellamente demolito le idiozie della propaganda di regime, senza volerlo neppure.
L’orango, infatti, ha in totale autonomia ricercato nella foresta delle piante di Akar Kuning, le ha masticate per creare una specie di unguento, e da lì ha iniziato ad applicarle alla lesione.
Ha continuato a farlo per alcune settimane e la brutta ferita si è rimarginata completamente in meno di un mese.
La Akar Kuning è conosciuta fin dall’antichità per essere una pianta medicinale molto potente. Quel che non immaginavano gli scienziati (cazzarola che scienziatih) è che lo sapevano pure le scimmie.
Da tutta questa faccenda si evidenziano una serie di cose interessanti. La prima è che le scimmie non sono animali stupidi, la seconda è che le piante medicinali esistono e ci curano davvero e la terza è che se persino una scimmia ne è consapevole probabilmente stiamo sopravvalutando molto sia il presidente della Repubblica che tutti i grandi scienziati alla Bassetti ed alla Burioni che non perdono occasione per denigrare chi perori rimedi naturali, dimostrandosi non all’altezza dell’intelligenza di una scimmia.
Le piante non sono mai state UN RIMEDIO ALTERNATIVO, le piante SONO IL RIMEDIO ORIGINALE!
La prima cosa che va rilevata è che la storia dell’orango è vera e documentata: gli scienziati hanno da tempo messo sotto osservazione Rakus, un orango in Indonesia che è stato visto applicare una pianta alla propria ferita. Attualmente si pensa che la scelta della pianta sia stata data dal fatto che la stessa ha proprietà antinfiammatorie e antimicrobiche. Ma questo fatto non demolisce la medicina, anzi, dimostra solo che lo studio della zoofarmacognosia ha una sua ragione di esistere. Perché vedete, sono anni che gli etologi se ne occupano, e non c’è nulla di cui sorprendersi, a meno che abbiate vissuto senza saperlo fino a oggi (non c’è niente di male, ma sarebbe corretto non arrivare alla conclusione che qualcuno voglia nasconderci le informazioni solo perché noi non ce ne siamo mai interessati prima). Si tratta di un campo di studio serio, molto affascinante, che viene portato avanti con un certo rigore; nessuno scienziato si è sconvolto per quanto visto fare da Rakus, sostenerlo è una bugia.
La zoofarmacognosia
La zoofarmacognosia è un comportamento in cui gli animali (non umani) si automedicano ingerendo o applicando localmente piante, terreno o insetti con proprietà medicinali, per prevenire o ridurre gli effetti dannosi di agenti patogeni, tossine e persino di altri animali[1]. Il termine deriva dalle radici greche zoo (“animale”), pharmacon (“medicina”) e gnosis (“conoscere”).
Da una tesi dal sito dell’Università di Padova:
La zoofarmacognosia, lo studio dei comportamenti di auto-medicazione negli animali, esplora in modo affascinante il modo in cui le creature utilizzano rimedi naturali per affrontare le necessità fisiologiche e psicologiche. Questa tesi fornisce una panoramica completa della zoofarmacognosia, esaminando le varie specie vegetali utilizzate da diverse specie animali a fini medicinali. L’indagine comprende una serie di esempi, evidenziando casi in cui gli animali si impegnano nell’auto-medicazione. Dall’uso di specifiche piante da parte degli elefanti per indurre il parto al consumo di corteccia amara da parte dei cimpanzé per il controllo dei parassiti, la zoofarmacognosia svela un ricco tessuto di consumo intenzionale e selettivo di piante da parte degli animali. Inoltre, questa tesi esplora il affascinante mondo della zoofarmacognosia attraverso uno studio di caso condotto presso il “Los Jaguares Rescue Center” in Ecuador. Concentrandosi su scimmie cappuccine in cattività, lo studio approfondisce le loro pratiche di auto-medicazione, evidenziando le specie vegetali scelte e gli eventuali effetti terapeutici. Attraverso un’osservazione e analisi meticolose, lo studio di caso contribuisce con preziosi approfondimenti sull’applicazione della zoofarmacognosia nel contesto del recupero delle scimmie.
Il post, che circola in forma virale, dà a intendere che gli scienziati non abbiano a cuore questo genere di studi e li minimizzino, ma anche questa è una sciocchezza. La medicina per come la conosciamo nasce proprio dalla fitoterapia, e sono secoli che gli scienziati studiano le proprietà delle piante; difatti è proprio dalle piante che derivano moltissimi farmaci moderni.
Il problema è dare a intendere che basti usare le piante e la fitoterapia per curarsi: fosse realmente così già i nostri antenati avrebbero debellato la maggioranza delle malattie, e invece fino a un secolo fa le aspettative di vita della popolazione mondiale erano decisamente più basse di oggi. Perché vedete, il fatto che le piante contengano dei principi attivi non le rende automaticamente efficaci o sicure. La scienza è in grado di estrarre quei principi attivi, isolarli (oppure riprodurli in laboratorio) e dosarli nella maniera più precisa e indicata per trattare le patologie per cui si è vista un’efficacia.
Mattarella, Burioni (e Bassetti) e il complotto contro la natura
Nel post, passato il momento pseudoscienza, vengono attaccati frontalmente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il prof. Roberto Burioni e pure Matteo Bassetti, ma siamo di fronte a un classico attacco strumentale.
Si vuole far credere ai propri follower che esista un complotto contro i rimedi naturali, che sono il vero fulcro del post. Ma chi diffonde questa roba ha specifici interessi nel fatto che non vi curiate usando la medicina e che vi rivolgiate ad altri soggetti, spesso naturopati eredi di quelle tradizioni pseudocurative derivate dalla new age del secolo scorso.
Non esiste un “complotto” contro i rimedi naturali. Ma gli interessi in gioco sono assolutamente reali, perché sono decenni che determinati soggetti sono riusciti a costruire un business parallelo alla medicina, fondato proprio sulla sfiducia nei confronti della scienza e della medicina basata sulle evidenze. Questa gente sente il fiato del futuro sul collo, un futuro che sta via via scardinando i punti fermi del loro business, pertanto ha sviluppato strategie disinformative ben precise che passano anche da post come quello che trovate in testa a quest’articolo. Post che nascono con lo scopo di distrarvi, confondervi e che potremmo tranquillamente bollare come marketing della fuffa. Perché è questo che sono: spot pubblicitari che cercano di venderci non uno specifico prodotto, ma un’idea di prodotto: i mitici rimedi naturali.
Dell’orango Rakus in realtà a questa gente non interessa nulla, l’unica cosa che vogliono è che voi grazie a lui vi fidiate un po’ di più dell’ennesimo guru che vi propone cerotti detox, trattamenti omeopatici o integratori alimentari…
Non credo di poter aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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L'articolo Fitoterapia, oranghi e disinformazione proviene da Butac - Bufale Un Tanto Al Chilo.