La Guardia di Finanza di Reggio Emilia non ha diffuso questa appello sulla droga burundanga

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L’8 maggio 2024 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un post pubblicato il giorno prima su Facebook. Il post contiene l’immagine di un appello che arriverebbe dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia, e più precisamente dall’indirizzo mail di un presunto brigadiere. 

Il testo racconta la storia di una signora che in una stazione di servizio sarebbe stata avvicinata da un uomo che le avrebbe offerto dei servizi come imbianchino, lasciandole un biglietto da visita. Una volta messasi alla guida, però, la donna si sarebbe sentita confusa e stordita, e avrebbe visto l’uomo seguirla. A questo punto, la signora sarebbe entrata in un parcheggio e, suonando ripetutamente il clacson per chiamare aiuto, avrebbe fatto fuggire l’uomo che la seguiva. Dietro la causa del malore ci sarebbe stata una sostanza, presente nel biglietto datole dallo sconosciuto, chiamata burundanga che sarebbe utilizzata per rapine e stupri. 

Si tratta di una notizia falsa, che circola in versioni differenti almeno dal 2009.

Nel 2011, contattata da Sky TG24, la Guardia di Finanza di Reggio Emilia aveva smentito la notizia infondata, specificando: «Nessuno del personale della guardia di finanza ha messo in giro qualcosa di simile ed è stata sporta regolare denuncia». 

Per quanto riguarda la burundanga (conosciuta anche con il nome di scopolamina), si tratta di un alcaloide allucinogeno ricavato da alcune piante della famiglia delle Solanaceae. In medicina viene utilizzata, nelle dosi raccomandate, come farmaco per trattare nausea e vomito. La sostanza viene anche adoperata come droga, provocando disinibizione in chi la assume fino a far perdere coscienza e provocare amnesia. 

Nel 2018, il giornalista scientifico Gianluca Dotti su Wired, dopo che il falso appello era tornato a circolare sui social media, aveva spiegato che «esistono davvero alcuni precedenti di utilizzo criminale della burundanga». Ma il racconto condiviso contiene alcune imprecisioni che dimostrano che si tratta di una notizia inventata. Per esempio, spiega Dotti, «si lascia passare l’idea che sia sufficiente inalare una piccola quantità della droga per subire effetti devastanti, mentre le dosi che potrebbero essere spruzzate su un bigliettino da visita (o che potrebbero rimanere sulle mani di chi maneggia i bigliettini) sono insufficienti per provocare effetti collaterali gravi e far perdere coscienza».

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