Il GrIG chiede la decadenza delle autorizzazioni ambientali del “gasdotto dei terremoti”.

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Appennino, boschi dell’Umbria

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inviato (4 gennaio 2024) una specifica istanza al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica e al Ministero della Cultura per l’adozione di un provvedimento di declaratoria di perdita dell’efficacia del decreto ministeriale del 16 maggio 2011, n. 256 contenente giudizio positivo condizionato di compatibilità ambientale del progetto di gasdotto “Rete Adriatica” (tronco Foligno-Sestino) e del decreto ministeriale del 16 maggio 2011, n. 70 contenente giudizio positivo condizionato di compatibilità ambientale del progetto di gasdotto “Rete Adriatica” (tronco Sulmona-Foligno).

I due decreti ministeriali hanno rispettivamente concluso i relativi procedimenti di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) di due tronchi del gasdotto “rete Adriatica” ormai Ben dodici anni fa senza che vi sia stato alcun avvio dei lavori.

La più recente giurisprudenza (Cons. Stato, Sez. IV, 19 giugno 2020, n. 3937; T.A.R. Toscana, Sez. II, 20 maggio 2022, n. 702; T.A.R. Umbria, Sez. I, 20 maggio 2022, n. 120) afferma che tutte le pronunce di compatibilità ambientale al termine del procedimento di V.I.A. hanno durata quinquennale, anche se emanate prima della riforma del Codice dell’ambiente del 2008, come nei casi in argomento.

tracciato progetto gasdotto “Rete Adriatica” e rischio sismico (elaborazione Il Fatto Quotidiano su dati I.N.G.V.)

Il progetto di gasdotto “Rete Adriatica” è il ben noto gasdotto dei terremoti, visto che il tracciato assurdamente prescelto riesce – oltre che a provocare un immane scempio ambientale sull’Appennino – a interessare buona parte delle zone a maggiore rischio sismico a livello europeo.

Ha caratteristiche pesantemente impattanti: una lunghezza complessiva di km. 687 (tubazione di diametro 1.200 mm. a mt. 5 di profondità, servitù di mt. 40), un unico tracciato dal Sud (Massafra, Prov. Taranto) fino all’Italia settentrionale (Minerbio, Prov. Bologna).

Un progetto suddiviso in cinque tronconi (Massafra-Biccari; Biccari-Campochiaro; centrale di compressione Sulmona; Sulmona-Foligno; Foligno-Sestino; Sestino-Minerbio) che attraversa Ben dieci Regioni (Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche, Toscana, Emilia-Romagna), interessando aree di rilevante importanza naturalistica (3 parchi nazionali, 1 parco naturale regionale, 21 siti di importanza comunitaria), aree a gravissimo rischio sismico (Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche) e idrogeologico, senza che  sia stato effettuato un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale (direttive n. 85/337CEE e n. 97/11/CE) come richiesto da normativa e giurisprudenza comunitaria (vds. es. Corte di Giustizia CE, Sez. II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) né una procedura di valutazione ambientale strategica (direttiva n. 01/42/CE). Disattese anche altre disposizioni normative specifiche relative al procedimento di V.I.A. e alla corretta redazione dello studio di impatto ambientale.

Upupa (Upupa epops)

Il costo dell’opera è stimato ormai in 2,4 miliardi di euro.

E tuttora non sono scandalosamente definiti i due ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica pendenti avverso i tronconi Sulmona-Foligno e Foligno-Sestino.

Lo stesso Gruppo Snam ammette che nel 2030 si avrà un consumo di circa 60-65 milioni di metri cubi di gas naturale all’anno a fronte di una capacità di complessiva di gestione da parte delle infrastrutture (gasdotti e rigassificatori) di 90 miliardi di metri cubi all’anno.

Per un terzo, quindi, saranno inutilizzate opere la cui costruzione grava e graverà sulle tasche degli Italiani.

Sulmona, manifestazione contro il gasdotto “Rete Adriatica”

L’Italia dispone di infrastrutture metanifere di trasporto e di distribuzione interna che sono sovradimensionate rispetto al fabbisogno nazionale. Nel tempo i consumi di gas sono scesi sensibilmente passando da 86 miliardi e 200 milioni di metri cubi del 2005, che evidentemente sono stati consegnati agli utenti con le infrastrutture esistenti, ai 69 miliardi del 2022 (71 miliardi se vogliamo considerare la media degli ultimi 5 anni), con un trend in futura netta diminuzione.

Il gasdotto “Rete Adriatica” è strategico soltanto per gli interessi del Gruppo ENI e del Gruppo Snam.

Rete Nazionale dei Gasdotti

La tragica guerra in Ucraina continua a esser un pretesto: il vergognoso aumento delle bollette per gli utenti è dovuto fondamentalmente non alla carenza di gas ma alle manovre finanziarie delle grandi società che dominano il mercato, il solo Gruppo ENI nei soli primi 9 mesi del 2022 ha quadruplicato gli utili da 2,6 a 10,80 miliardi di euro.

Il gas all’Italia non è mai mancato, tant’è che nel medesimo periodo del 2022 ne sono stati esportati oltre 3 miliardi e 400 milioni di metri cubi, cosa mai accaduta in passato: un quantitativo che è superiore a quello che il Governo vorrebbe ricavare da nuove trivellazioni in mare e sulla terraferma.

Pertanto, il GrIG ha chiesto che vengano dichiarate inefficaci per il trascorrere del tempo le autorizzazioni ambientali per i tronchi del gasdotto tuttora non realizzati, con tutte le conseguenze del caso.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

simulazione posa gasdotto (Studio Newton, Fano)

(foto S.L., S.D., archivio GrIG)

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