Il The Guardian non ha mai dimostrato le teorie sui complotti lunari

3 months ago 31

Si riscontrano diverse condivisioni Facebook di una clip di “Dentro la notizia” in cui si usa come fonte l’articolo di Stuart Jeffries per il Guardian del 13 settembre 2002, dal titolo «Were the lunar landings faked?». La voce narrante del video lascia intendere che la testata britannica avrebbe avvallato 20 anni fa le teorie dei complotti lunari, mentre oggi la censura dei poteri forti impedirebbe di pubblicare articoli dello stesso tipo in media mainstream autorevoli. Quindi in realtà gli allunaggi sarebbero stati simulati da Stanley Kubrick in un teatro di posa. Ci troviamo di fronte alla solita teoria del complotto.

Per chi ha fretta:

  • Un articolo che elenca le teorie del complotto sugli allunaggi di altri autori viene usato come fonte in una clip del noto canale cospirazionista Dentro la notizia.
  • Il fatto che si tratti di un articolo del Guardian rende tale dato una prova, secondo la narrazione.
  • In realtà parliamo di una fonte datata, come spiegato anche da chi la cita, che infatti elenca una serie di argomenti ormai già smontati innumerevoli volte.

Analisi

L’articolo di Jeffries che compare in uno screen all’inizio della clip, come si può evincere anche ascoltando la voce narrante di Dentro la notizia, non fa altro che riportare il contesto delle teorie sui complotti lunari, per meglio comprendere un fatto di cronaca. All’epoca infatti l’astronauta della missione Apollo 11 Buzz Aldrin venne importunato dal sedicente documentarista Bart Sibrel, il quale ricevette un pugno dall’ormai 72enne. Secondo la ricostruzione del Guardian, Aldrin sferrò il pugno dopo che l’uomo «chiese ad Aldrin di giurare su una Bibbia di essere davvero sbarcato sulla luna». In realtà Sibrel lo stava insultando dicendogli di essere «un codardo, un bugiardo e un ladro».

Compotti lunari: una antologia di storie trite e ritrite

Forse all’epoca tutte le tesi sui complotti lunari elencate da Jeffries dovevano suonare come delle novità sconvolgenti. Ed effettivamente per dei non addetti ai lavori doveva avere «molto senso – spiegava l’autore – Dopotutto, […] la Nasa doveva fare qualcosa. L’orgoglio americano era stato umiliato due volte: da Yuri Gagarin nello spazio e da Charlie Cong in Vietnam». Ma anche la fantascienza e il fantasy devono essere “sensati”, altrimenti la gente si stancherebbe di leggerli. Alla fine dell’articolo troviamo anche una nota di scuse della redazione del 16 settembre 2002, perché il testo è talmente acritico da aver lasciato intendere ad alcuni lettori, che Straight Dope citata all’interno avesse avallato le teorie complottiste. In realtà si tratta di una organizzazione impegnata contro le bufale scientifiche:

«Abbiamo dato l’impressione che Straight Dope, un’organizzazione con la reputazione di sfatare gli errori scientifici, avesse accettato che gli sbarchi sulla Luna fossero una bufala. In effetti, l’articolo di Straight Dope non supportava l’idea. Lo ha totalmente rifiutata».

Le argomentazioni però, dopo 20 anni, appaiono piuttosto datate, anzi “trite e ritrite”, in alcuni casi ingenue. Trovate già diversi articoli in cui rispondevamo ai medesimi quesiti, e a tanti altri che la voce narrante scorda di menzionare:

  • Su Stanley Kubrick regista degli allunaggi (qui, qui e qui).
  • Sulle presunte ombre anomale e altri quesiti (qui, qui e qui).
  • A proposito di testate mainstream (avevamo trattato qui dell’articolo di Ivo Mej nel blog del Fatto Quotidiano).
  • Sugli astronauti che si rifiutano di giurare sulla Bibbia (intervista a Paolo Attivissimo qui).
  • Sempre assieme ad Attivissimo avevamo approfondito le fonti delle missioni Apollo (qui e qui).
  • Ultimamente si è parlato anche degli stivali di Neil Armstrong che non corrisponderebbero alla foto delle impronte lunari (qui).
  • Sugli astronauti che simulerebbero la gravità ridotta stando immersi in un acquario (qui).

Conclusioni

Il fatto che un articolo del Guardian riporti un elenco di tesi sui complotti lunari per contestualizzare un fatto di cronaca che interessò Buzz Aldrin e Bart Sibrel, non dimostra che le missioni Apollo sono state una messa in scena.

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