Intercettazioni, Delmastro: stop abusi. Replica Fnsi: tentazione bavaglio ciclica

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Il tema intercettazioni continua a tenere banco. Spunto di riflessione sulla questione è arrivato dall’intervento del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro ha fatto ad Agorà, venerdì 20 gennaio, parlando di “misure allo studio” per i giornali.

Lorusso (Fnsi): vogliono silenziare le notizie vip

Intervistato da Repubblica, il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha detto la sua. “Questa di imbavagliare i giornalisti è una tentazione che torna ciclicamente”, ha esordito.
“Primo: i giornalisti non fanno intercettazioni. Secondo: il giornalista ha il dovere di dare notizie che abbiano una rilevanza pubblica e sociale”, ha ricordato proprio partendo dall’ipotesi di “misure restrittive per i gionali”.
Lorusso contesta l’idea che le intercettazioni sui giornali “rovinano le persone”. “L’informazione non è fare i copia e incolla di intercettazioni ma spiegarne contesto e valore pubblico. E il segreto istruttorio non fa certo capo al giornalista, che appunto ha le proprie fonti e una missione di interesse pubblico a cui attenersi”.

Secondo il segretario Fnsi, “il problema non è tutelare il cittadino comune, ma fare in modo che non si pubblichino notizie su personaggi di serie A. Il diritto alla riservatezza è inversamente proporzionale alla notorietà, lo scrisse anche il Garante della privacy Stefano Rodotà nel 1996. Poi non per forza comportamenti con una rilevanza pubblica ne hanno una anche penale”.

Al governo rammenta i problemi del settore: “le querele bavaglio, con richieste di risarcimento danni milionarie per spaventare i cronisti, c’è una proposta di legge contro questa pratica che viene presentata puntualmente a inizio legislatura e cade nel dimenticatoio. C’è un intero settore che sta facendo la sua transizione digitale cercando di salvaguardare l’occupazione. Parliamo di questo piuttosto”, conclude.

Delmastro: sanzioni a giornali

Intervistato sul Messaggero, Delmastro, esponente di Fratelli d’Italia, ha in parte approfondito la sua affermazione nella trasmissione di RaiTre. “Non c’è ancora un progetto di legge in cantiere, parliamo di misure allo studio dell’esecutivo”, ha ribadito. Nessuna intenzione “di togliere ai pubblici ministeri uno strumento fondamentale per le indagini come le intercettazioni”, ha spiegato, quando piuttosto “la necessità di rimettere mano” alla riforma entrata in vigore nel 2020, “che evidentemente non ha funzionato, visto che anche oggi leggiamo sui giornali conversazioni private che nulla hanno a che fare coi reati contestati agli indagati”.

“Nessuno intende limitare” il diritto di cronaca. All’accusa di bavaglio alla stampa replica che “conversazioni private che nulla hanno a che fare con l’indagine non attengono al diritto di cronaca”. “Le intercettazioni servono ad altro, ha chiosato”.

Nel merito, dice, sono necessarie verifiche dell’Ispettorato generale del ministero sulle fughe di notizie. E ritiene che la pubblicazione di stralci di intercettazioni non pertinenti dovrebbe diventare “un illecito civile”, “personalmente sarei favorevole all’introduzione di sanzioni, nel momento in cui si dimostra la responsabilità della diffusione della conversazione privata”.
In chiusura apertura al confronto con i giornalisti, come fatto nei mesi scorsi il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Penso all’avvio di una stagione di confronto con l’Ordine dei giornalisti, per definire regole deontologiche più stringenti”.

Ostellari: no a bavaglio all’informazione

Sulla questione si è espresso anche Andrea Ostellari, altro sottosegretario alla Giustizia. Il senatore leghista ha insistito sulla necessità di trovare regole che evitino “la gogna”, senza mettere “un bavaglio alla stampa”.
“La qualità di una democrazia si misura anche dalla libertà della stampa di pubblicare notizie e opinioni scomode. Servono delle regole, perché non può esistere il diritto alla gogna. La soluzione tuttavia va individuata senza mettere il bavaglio ai tanti professionisti dell’informazione che contribuiscono a rendere la nostra società più informata e vigile. L’Italia non ha bisogno di conflitti e divieti, ma di fiducia nel futuro”.

“Concentriamoci per raggiungere questi obiettivi, assicurando alla magistratura tutti gli strumenti utili a svolgere, con efficacia, la sua necessaria funzione. Sulla qualità e le caratteristiche di questi strumenti, la politica deve avere il diritto di discutere. Facciamolo con responsabilità e pacatezza”, ha concluso.

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