Incendi in Italia e in Europa nel 2025.

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Circa 77 mila ettari di boschi, pascoli e incolti percorsi dal fuoco in Italia nel periodo gennaio – settembre 2025.

Lo certifica il Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Boschivi (EFFIS), con dati attendibili e puntuali, liberamente consultabili.

Gli incendi costituiscono uno dei peggiori fattori di rischio ambientale ed economico-sociale nell’area del Mediterraneo.

Ricordiamolo bene.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

ISPRA, superfici forestali percorse dal fuoco (2022)

da Ambiente e non solo, 17 settembre 2025

Circa 77mila ettari di territorio bruciati in Italia nel 2025, al 9 settembre, con l’emissione di 13mila tonnellate di PM2,5.

In precedenti articoli abbiamo visto come il monitoraggio degli incendi avviene dallo spazio, utilizzando i satelliti della Nasa e quelli del progetto europeo Copernicus. Per monitorare l’evoluzione degli incendi boschivi, il sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (EFFIS), gestito dal Centro comune di ricerca (JRC), riferisce in merito al numero di incendi e alla zona incendiata, i cui dati sono considerati più attendibili e pertinenti.

Villasimius, Punta Molentis, incendio (27 luglio 2025)

EFFIS mette a disposizione di tutti le informazioni aggiornate quotidianamente sulla stagione in corso degli incendi in Europa e nell’area del Mediterraneo, con l’indicazione degli incendi e delle aree bruciate, durante l’intera stagione estiva e negli ultimi giorni (1, 7, 30). EFFIS mette anche a disposizione, per l’intera Europa e per i singoli Paesi, informazioni relative alle anomalie termiche e alle emissioni di inquinanti prodotte dagli incendi (anidride carbonica, particolato (PM2,5), Ossidi di azoto, ecc.).
I dati – tutti scaricabili in formato aperto – sono forniti per singola settimana o come cumulato dall’inizio dell’anno. I dati ed i grafici pubblicati in questo articolo sono relativi al periodo 1 gennaio – 9 ottobre 2025.

Successivamente l’Arma dei Carabinieri, Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare (CUFA) elabora i dati a livello nazionale (vedi Geoportale Incendi Arma dei Carabinieri) – diffusi poi da ISTAT (vedi analisi 1970-2018) anche ai fini dell’applicazione della legge quadro in materia di incendi boschivi n. 353/2000 che definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco prevedendo la possibilità da parte dei comuni di apporre, a seconda dei casi, vincoli di diversa natura sulle zone interessate.

Da parte sua l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca sull’Ambiente (ISPRA) pubblica un indicatore sulle superfici di ecosistemi forestali percorsi da incendi.

Incendi frequenti e su larga scala hanno un impatto negativo sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulla biodiversità, sul suolo e sull’estetica del paesaggio. Il rischio di incendio dipende da molti fattori, comprese le condizioni climatiche. Il cambiamento climatico dovrebbe avere un forte impatto sul rischio di incendi boschivi in Europa, come riconosciuto dalla strategia dell’UE sull’adattamento al cambiamento climatico, e da vari studi scientifici, ad esempio: Impatto dei Cambiamenti Climatici sugli Incendi Boschivi: Studio InternazionaleImpatto dei Cambiamenti Climatici sugli Incendi Boschivi: Studio Internazionale.

D’altra parte, supportato dai dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), è stato anche pubblicato il rapporto “State of Wildfires” che offre un’analisi completa degli incendi globali nel 2023-24; il rapporto fornisce informazioni cruciali sugli eventi di incendio estremo, le loro cause, la prevedibilità e il ruolo dei fattori antropogenici.I risultati del rapporto sottolineano la crescente frequenza e gravità degli incendi a livello globale ed evidenziano il ruolo essenziale dei dati scientifici nell’informare le politiche e nel migliorare la resilienza sociale.

E’ disponibile anche il dettaglio delle superfici bruciate per regione (2002-2023).

La stagione estiva 2025 in Europa

A livello europeo complessivo la stagione 2025 è stata la peggiore di sempre (al 9 settembre erano quasi un milione gli ettari di territorio europeo bruciati) mentre, alla stessa data, la media di quanto avvenuto negli anni fra il 2006 e il 2024 era di poco pi di 300mila.

Il 2024 è stato un anno particolarmente negativo per il Portogallo, con 265mila ettari bruciati pari a circa il 3% dell’intero territorio nazionale. In termini assoluti, la Spagna ha avotuo la maggiore superficie devastata dagli incendi, con oltre 380mila ettari (Incendi della penisola iberica scatenano le più alte emissioni per la Spagna almeno dal 2003).

La stagione estiva 2025 in Italia

Nella stagione estiva 2025 in Italia secondo i dati EFFIS, è stato un anno negativo, ma in misura decisamente minore rispetto al 2021, quando alla stessa data le superifci bruciate ammintavano a 147mila ettari, ed anche al 2023 (98mila) anche se la media (2006-2024) è stata di 51mila ettari. Il numero di incendi, 532, è stato maggiore rispetto al dato medio 2006-2024, di 265 incendi annui.

Nel corso degli incendi vengono immessi in atmosfera vari inquinanti che sono quantitativamente stimati da EFFIS, ad esempio nel 2025 in Italia risultano diffuse 13mila tonnellate di polveri sottili (PM2,5), più di 4mila di ossidi di azoto (NOx), quasi 800 tonnellate di Black Carbon, la frazione più nociva delle polveri di cui abbiamo recentemente parlato Black Carbon e particelle fini (PM1), nonché quasi 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Incendi e cambiamento climatico

Il pericolo di incendio è collegato alle condizioni meteorologiche che determinano condizioni favorevoli per lo sviluppo di tali eventi (perdurante siccità e alte temperature), che comunque sono quasi sempre innescate da azioni umane (dolose o colpose), e quindi anche su di essi influiscono gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il Fire Weather Index (FWI) è un indice meteorologico utilizzato in tutto il mondo per stimare il pericolo di incendio. Più alto è il valore del FWI, più favorevoli sono le condizioni meteorologiche per innescare un incendio. L’Agenzia Europea per l’Ambiente fornisce delle stime del FWI sui vari scenari climatici previsti.

Anche il rapporto “State of Wildfires” sopra citato ha rilevato che il cambiamento climatico ha aumentato la probabilità di condizioni meteorologiche di fuoco elevate, area bruciata media a lungo termine e area bruciata estrema durante il 2023-24.

E’ evidente quindi che dobbiamo iniziare a considerare “normali” situazioni come che si ripetono ogni estate e quindi operare in una logica di “adattamento” al cambiamento climatico, che richiede misure che sinora non sono state prese, anche in un campo così rilevante come quello degli incendi boschivi, che produce effetti dannosi di lungo periodo.

(foto per conto GrIG, archivio GrIG)

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