Italia. Rapporto GrIG sull’illegalità nella gestione del patrimonio forestale.

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foresta mediterranea

Il Rapporto GrIG sugli illeciti forestali viene ripreso da Italia Libera, quotidiano online di informazione e partecipazione attiva.

Buona lettura!

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

i boschi in Italia

da Italia Libera, 26-27 febbraio 2024

Boschi, foreste e tagli abusivi. 11 milioni e mezzo di euro di sanzioni, 13mila trasgressori, 700 denunciati. (prima parte, seconda parte)

Qual è il livello della legalità ambientale nella gestione dei boschi e delle foreste italiani? Questa è la domanda a cui cerca, almeno in parte, di rispondere, per la prima volta in Italia, la ricerca effettuata dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG). Oltre 11 milioni e 600mila euro di sanzioni amministrative, 707 persone denunciate, 14 arresti, 200 sequestri, 14.737 illeciti amministrativi, 13.179 trasgressori, 23 sequestri amministrativi. Ora il governo Meloni dà il premio, togliendo il vincolo paesaggistico obbligatorio al taglio di boschi e foreste, per «incentivare e sviluppare le potenzialità della filiera nazionale foresta-legno e favorire il riposizionamento strategico delle aziende italiane rispetto alla concorrenza dei mercati esteri». Il tutto infilato di straforo eccetera (cavoli a merenda).

Siena, tagli boschivi

Per i boschi e la fauna selvatica del povero Bel Paese, è un pessimo periodo. Prima la Camera e poi il Senato ha convertito in legge il decreto governativo per la tutela degli utenti dei servizi di trasporto, materie economiche e finanziarie, nonché investimenti in settori strategici. In mezzo ci sono finiti anche i tagli boschivi e le attività venatorie che con trasporti e investimenti strategici c’entrano come i cavoli a merenda. A giugno si vota e le forze politiche di centro-destra hanno deciso di ingraziarsi gli imprenditori e progettisti del settore forestale e il mondo venatorio (circa 470 mila cacciatori). Conseguenze? La semplificazione procedurale fa felici le aziende produttrici di energia da biomasse legnose, con uno scandaloso passo indietro nella salvaguardia dei boschi. Per i cacciatori aumentati i fondi pubblici alle associazioni venatorie, depenalizzato l’uso del piombo nei pallini da caccia nelle zone umide, annacquati i pareri obbligatori dell’Ispra sui calendari venatori annuali.

L’analisi di STEFANO DELIPERI, presidente Grig (Gruppo di intervento giuridico)

Nel nostro Paese, i boschi e le foreste si estendono per 11.054.458 ettari, con un indice di boscosità del 30,2% del territorio nazionale. Si estendono nel 31,1% dei casi in aree naturali protette, mentre nel 68,9% fuori dalle aree naturali protette. Il 66,4% dei boschi italiani è di proprietà privata, mentre solo il 33,2% è di proprietà pubblica (demani civici compresi). Se questi sono i dati dell’Inventario forestale italiano del 2023, qual è la gestione del bosco e delle foreste sul piano giuridico? Negli anni scorsi è entrato in vigore il Testo unico in materia di foreste e filiere forestali che costituisce, insieme alle norme delle Regioni e delle Province autonome, il quadro d’insieme per la gestione di boschi e foreste. Un testo che stato ed è fortemente criticato da autorevoli personalità del mondo accademico − fra gli altri, Alessandro Chiarucci (Università di Bologna, Gianluca Piovesan, Goffredo Filibeck e Bartolomeo Schirone (Università della Tuscia) −, e da rilevanti parti dell’associazionismo ambientalista per la forte impronta produttivistica e poco attenta alla conservazione naturalistica

Dalla nozione giuridica di “bosco” sono esclusi le «formazioni di origine artificiale realizzate su terreni agricoli anche a seguito dell’adesione a misure agro-ambientali o nell’ambito degli interventi previsti dalla politica agricola comune dell’Unione europea», la cosiddetta arboricoltura da legno (es. Pioppeti, ecc.) d’impianto artificiale a fini di produzione legnosa, i noccioleti e i castagneti in produzione o in ripristino, nonostante gli svariati casi (es. numerosi castagneti) abbiano un’evoluzione naturale anche molto marcata. Fra le conseguenze pratiche, per queste aree boscate c’è l’esclusione della presenza del vincolo paesaggistico. I tagli boschivi silvo-colturali, dopo la legge n. 136 del 2023, sono autorizzati quindi in base alla disciplina forestale

La normativa comunitaria per la tutela dei boschi e le ambiguità nel campo delle energie rinnovabili. Un rilevante quadro giuridico per la salvaguardia di boschi e foreste è offerto dalla Rete Natura 2000, realizzata in base alla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora e in base alla tutela dell’avifauna selvatica: nel Bel Paese vi sono ben 2.646 siti nella Rete Natura 2000. In particolare, sono stati individuati 2364 Siti di Importanza Comunitaria (Sic), 2302 dei quali sono stati designati quali Zone Speciali di Conservazione, e 643 Zone di Protezione Speciale (Zps), 361 delle quali sono siti di tipo C, ovvero Zps coincidenti con Sic/Zsc. In queste aree ogni intervento che possa apportare modifiche agli ambienti tutelati dev’essere assoggettato alle preventive e vincolanti procedure di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), ai sensi degli artt. 6 della direttiva n. 92/43/CEE e 5 del D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i. di recepimento nell’ordinamento nazionale. Tuttavia, sussistono forti ambiguità nel regime di effettiva salvaguardia del patrimonio forestale determinato dall’esplicito favore dell’Unione Europea per l’utilizzo delle biomasse, fra cui rientrano non solo gli scarti del legno, ma anche legno proveniente da tagli boschivi anche di ingente quantità ed estensione, come evidenziato dal recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea, gennaio 2024) [nota 1].

Lombardia, riserva naturale Torbiere del Sebino, taglio alberi (2022)

Le recenti modifiche sul vincolo paesaggistico a tutela dei boschi. Per i boschi del povero Bel Paese non è però un periodo particolarmente felice. Il 10 ottobre 2023 è entrata in vigore la legge 9 ottobre 2023, n. 136 “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici” [nota 2]. È del tutto evidente che l’attuale maggioranza politica che sostiene il Governo Meloni ha voluto ingraziarsi gli imprenditori e progettisti del settore forestale. E così, i boschi oggetto di tutela anche con singoli provvedimenti di individuazione ministeriale o regionale (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.ora non vedono più gli interventi di taglio assoggettati alla necessità dell’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004): in sostanza, per «incentivare e sviluppare le potenzialità della filiera nazionale foresta-legno e … favorire il riposizionamento strategico delle aziende italiane rispetto alla concorrenza dei mercati esteri», sono esentati dall’obbligo di preventiva autorizzazione paesaggistica tutti gli interventi di «taglio colturale, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di conservazione da eseguirsi nei boschi e nelle foreste …  , purché previsti ed autorizzati in base alla normativa in materia» (art. 149, comma 1°, lettera c, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Parco naturale provinciale del Monte Moria, loc. Poggiata, tagli boschivi (sett. 2023)

La ricerca GrIG sulla legalità nella gestione dei boschi e delle foreste italiane. Ma è vero che tali disposizioni favorirebbero «le potenzialità della filiera nazionale foresta – legno e … il riposizionamento strategico delle aziende italiane rispetto alla concorrenza dei mercati esteri»? Il settore della gestione forestale in Italia è davvero così virtuoso come, per esempio, fan pensare certe affermazioni del Conaf (Consiglio nazionale dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali)? Dall’analisi di dati e situazioni concrete non parrebbe. L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha condotto (istanza del 5 ottobre 2023) una ricerca in relazione all’irrogazione di sanzioni amministrative e emanazione di comunicazioni di notizie di reato in materia di tagli boschivi non autorizzati nel territorio nazionale o nei rispettivi territori regionali/provinciali di competenza, negli anni 2020-2022. In questo lavoro sono stati coinvolti i Carabinieri Forestale, per le Regioni ordinarie, e i Corpi forestali e di vigilanza ambientale delle Regioni e Province autonome. Sono pervenute le risposte del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, della Ripartizione Servizio Forestale della Provincia autonoma di Bolzano, del Corpo Forestale della Regione Siciliana, del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione autonoma della Sardegna e della Provincia autonoma di Trento. Nessuna risposta da parte dei Corpi forestali del Friuli – Venezia Giulia e della Valle d’Aosta. Un’anticipazione: 1.122 comunicazioni di notizie di reato, 707 persone denunciate, 14 arresti, 200 sequestri, 14.737 illeciti amministrativi, 13.179 trasgressori, 23 sequestri amministrativi, per un importo di oltre 11 milioni e 600mila euro di sanzioni amministrative.

Italia, tabella riassuntiva illeciti forestali (2020-2022)

Il quadro d’insieme degli illeciti nella gestione forestale in Italia tra il 2020 e il 2022 emerge dalla tabella riassuntiva pubblicata qui sopra: 1.122 comunicazioni notizie di reato, 707 persone denunciate, 14 arresti, 200 sequestri, 14.737 illeciti amministrativi, 13.179 trasgressori, 23 sequestri amministrativi, per un importo di 11.618.507 euro. Un quadro raccapricciante per quanto provvisorio in mancanza dei dati non trasmessi, come specificato ieri, dai Corpi forestali del Friuli Venezia Giulia e della Valle d’Aosta. Sarebbe questa la base promettente per favorire «le potenzialità della filiera nazionale foresta – legno e … il riposizionamento strategico delle aziende italiane rispetto alla concorrenza dei mercati esteri», come scrive in una nota di plauso − “Tolto il doppio vincolo che non proteggeva il bosco” − il Consiglio nazionale dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali, il 10 ottobre del 2023?

Capriolo ucciso, a terra

Miserabile clientelismo e oscene norme contro boschi e fauna selvatica. Per i boschi e la fauna selvatica del povero Bel Paese, è un pessimo periodo, grazie a una pessima classe politica. Si avvicinano le elezioni europee e le cambiali elettorali vanno all’incasso. Il 4 ottobre 2023 la Camera dei Deputati ha votato la fiducia al Governo (202 voti favorevoli, 128 contrari) sulla “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”; il 28 settembre si era analogamente espressa l’aula del Senato della Repubblica con 94 voti a favore, 49 voti contrari e un astenuto. Esso riguarda norme per la tutela degli utenti dei servizi di trasporto, materie economiche e finanziarie, nonché investimenti in settori strategici. I boschi e la caccia, dunque, c’entrano come i cavoli a merenda, ma per le imminenti elezioni europee le forze politiche di centro-destra che c’è di meglio di ingraziarsi gli imprenditori e progettisti del settore forestale e il mondo venatorio (circa 470 mila cacciatori), tanto per cambiare. E questo nonostante la stessa Corte costituzionale (sentenza n. 22/2012) abbia affermato che la conversione in legge deve necessariamente considerare il vincolo costituzionale dell’omogeneità delle modifiche apportate dal Parlamento al testo del decreto-legge, pena l’illegittimità dell’intera legge di conversione. 

Monteriggioni, Fosso (Borro) del Castagneto, tagli boschivi (dic. 2023)

In tema di tutela dei boschi è stato fatto un innegabile passo indietro. Si deve ricordare che, nell’ordinamento italiano, i boschi sono tutelati con il vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) in via generale, con il vincolo paesaggistico discendente dalla legge (art. 142, comma 1°, lettera g, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), e, in via specifica, con singoli provvedimenti ministeriali o regionali di individuazione (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Finora, per qualsiasi intervento di taglio nei boschi tutelati anche con vincolo paesaggistico discendente da provvedimento di individuazione, è stato necessario il preventivo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). D’ora in avanti saranno gestiti, come già scritto ieri, per favorire le potenzialità economiche del bosco. Sia chiaro: i piani di gestione forestale (art. 13 del decreto legislativo n. 34/2018 e s.m.i., Testo unico forestale) vengono approvati dalle competenti strutture regionali in sede di conferenze di servizi, dove vengono espressi anche i necessari pareri in ambito paesaggistico (analogamente a qualsiasi strumento attuativo, art. 16 della legge n. 1150/1942, essi devono ottenere le necessarie autorizzazioni ai fini del vincolo idrogeologico (regio decreto legge n. 3267/1923), devono anche acquisire il necessario parere positivo al termine della procedura di valutazione di incidenza ambientale, qualora ricadano in un’area della Rete Natura 2000. Tuttavia un compiuto esame sotto il profilo paesaggistico non può che garantire meglio i valori ambientali del bosco, soprattutto in caso di tagli boschivi particolarmente impattanti (es. il taglio a raso). 

Città di Castello, Bocca Serriola, tagli boschivi in parte abusivi (2023)

È una semplificazione procedurale pensata per la felicità delle aziende produttrici di energia da biomasse legnose, uno scandaloso passo indietro nella salvaguardia dei boschi in un momento di crisi ambientale determinata dai cambiamenti climatici, proprio quando sono sempre più ridotti nei fatti gli ordinari controlli ambientali e i tagli illeciti sono ampiamente diffusi quanto sanzionati in modo penosamente insufficiente, poche migliaia di euro per danni ambientali spesso non ripristinabili. A puro titolo di esempio, basti pensare che, nel solo periodo gennaio – ottobre 2022, i Carabinieri Forestale di Siena hanno svolto oltre 500 verifiche in materia, irrogando ben 319 sanzioni amministrative per complessivi 353 mila euro ed effettuando 19 comunicazioni di reato relative a 25 soggetti all’Autorità giudiziaria competente: oltre il 63% dei controlli effettuati ha evidenziato situazioni irregolari.

In materia di caccia solo penosi regali al mondo venatorio. Non bastano gli aumenti dei fondi pubblici elargiti alle associazioni venatorie stabiliti con la legge di stabilità 2023, ora, attraverso alcuni emendamenti, si è, di fatto, depenalizzato l’uso del piombo nei pallini da caccia nelle zone umide, diminuendo anche l’ambito territoriale di applicazione, sono stati annacquati i pareri obbligatori dell’Ispra sui calendari venatori annuali, introducendo un parere del Comitato tecnico Faunistico Venatorio nazionale composto in gran parte da esponenti delle associazioni venatorie, è stato consentito alle Regioni e Province autonome di ampliare le specie faunistiche oggetto di caccia e, addirittura, è stata in sostanza inibita al giudice amministrativo la possibilità di emettere provvedimenti cautelari in materia di calendari venatori. È bene che i cittadini italiani conoscano tali squallide iniziative ai danni del patrimonio ambientale e faunistico.

Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)

(foto L.A.C., K.I., S.F., S.L., S.D., archivio GrIG)

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