Il Capovaccaio in Sardegna.

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Capovaccaio (Neophron percnopterus)

Non aveva mai vissuto in Sardegna, per quanto è dato sapere.

Nella primavera del 2019 ne era incredibilmente giunta una coppia in Sardegna.  Nell’ottobre 2019 era nato anche un pullus.

Così anche nel 2020.

Ancora una nuova straordinaria e bellissima notizia, è sempre presente il giovane nato nel 2019, ormai la presenza è stanziale.

Il Capovaccaio (Neophron percnopterus) è il più piccolo avvoltoio del Vecchio Continente.[1] Suddiviso in tre sottospecie, occupa un areale vastissimo, dall’Europa meridionale all’India, all’Africa, ma gli esemplari sono ormai piuttosto rari.

Alghero, costa di Punta Cristallo

La specie è in pericolo.

Noto anche come Avvoltoio degli Egizi, perché raffigurato nei geroglifici, ha in media un’apertura alare di circa 150-170 centimetri ed è quasi esclusivamente necrofago.

In Europa e, complessivamente, nell’area del Mediterraneo si stima la presenza di 2.600-3100 coppie, con un calo del 50% negli ultimi quarant’anni.

In Italia, dove arriva nel periodo primavera-estate dall’Africa per riprodursi, era presente dalla Toscana alla Sicilia, lungo la Penisola, ma è diminuito dell’80% a partire dagli anni ’70 del secolo scorso: “Nel 1970 il capovaccaio contava 71 coppie distribuite in Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia mentre nel 2008 risultavano solo otto-nove coppie tra Sicilia, Basilicata e Calabria (-89%). Questo valore si è mantenuto stazionario sino al 2013 per poi diminuire nuovamente”.   Solo sette coppie nidificanti nel 2022.

E’ stato predisposto un Piano d’azione nazionale per il Capovaccaio (Min. Ambiente, 2009) con l’obiettivo di contribuire alla sua salvaguardia.

Capovaccaio (Neophron percnopterus)

Il drastico declino è dovuto alla distruzione degli habitat, all’inquinamento da pesticidi e alla caccia.

Diversi esemplari sono stati uccisi da centrali eoliche, soprattutto in Spagna.

Per questi motivi è ancora più importante l’arrivo di una coppia di Capovaccai e la presenza di un giovane nato nell’Isola a Porto Conte, dove sono stati realizzati e sono in corso di realizzazione con successo due progetti LIFE per difendere e incrementare la più grande unica colonia naturale italiana di Grifone (Gyps fulvus)[2].

Interventi di fondamentale importanza, tanto da far stimare (novembre 2022) 316-338 Grifoni in Sardegna, la ripresa della nidificazione – dopo vent’anni – anche nel parco naturale regionale di Porto Conte oltre che lungo la costa di Bosa – Alghero, e il ritorno dell’Avvoltoio nella Sardegna meridionale.

Ciliegina sulla torta, l’arrivo e la permanenza del Capovaccaio, in precedenza non presente nella fauna selvatica isolana.

A Punta Cristallo ha trovato evidentemente l’habitat ideale per vivere e riprodursi: un gran bel regalo che la Natura ci dona, cerchiamo di meritarlo.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

A.N.S.A., 29 luglio 2023

Avvoltoio a rischio estinzione torna a volare in Sardegna.

Esemplare nato nell’isola da una coppia stanziale a Capo Caccia.

Torna a volare sui cieli della Sardegna l’avvoltoio capovaccaio.

Si tratta di un esemplare nato dalla coppia che dal 2019 si è stanziata all’interno del Parco naturale regionale di Porto Conte.

Alghero, Capo Caccia

 I ricercatori di Life Safe for Vultures, progetto che punta a garantire la sopravvivenza a lungo termine del grifone nell’isola, hanno assistito di recente all’involo del giovane capovaccaio. “In passato non si era mai registrata la presenza stanziale del capovaccaio nell’isola, dove men che meno si era assistito alla nidificazione della specie – spiegano gli studiosi – Il capovaccaio è un avvoltoio classificato in pericolo a livello globale dalla lista rossa Iucn e ‘in pericolo critico’ per la lista rossa dei vertebrati italiani: in tutta Italia sono presenti solo 8-12 coppie nidificanti”.

“Le buone pratiche avviate nel quadrante nordoccidentale dell’isola con Life Under Grifon Wings, estese anche ad altre aree dell’isola grazie al progetto in corso, producono i risultati sperati e inducono effetti positivi anche su altre specie di avifauna – rilevano gli studiosi che operano con il dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, capofila del partenariato, con Agenzia Forestas, Corpo Forestale, E-Distribuzione e Vulture Conservation Foundation – lo storico radicamento di una coppia di capovaccai a Capo Caccia è frutto del lavoro fatto col Parco e gli altri partner per mitigare le possibili minacce alla sopravvivenza del grifone”. In quell’area, nel cantiere forestale delle Prigionette, Forestas ha realizzato la prima voliera di ambientamento per i grifoni recuperati da altri territori d’Europa e coinvolti nel ripopolamento, nonché un carnaio centralizzato, costantemente rifornito che supporta il fabbisogno alimentare della colonia residente. A breve sarà installato un sistema di videosorveglianza per monitorare sempre con il carnaio e le pareti rocciose dove si trovano i posatoi dei grifoni e i relativi nidi.


[1] Gli altri sono il Gipeto (o Avvoltoio degli Agnelli, Gypaetus barbatus), l’Avvoltoio Monaco (Aegypius monachus), il Grifone (Gyps fulvus).  I primi due vivevano anche in Sardegna fino all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso.

[2] In Italia è stato reintrodotto nel parco naturale regionale dei Nebrodi (Sicilia), dove conta ad oggi circa 50 individui tra adulti e giovani. A seguito di un’operazione di ripopolamento, sono stati avvistati numerosi esemplari sul versante occidentale aquilano del Gran Sasso (agosto 2006), mentre recenti avvistamenti ci sono stati anche sulle Dolomiti, in Veneto, sul massiccio della Marmolada. Anche la Regione Friuli – Venezia Giulia è promotrice, da alcuni anni, di un progetto di reintroduzione del Grifone nella zona di Forgaria. Nel Parco nazionale del Pollino (Calabria), nel territorio di Civita in provincia di Cosenza, è in atto un progetto di reintroduzione. Per il momento ci sono 27 esemplari tenuti in una voliera a picco sulle Gole del Raganello per acclimatarsi al nuovo ambiente.

(disegno S.D., foto Wikipedia, S.D., archivio GrIG)

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