Il Festival di Sanremo vale 60 mln tra Rai e impatto sul territorio

1 year ago 458

l Festival di Sanremo produce complessivamente 60 milioni di euro di ricavi e si conferma risorsa preziosa non solo per il sistema musicale, ma anche per le imprese e il territorio nel quale si svolge. È quanto emerge da “Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento”, il Market Watch che Banca Ifis ha realizzato in occasione della sponsorizzazione di Casa Sanremo con l’obiettivo di fotografare lo stato di salute del settore e misurarne il valore economico e sociale. Qui di seguito ne riportiamo integralmente le conclusioni.

Lo studio realizzato da Banca Ifis nell’ambito di Kaleidos – il Social Impact Lab lanciato dalla Banca nel 2002 per promuovere progetti a elevato impatto sociale in tre aree: comunità, cultura e territorio, e benessere delle persone evidenzia che il settore, tra i più colpiti dalla pandemia da Covid19, ha saputo riprendersi e tornare a crescere producendo valore. Basti pensare che, nel 2022, l’industria italiana dello spettacolo ha generato € 54 miliardi di ricavi, superando del 2% il livello del 2019. Secondo le stime, nel 2023 il trend positivo del comparto è destinato a continuare con una crescita del 3% raggiungendo i € 55,8 miliardi a fine anno.

Merito anche del contributo portato da uno dei comparti maggiormente apprezzato dagli italiani, la musica, che i nostri connazionali ascoltano per 20,5 ore in media ogni settimana e che ritengono un’importante fonte di benessere individuale, con il 75% degli italiani che dichiara di sentirsi meno stressato quando ascolta la propria canzone preferita.

“Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento” di Banca Ifis (PDF)

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Il valore del Festival di Sanremo

Ideato da Angelo Nicola Amato e Angelo Nizza nel 1951, il Festival della Canzone italiana si tiene a Sanremo da oltre 70 anni, periodo nel quale ha saputo imporsi come la principale manifestazione dedicata alla musica e al costume italiano. Al di là dei risvolti sulla cultura popolare, il Festival si è trasformato in una vera e propria macchina organizzativa in grado di coinvolgere sinergicamente amministrazioni pubbliche e operatori privati generando valore economico e sociale.
In particolare, il Festival di Sanremo genera 60 milioni di euro di ricavi complessivi: 42 milioni di euro sono riconducibili alla raccolta pubblicitaria di Rai, mentre 18,4 milioni di euro sono legati all’impatto delle attività del Festival sul territorio.

Il Festival, infatti, porta nella cittadina ligure e nelle aree limitrofe 41mila persone ogni anno tra ospiti, organizzatori, staff e turisti. In termini pratici, l’impatto di queste presenze ricade principalmente su alloggi (8,8 milioni di euro), ristorazione (2 milioni di euro), shopping (2 milioni di euro incluse spese al Casinò e ticketing dell’evento) e trasporti (0,6 milioni di euro). Oltre a queste somme, di particolare rilevanza è la cifra erogata da Rai al comune organizzatore che si attesta sui 5 milioni di euro.

Proprio la Rai, infatti, è uno dei maggiori beneficiari del Festival: la raccolta pubblicitaria relativa alle sole attività di Sanremo è prevista in crescita di oltre il 9% nel 2023, a 46 milioni di euro rispetto ai 42 milioni di euro del 2022. A spingere la raccolta c’è il crescente consenso che la manifestazione continua a raccogliere, come dimostrano i dati di share medio che superano i 10 milioni di telespettatori per tutte e 5 le serate.

Il valore economico e sociale dell’Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento I numeri positivi del Festival di Sanremo sono solo la punta dell’iceberg di una Economia italiana dello Spettacolo e dell’Intrattenimento che è tornata ad essere in salute dopo le sofferenze del biennio pandemico. Nel 2022, il settore ha prodotto complessivamente ricavi per 54,1 miliardi di euro, in crescita del 2% rispetto ai valori registrati nel 2019 ovvero l’ultimo anno pre-Covid.

Nel 2020, proprio la pandemia aveva molto frenato un settore che ha scontato la sospensione delle attività live in teatri, sale da concerto e altri luoghi di aggregazione. La ripresa del biennio 2021-22 ha invece riportato il peso che l’Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento ha rispetto al Pil nazionale all’1,5%, un valore in linea col passato.

Entrando nel dettaglio, il settore risulta composto da due differenti comparti. Da un lato ci sono le “attività core”, ovvero quelle che contribuiscono alla realizzazione di spettacoli e intrattenimento come editoria (libri, giornali, periodici, ecc), prodotti per l’intrattenimento (giochi, videogiochi, ecc), ideazione e produzione di spettacoli (fotografia, danza, ecc) e artisti (cachet, diritti d’autore, ecc).
Nel 2022, queste hanno registrato ricavi per 26,8 miliardi di euro, in crescita del +7% rispetto al 2019. Dall’altro lato ci sono invece le “attività funzionali”, cioè abilitanti alla realizzazione di materiale e alla distribuzione dei prodotti del comparto core come diffusione di contenuti (cinema, teatri, ecc), riparazione e restauro (strumenti musicali, ecc), supporto alle rappresentazioni (noleggio apparecchiature, ecc), media (televisioni, ecc). Queste 3 ultime, invece, hanno registrato ricavi nel 2022 per 27,3 miliardi di euro, facendo segnare ancora un leggero decremento del -2% rispetto ai livelli del 2019.

Guardando al futuro, secondo i dati del Market Watch, il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento si stima in crescita nel 2023 di +3% con i ricavi previsti a 55,8 miliardi di euro, grazie allo slancio nella produzione e distribuzione di contenuti, soprattutto per televisione e cinema.

Il ruolo della musica nella vita degli italiani

All’interno dell’Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento, un ruolo centrale viene svolto dal comparto musicale. La musica rappresenta, infatti, uno strumento di miglioramento del benessere personale, tanto che ciascun connazionale dedica 20,5 ore settimanali ad ascoltarla (in crescita del 1,4% rispetto al 2021). Anche per questo motivo, il mercato discografico italiano si dimostra essere in buona salute con un valore di mercato a fine 2021 che si attestava a 332 milioni di euro e un outlook di crescita del +18% nel primo semestre del 2022 (ultimo dato disponibile). Numeri che, proiettati a livello internazionale, rendono quello italiano il decimo mercato discografico per valore.

Oltre a quello economico, la musica per gli italiani ha anche un forte valore sociale. Secondo le risultanze del Market Watch sull’Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento, il 75% degli italiani si sente meno stressato quando ascolta la propria canzone preferita. Gli impatti positivi della musica si riflettono poi anche sulla produttività lavorativa: il 59% del campione ritiene che questa sia maggiore quando si ascolta musica e addirittura l’85% la ascolta sul luogo di lavoro perché ha impatti positivi sull’umore.

Molto interessante è anche l’analisi delle modalità di fruizione della musica da parte degli italiani. Nel 2022, infatti, solo il 14% dei connazionali ha dichiarato di aver acquistato un CD musicale e solo il 9% un vinile nei 30 giorni precedenti l’intervista: dati che confermano la diminuzione del legame con l’oggetto fisico che diventa sempre più un collectables. Diversamente, il 70% degli italiani dichiara di aver fruito di musica attraverso i servizi di streaming. La radio si conferma come la modalità di fruizione preferita e viene scelta dal 20% degli italiani, ma condivide il podio con l’ascolto attraverso video streaming.

Infine, lo sguardo al futuro dell’industria musicale delinea uno scenario nel quale gli utenti saranno sempre meno fruitori e sempre più co-creator attraverso percorsi di democratizzazione, personalizzazione e gamification.

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