L’intelligenza artificiale al centro dei media. Per lo più associata all’ambito creativo

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L’Intelligenza Artificiale è presente nelle nostre vite da anni: i motori di ricerca, i sistemi di riconoscimento vocale e facciale, i giochi, i robot, le auto autonome e i chatbot ne sono esempi concreti. In questi ultimi mesi, tuttavia, è avvenuta una vera e propria esplosione di articoli e conversazioni sull’argomento. Perché?

In questi ultimi mesi si stanno verificando alcuni sviluppi e tendenze importanti che ne mostrano il potenziale e le sfide. In particolare, la democratizzazione dell’AI che, la rende più accessibile anche a chi non ha competenze tecniche, è destinata ad avere un impatto sull’economia e sul mondo del lavoro.

Mimesi, azienda specializzata in media monitoring e analisi della reputation, ha monitorato i social network per raccogliere le conversazioni sull’intelligenza artificiale, con lo scopo di comprendere quali sono gli ambiti lavorativi/industriali più associati alle AI, le principali preoccupazioni degli utenti e i tool più citati. L’universo che è emerso è ricchissimo, variegato, contraddittorio e comprende anche lati oscuri che vengono ampiamente dibattuti dagli utenti dei social.

L’ebook con l’analisi completa è disponibile qui , di seguito Primaonline vi anticipa alcune tra le viste più interessanti.

L’analisi è basata su un monitoraggio di 50 giorni, dal 26 Aprile al 15 Giugno 2023, di tutti i social media e della blogosfera.

I trend delle conversazioni rilevate.

Grazie alla sua capacità di analizzare i dati per offrire indicazioni utili, l’intelligenza artificiale è diventata (e sarà sempre di più) una preziosa alleata di svariati ambiti di business.

Analizzando i post monitorati tramite la nostra piattaforma, abbiamo realizzato il seguente grafico che mette in mostra gli ambiti alla quale l’intelligenza artificiale è più frequentemente correlata che sono: creatività, salute, educazione, ambiente, industria, robotica, programmazione, cybersicurity, blockchain, finanza e turimo

I post che riferiscono utilizzi della AI in ambito creativo sono i più numerosi. Diversi tool permettono di creare foto, quadri, testi, musica, poesie e articoli giornalistici. In molti casi i risultati sono estremamente positivi:

  • Clamoroso il caso di Boris Eldagsen, fotografo tedesco che ha vinto il Sony World Photography Awards utilizzando una foto generata da AI. Nessun giudice se n’era accorto fino alla rivelazione fatta dopo l’assegnazione del premio. L’autore ha in seguito scelto di rifiutare il premio.
  • Con L’AI è anche possibile far cantare Yesterday a Freddy Mercury o creare una finta canzone di Drake, diventata virale sui social. Sui risultati gli utenti si sono divisi nettamente, mentre rimane aperta la questione copyright relativa ai diritti sulla «voce» di Freddy Mercury.

L’analisi relativa a numerosi altri ambiti applicativi è disponibile qui

I tool di AI che abbiamo deciso di considerare nella nostra classifica, sono stati scelti dalla nostra redazione tra quelli più importanti a livello mediatico che hanno trovato spazio nelle cronache degli ultimi mesi.

ChatGPT, in particolare, domina la scena grazie alla sua incredibile efficacia e al fatto che è gratuito e aperto a tutti. Molto distaccato, segue Google Bard. Rispetto al competitor, sconta il fatto di essere stato annunciato successivamente e reso disponibile al pubblico solo nel marzo 2023. Anche Bing, il chatbot di Microsoft che utilizza una versione «ampliata» di ChatGPT, presenta valori simili a Bard.

Tra gli altri tool svettano senza dubbio quelli per la generazione di immagini. In particolare, Midjourney, grazie alle eccezionali «opere d’arte» che sono circolate in rete, presenta un numero di citazioni molto simile a Bard e Bing.

E’ andata meno bene ai tool meno noti che abbiamo selezionato per questa ricerca, come Claude e Perplexity, che hanno totalizzato, rispettivamente, circa un centesimo e un seicentesimo delle citazioni ottenute da ChatGPT.

Geoffrey Hinton, il padrino dell’intelligenza artificiale, ha annunciato via Twitter il suo addio a Google per poter parlare liberamente dei rischi connessi all’intelligenza artificiale.

Dopo aver lavorato per anni al suo sviluppo, oggi Hinton teme che si rischi di «non distinguere più cosa sia reale».

Geoffrey sostiene che, mentre prima solo in pochi credevano che questi strumenti potessero diventare più intelligenti degli umani, oggi tutto ciò sta diventando certezza.

Il suo timore principale è che l’ AI possa diventare uno strumento non più controllabile.

Alcuni utenti condannano la scelta di Hinton di aver annunciato solo ora i pericoli connessi a ciò che egli stesso ha contribuito a creare. Altri, invece, concordano con il suo punto di vista («Se dicono una cosa del genere significa che gli è già sfuggita di mano»).

Al link https://www.mimesi.com/ebook-intelligenza-artificiale/?utm_source=po&utm_medium=site&utm_campaign=AI è disponibile l’analisi rispetto ad altri temi controversi, come la privacy e i timori legati al mondo del lavoro.

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