Hawaii, da paradiso a inferno climatico: cronache di un disastro annunciato

9 months ago 42

 Richard Olsten | Air Maui HelicopterImage: Richard Olsten | Air Maui Helicopter

Nel giro di pochi giorni le isole Hawaii, da molti considerate un paradiso naturale in terra, sono state travolte da quello che le autorità locali non hanno esitato a definire “il più grande disastro naturale di sempre” nella storia dell’arcipelago.

Incendi letali hanno trasformato l’isola in una trappola di fuoco su cui ha soffiato anche la forza dei venti dell’uragano Dora, contribuendo al propagarsi dei roghi che hanno devastato un territorio messo a dura prova da settimane di alte temperature e siccità.

“Il cambiamento climatico è qui e sta colpendo le nostre isole”

Sull’isola di Maui gli incendi hanno ridotto a un cumulo di macerie Lahaina, principale cittadina dell’isola nonché meta tra le preferite dai turisti, provocando un gran numero di morti e feriti e danni a oltre mille strutture ricettive: a oggi, il bilancio è di almeno 53 vittime accertate, molte delle quali ancora da identificare, mentre mancano all’appello decine di altri dispersi. Tra i detriti di interi quartieri distrutti, si levano le testimonianze dei sopravvissuti, che descrivono vere e proprie “scene apocalittiche” e raccontano di come molte persone siano state costrette a tuffarsi nell’oceano per sfuggire al calore infernale delle fiamme.

Nel frattempo il presidente statunitense Joe Biden ha dichiarato lo stato d’emergenza per aiutare le aree e le persone colpite dal disastro, mentre il governatore delle Hawaii, Josh Green, ha affermato pubblicamente: “Il cambiamento climatico è qui e sta colpendo le nostre isole. Ma penso che lo stiano vedendo in molte altre parti del mondo”. E ha aggiunto: “La situazione qui è molto difficile, siamo in un momento in cui il riscaldamento globale è combinato con il rafforzamento delle tempeste e della siccità”.

Video via CNN Newsource / Air Maui Helicopter Tours

Disastri annunciati: serve agire ora

Mentre il Pianeta si surriscalda, nessun luogo è al riparo dagli eventi climatici estremi. Nemmeno uno Stato come le Hawaii, caratterizzato nell’immaginario collettivo da una vegetazione rigogliosa e dunque, apparentemente, lontano dai paesaggi che di solito si associano al rischio di incendi. Da tempo, tuttavia, l’arcipelago sperimenta un calo della piovosità media annua, aumento delle temperature e della siccità, oltre che un mutamento del paesaggio dove parte della vegetazione autoctona è andata perduta e sono proliferate piante invasive meno resistenti agli incendi.

Foreste degradate, aumento delle temperature dell’aria e degli oceani formano un mix letale per l’intensificarsi degli eventi climatici estremi in ogni parte del globo: dagli incendi sempre più difficili da domare (spesso innescati dalle attività umane), a tempeste e uragani dalla potenza sempre più devastante.

Per scongiurare un punto di non ritorno e contenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C, occorre che i governi agiscano ora: mettendo in campo piani d’azione e resilienza climatica che prevengano gli impatti degli eventi estremi su territori fragili e degradati e smettendo di finanziare l’industria dei combustibili fossili, principale responsabile della crisi climatica in atto.

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