Gianni Giovannetti / Piccoli grandi sindaci d’Italia

9 months ago 349

“Questo libro, frutto di una mia idea, è poi diventato il risultato di un lavoro corale di un gruppo di giornalisti del Tirreno, della Nuova Sardegna, delle Gazzette di Modena e Reggio Emilia, de La Nuova Ferrara. Con l’aggiunta di due giovani scrittori sardi: Matteo Porru (premio Campiello Giovani a 19 anni) e Vanessa Roggeri, entrambi collaboratori delle testate del Gruppo SAE. Un lavoro di “artigianato” giornalistico, di ricerca e scavo sui personaggi in fascia tricolore che hanno popolato la primavera del nostro Paese.
La prefazione è del presidente dell’Anci Antonio Decaro, mentre l’introduzione, la cornice storico-politica a quelle storie, porta la firma di Ferruccio de Bortoli che meglio di chiunque altro ha saputo inquadrare un periodo storico bello e difficile.
È un libro che racconta storie semplici di donne e uomini che nel ruolo di primi cittadini e cittadine hanno dato corpo – come scrive de Bortoli nella sua introduzione – a quella che possiamo definire “l’adolescenza” della democrazia italiana.
L’impegno, il senso civico della responsabilità, la passione, il sogno di libertà dopo l’incubo della dittatura e della guerra, li ritroviamo tutti in una narrazione che ha privilegiato il “ritratto umano” e non tanto e non solo quello politico-amministrativo dei 28 sindaci e sindache di Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna che sono oggi le regioni dei nostri giornali.


Il mestiere di sindaco, dalla Liberazione ai primi anni 80, è stato un mestiere complicato, a volte ingrato ed oscuro, eppure animato da un’ansia di emancipazione che accomunava politica e cittadini come mai era accaduto prima e come forse accade sempre più di rado oggi.
Il contesto dal quale traggono origine quelle storie è certo profondamente diverso da quello attuale. Quelli erano anni in cui il “pensare” e il “fare”, da amministratori e da amministrati, vantavano orizzonti più certi e spesso entusiasmanti; vi era una smania di cambiamento e di crescita; una predisposizione al “bene comune” e una cultura fattiva della sussidiarietà. Proprio quegli orizzonti oggi soffrono di più scarse certezze e rare capacità di essere conquistati oltre che
pensati.
I sindaci che raccontiamo in questo volume, dunque, sono quelli che hanno contribuito, a volte anche a costo della propria vita, a coltivare e far crescere quell’albero della democrazia sui cui rami oggi poggia una società più moderna e consapevole.
Ma questo libro dedicato ai sindaci nasce anche pensando a molti di loro che ancora oggi scelgono di incarnare la “buona politica” in un momento in cui il Paese non ha più voglia di cattivi esempi, nella politica e altrove.
E allora troviamo Ninetta Bartoli, la prima sindaco-donna della storia della Repubblica, che per due mandati fu a capo di un piccolo comune del Sassarese, Borutta, eletta nelle liste della Democrazia Cristiana; o, ancora in Sardegna, Arnaldo Tatti, sindaco a 26 anni di Ruinas in provincia di Oristano, ucciso dalla mafia dei sequestri appena un anno dopo la sua nomina. Sindaci partigiani come Alfeo Corassori a Modena e Mario Ricci a Pavullo nel modenese; Renzo Bonazzi e Cesare Campioli a Reggio Emilia; Giorgio Franceschini, padre di Dario, sindaco di Masi Torello, paesino in provincia di Ferrara; e poi i livornesi Furio Diaz e Alì Nannipieri che requisì il Telegrafo (poi diventato Il Tirreno) al petroliere Attilio Monti “per restituirlo – scrisse – a Livorno e ai livornesi”. E per citare un’ultima piccola-grande sindaca: Lorella Zeni, sindaca a 19 anni (la più giovane d’Italia a quei tempi) di San Possidonio in provincia di Modena.
“Piccoli-grandi Sindaci d’Italia / Sogni, idee, passioni che hanno fatto la storia del ‘900” è stato realizzato anche grazie al contributo delle Fondazioni di origine bancaria di Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Imola, Livorno e di Sardegna: un fatto esemplare di “restituzione” del valore della memoria e del senso di appartenenza alle comunità di loro riferimento.
Infine, ma non per ultimo, vanto di questo volume è l’immagina grafica curata da Sabina Era, di Nuoro, che con tratti essenziali e potenti ha “vestito” il libro come meglio non si poteva”. (Gianni Giovannetti)

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