La Regione Puglia sospende l’accordo di programma con la Porsche per l’ampliamento della pista prove di Nardò. Il bosco mediterraneo di Arneo è salvo, per ora.

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macchia meditarranea (ginestre, olivastri, cisto)

Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) accoglie con favore la decisione del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano di sospendere l’accordo di programma per l’ampliamento della pista di prove (Piano di sviluppo di Nardò Technical Center) siglato nell’agosto 2023 con NTC Porsche.

La Regione Puglia dovrà ora trovare un nuovo equilibrio tra le esigenze di sviluppo economico e la tutela dell’ambiente dell’area interessata dall’intervento (SIC IT9150027 “Palude del Conte-Dune di Punta Prosciutto” sito nei Comuni di Nardò e Porto Cesareo, poi designato ZSC con D.M. 28.12.2018).

Il Piano di sviluppo di cui all’accordo di programma aveva già ricevuto valutazione negativa di incidenza ambientale da parte del Comitato Regionale VIA/VINCA del 28 luglio 2022, ratificato con determinazione del dirigente del Servizio VIA/VINCA n. 374 del 28 ottobre 2022, che ribadiva la incidenza significativa e negativa sugli habitat e sulla base della valutazione generica e solo formale avanzata dal proponente dell’assenza di localizzazioni alternative disponeva “di proseguire il procedimento istruttorio dei requisiti della deroga dell’art. 6.4 e di valutazione delle compensazioni”.

Successivamente alla comunicazione di avvio dell’istruttoria tecnica sul Formulario di trasmissione alla Commissione europea sulle misure di compensazione ai sensi dell’art. 6, par. 4, della direttiva 92/43/CEE “Habitat”, giusta nota prot. n. 0158089.del 15 dicembre 2022 del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Direzione Generale Patrimonio Naturalistico e Mare, la stessa Direzione comunicava alla Regione Puglia, con nota prot. n. 0004104 del 12 gennaio 2023 la necessità di procedere ad una riformulazione del Formulario[1] in quanto il complesso delle opere previste avrebbe comportato una sottrazione significativa dell’habitat di interesse comunitario prioritario cod. 6220 “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea” e dell’habitat cod. 9340 “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia”. Ulteriori impatti significativi sono previsti per le specie vegetali Stipa austroitalica e Ruscus aculeatus.

Infatti, la contemporanea eliminazione della foresta, dell’area boscata, della gariga e della steppa, che costituiscono un complesso naturalistico integrato ed unico, è un pregiudizio tale da annullare la finalità per la quale lo stesso SIC è stato istituito; tanto emerge chiaramente anche dal parere dell’Ente Parco – che richiama il Piano di Gestione del SIC -secondo cui “oltre ai valori naturalistici legati alle “Macchie di Arneo” questa porzione di SIC risulta rilevante per la presenza di importanti mosaici di macchie basse, garighe, prati aridi e prati pascolo, di elevato valore conservazionistico. Si tratta infatti di mosaici in grado di ospitare importanti presenze faunistiche e floristiche e habitat di interesse comunitario o di interesse alla scala nazionale-regionale”.

Cinghiali (Sus scrofa)

Pertanto, è, quantomeno, opportuno che la Regione Puglia abbia deciso, sussistendone le gravi ragioni, di sospendere, ex art. 21-quater della legge n. 241/1990 e s.m.i. l’efficacia del provvedimento di approvazione dell’accordo di programma, al fine di riconsiderare alcuni aspetti del procedimento a seguito delle specifiche indicazioni fornite dalla Commissione europea.

L’Avv. Filippo Colapinto del Foro di Bari – difensore nel giudizio promosso dalle predette Associazioni, unitamente a ITALIA NOSTRA APS, ILLAVACAVALLI – Onda Verde Facciamo Rete APSe il COMITATO CUSTODI DEL BOSCO D’ARNEO, dinanzi al TAR Puglia sede di Bari, avverso la delibera di approvazione del richiamato accordo di programma – spiega che tale decisione è intervenuta alla luce dell’impugnazione in sede giudiziaria del ridetto accordo (o, meglio, delle ragioni della medesima impugnazione): trattasi di opera ad iniziativa pubblicache comporta un investimento complessivo superiore ad euro 50 milioni, per cui risulta obbligatorio il dibattito pubblico, così come disciplinato dall’art. 7, comma 2, lett. a) della legge regionale n. 28/2017, ma mai espletato.

A ciò aggiungasi che la procedura di deroga agli obblighi di tutela degli habitat in zona SIC è stata conclusa in difetto del presupposto necessario dell’assenza di soluzioni alternative – tanto sotto il profilo formale – essendosi addotte solo argomentazioni astratte e prive di riscontri – tanto sotto il profilo sostanziale – non essendosi effettuata alcuna simulazione dell’ipotesi alternativa 1 di realizzare le opere, in tutto o in parte, all’interno dell’anello nei pressi delle strutture NTC esistenti e senza pregiudizio degli habitat[2].

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

[1] Dall’analisi, condotta in sede ministeriale (cfr. nota MASE del 12.1.2023) “risulta però che sarebbe più pertinente riferirsi ad “altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” quali motivi di natura sociale o economica. Tale motivazione appare più calzante rispetto a quella della “salute dell’uomo”, limitata alla realizzazione di un “centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie che potrebbe essere integrato nel sistema sanitario regionale per fronteggiare le emergenze e garantire la sicurezza sanitaria con particolare riferimento al Salento”, anche in considerazione che una pista di elisoccorso potrebbe in ogni caso essere realizzata. anche al di fuori del sito e/o in aree non interessate da habitat di interesse comunitario prioritario. Si ritiene comunque necessario, al fine di considerare ammissibile tale motivazione, che sia dimostrata la concreta fattibilità di quanto prospettato. Anche la motivazione della “sicurezza pubblica”, che appare collegata alla possibilità di utilizzare le strutture antincendio dell’impresa anche in caso di incendi boschivi, non sembra idonea a giustificare l’intero complesso degli interventi previsti. Per quanto riguarda le “conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente” che deriverebbero dalla “realizzazione di opere di rinaturalizzazione e forestazione naturalistica finalizzate alla valorizzazione paesaggistica ed ecologica del territorio”, va considerato che tali opere sono realizzate quale Misura di Compensazione e pertanto la finalità delle opere di rinaturalizzazione proposte è quella di bilanciare l’incidenza significativa negativa generata dal progetto. Si rappresenta che, nell’ambito di un precedente caso trasmesso alla Commissione europea ai sensi dell’art. 6.4 della Direttiva “Habitat”, la CE, con comunicazione ARES 389833 del 21.12.2011, ha osservato che “non possono essere portati a giustificazione del progetto eventuali miglioramenti attuati con le misure compensative dei danni ambientali causati dal progetto stesso”.

[2]Sul punto, si richiama la sentenza della Corte di Giustizia CE, 26 ottobre 2006 n. 239, secondo cui “l’articolo 6, n. 4 della direttiva 92/43, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche che consente, a determinate condizioni, di realizzare un piano o un progetto che ha dato luogo a conclusioni negative nell’ambito della procedura di valutazione di cui all’articolo 6, 1 frase, della medesima direttiva, deve in quanto derogatoria rispetto al criterio di autorizzazione previsto dalla seconda frase del citato n.3, essere interpretata restrittivamente. In tal modo, la realizzazione di un piano e di un progetto ai sensi dell’articolo 6, n. 4 della direttiva, è subordinata in particolare alla dimostrazione dell’assenza di soluzioni alternative. Ne consegue che, qualora uno stato membro dia esecuzione ad un progetto, nonostante le conclusioni negative della valutazione di impatto ambientale, senza aver dimostrato l’assenza di soluzioni alternative di tale progetto, esso viene meno agli obblighi ad esso incombenti ai sensi del detto articolo 6, n. 4 della direttiva 92/43”.

Nardò, pista prove NTC Porsche

A.N.S.A., 28 marzo 2024

Sospeso ampliamento pista Porsche, Ntc ‘aperti al dialogo’.

Ieri l’annuncio di Emiliano: ‘Va tutelato l’ambiente’.

Ntc ha preso atto della decisione della Regione Puglia di sospendere l’accordo di programma concesso per l’approvazione del piano di sviluppo del Test Center.

Abbiamo ricevuto una notifica ufficiale e siamo aperti a proseguire il dialogo con tutti i partner coinvolti nel piano di sviluppo e con il pubblico.

Il nostro obiettivo rimane quello di assicurare un futuro al Nardò Technical Center e di rafforzarne il ruolo di importante motore occupazionale ed economico per la regione”. E’ quanto afferma la società in una nota. Ieri sera il governatore della Puglia Michele Emiliano ha annunciato la sospensione dell’accordo per l’ampliamento della pista per i collaudi della Porsche a Nardò, in provincia di Lecce.
    “La Regione, ancora una volta – ha evidenziato Emiliano – dimostra di voler coniugare l’interesse pubblico sotteso alla realizzazione dell’intervento con la tutela dell’ambiente”. Il progetto è stato contestato dagli ambientalisti secondo i quali causerebbe la perdita di oltre 200 ettari di vegetazione.
    “Abbiamo preso una decisione in linea con il ministero – ha proseguito il governatore – al fine di riconsiderare alcuni aspetti del procedimento a seguito delle specifiche indicazioni fornite dalla Commissione europea”.

da Il Manifesto, 29 febbraio 2024

Bosco di Arneo, semaforo arancione per la Porsche.

In Salento la casa automobilistica tedesca costretta a frenare la sua corsa per realizzare nove piste in un’area boschiva tutelata. Il caso è diventato internazionale. (Maria Cristina Fraddosio)

Il bosco d’Arneo, 250 ettari, in Salento, resta sospeso tra le autorizzazioni che Porsche ha ottenuto per ampliarsi e che ne decretano l’espianto e le battaglie dei comitati portate in tribunale e anche a Bruxelles. Il caso è diventato internazionale. Proprio lì dove ha perso la vita la scorsa settimana il collaudatore Mattia Ottaviano, 36 anni, mentre era alla guida di una moto che ha preso fuoco a seguito dello scontro con un’auto, è in corso da mesi una battaglia per impedire alla società tedesca di realizzare, oltre all’attuale pista di circa 13 chilometri, nove nuove piste che ricadranno in un’area boschiva tutelata per legge. Al momento pende un ricorso al Tar Puglia che dovrà esprimersi in merito alle autorizzazioni rilasciate. A presentarlo a fine gennaio sono stati il comitato Custodi del bosco d’Arneo, il Gruppo di intervento giuridico, Italia Nostra e Illavacavalli Onda Verde, difesi dall’avvocato Filippo Colapinto. Secondo i ricorrenti sarebbe stata violata la normativa sulla partecipazione del pubblico, non sarebbero state considerate le alternative e le compensazioni sarebbero inidonee. Sono stati impugnati la deliberazione di giunta regionale della Puglia con cui è stato approvato lo schema di accordo di programma e tutti gli atti endoprocedimentali. In attesa di sentenza il legale fa sapere che si sta valutando un’istanza di sospensiva dei lavori di ampliamento che potrebbero partire da un momento all’altro. Ad oggi sono in corso gli espropri per la ripiantumazione frammentata del bosco e della macchia mediterranea in aree private.

NEL FRATTEMPO LA COMMISSIONE europea si è impegnata a svolgere ulteriori indagini in merito alla pubblica utilità asserita. Ad annunciarlo è stato il commissario europeo per l’ambiente VirginijusSinkevi’ius: «Permangono alcune questioni in sospeso – ha scritto – riguardanti tra l’altro i motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, la Commissione contatterà le autorità italiane per chiedere ulteriori chiarimenti», si legge nella risposta all’interrogazione presentata dall’europarlamentare Rosa D’Amato dopo la firma dell’accordo di programma tra la società, la Regione Puglia, il consorzio Asi di Lecce e i comuni di Nardò e Porto Cesareo. La deputata dei Verdi/Alleanza Libera Europea ha anche visitato il Nardò Technical center e in un comunicato successivo ha dichiarato: «Il mio non è un no alle politiche aziendali di innovazione e implementazione. È invece un deciso no al sacrificio delle aree naturali in ragione di un interesse aziendale che si può perseguire senza per questo sacrificare bosco e specie animali che lo abitano».

DA UN LATO C’E’ IL FUTURO dell’automotive e dall’altro un bosco da smantellare e da riprodurre in modo frammentario in aree esterne al centro Porsche e riferite a 134 proprietari, verso cui si sta procedendo all’esproprio. A rivolgersi alla Commissione europea è stata anche Italia Nostra. L’associazione, secondo cui sarebbe mancato un adeguato esame delle soluzioni alternative, ritiene che sia stato violato l’articolo 6 numero 4 della Direttiva Habitat, che tutela l’area boschiva dichiarata Sito di interesse comunitario col nome di Palude del Conte-Dune di Punta Prosciutto. Il progetto è stato approvato pur avendo avuto una valutazione negativa di incidenza ambientale da parte dell’organo regionale competente. Parere negativo superato con la dichiarazione di pubblica utilità del progetto di ampliamento. L’investimento da 450 milioni di euro porterà a un’espansione del centro nei prossimi dieci anni.

A GENNAIO DELLO SCORSO ANNO era stato anche il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, in merito all’istruttoria tecnica, a segnalare una difformità tra i dati trasmessi dalla società e quelli relativi alla reale perimetrazione dell’area tutelata più ampia e alcune criticità nelle motivazioni addotte per l’interesse pubblico, che più che attinenti alla salute umana e alla sicurezza pubblica sarebbero di natura sociale o economica. Secondo i comitati l’elisoccorso attrezzato con eliporto e il centro di sicurezza anticendi non giustificherebbero la pubblica utilità.

È STATO LO STESSO PRESIDENTE della Regione Puglia, Michele Emiliano, ai microfoni di Report ad ammettere che forse «c’è stato un fraintendimento» relativamente alla necessità di un collegamento aereo tra Nardò e gli ospedali di Lecce e Brindisi. Nessuno dei due – come precisato dalla giornalista Chiara De Luca – è munito di eliporto. Le distanze peraltro sono facilmente percorribili in auto. È previsto invece nel centro di collaudo Porsche «un punto di primo intervento medico avanzato con sala operatoria» e un centro antincendio. Entrambi – stando ai documenti – saranno a servizio della collettività.

QUELLA COLLETTIVITA’ A CUI, AD OGGI, però è impedito finanche l’accesso al bosco d’Arneo. La proprietà dell’area è di Porsche. Sono i cittadini a dover cedere i propri terreni, per consentire all’azienda di adempiere alle compensazioni riproducendo in parte il bosco che distruggerà per ampliare le piste.

da Il Corriere della Sera, LE, 7 febbraio 2024

Pista Porsche, contro l’espansione ricorso al Tar di Italia Nostra: «Sul piano non c’è stato il confronto pubblico».

Ricorso ai giudici amministrativi per il contestato piano della pista di Nardò: l’associazione ambientalista sostiene che il dibattito con le parti sociali sia obbligatorio per le opera di importo superiore a 50 milioni di euro. (Antonio della Rocca)

Contro il piano di sviluppo industriale del Nardò Technical Center, articolazione della Porsche, c’è il ricorso al Tar di Italia Nostra, stilato dall’avvocato Filippo Colapinto, componente del Gruppo di intervento giuridico (Grig)Il progetto di espansione da 450 milioni di euro elaborato da Ntc non smette di generare preoccupazioni tra ambientalisti, gente comune e in alcuni ambiti politici. Dalle poltrone delle minoranze in Consiglio regionale, a quelle dell’assemblea civica di Porto Cesareo, dove la sindaca Silvia Tarantino ha defenestrato due assessori considerati detrattori del progetto, si leva una puntigliosa polemica. In via generale, si può dire che non vi è una pregiudiziale avversione al piano di Ntc, ma sotto accusa è finita la scelta dell’azienda di sopprimere circa 200 ettari di bosco per creare le opere previste. Stante l’obbligo di compensare la perdita del polmone verde con rimboschimenti sui terreni di 134 proprietari, previo esproprio per pubblica utilità. La Regione ha approvato il piano che contempla, tra l’altro, la creazione di nove ulteriori piste (ve ne sono già 20), officine, mensa, parcheggi, una trentina di working cube, cioè spazi di lavoro destinati ai team delle case automobilistiche impegnati nei test delle vetture. 

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L’obbligo del dibattito pubblico

Ieri mattina, il ricorso ai giudici amministrativi è stato illustrato alla presenza degli esponenti di Italia Nostra e del giurista ambientale Ennio Cillo, per molti anni in prima linea a difesa del territorio nelle vesti di capo del pool costituito presso la Procura di Lecce per contrastare gli ecoreati. Spiega Ennio Cillo: «Quella proposta da Ntc è un’opera di iniziativa pubblica che comporta un investimento complessivo superiore a 50 milioni di euro. Ciò rende obbligatorio il dibattito pubblico disciplinato dalla legge regionale 28 del 2017. Dibattito che non c’è stato. Inoltre, vi è il difetto del presupposto necessario dell’assenza di soluzioni alternative. La direttiva Habitat prevede la Valutazione di incidenza ambientale. Se questa è negativa – conclude – si può proseguire solo in alcuni casi, ad esempio se l’opera è di particolare interesse pubblico o necessaria per la salute e la sicurezza pubblica». Il consigliere regionale di Puglia Domani, Paolo Pagliaro, afferma: «Sono dalla parte dei proprietari che chiedono giustizia e denunciano il mancato coinvolgimento nei piani dell’azienda e della Regione. Tutto fatto sulle loro teste, senza neanche consultarli».
Ntc, dal canto suo, è in posizione di attesa: «Prendiamo atto del ricorso presentato presso il Tar della Puglia e attende il pronunciamento dei giudici amministrativi, confidando che verrà riconosciuta la legittimità della procedura autorizzativa del suo piano di sviluppo. Ntc conferma l’impegno nel progetto di sviluppo, rimanendo aperta al dialogo e alla trasparenza».

da L’Edicola del Sud, 8 febbraio 2024

Pista Porsche a Nardò, gli ambientalisti fanno ricorso al Tar. Ntc si difende: «Solo un ammodernamento». (Davide Impacciatore)

È arrivata a stretto giro la replica di Nardò Technical Center alle dichiarazioni fatte in martedì dall’associazione Italia Nostra riguardo l’ampliamento della pista Porsche di Nardò. L’azienda proprietaria di uno dei centri collaudi più famosi d’Italia ha preso atto «del ricorso presentato presso il Tribunale amministrativo regionale della Puglia» e resta in attesa del «pronunciamento dei giudici amministrativi, confidando che verrà riconosciuta le legittimità della procedura autorizzativa del suo piano di sviluppo. Ntc – aggiungono dall’azienda – conferma l’impegno del nel progetto di sviluppo, rimanendo aperta al dialogo e alla trasparenza».

Al centro della questione, come si diceva, l’ampliamento della pista Porche di Nardò, contro cui si è scagliata la sezione Sud-Salento di Italia Nostra, associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale, che lo scorso 22 gennaio ha presentato, insieme al Gruppo di intervento Giuridico e al Comitato “Custodi del bosco d’Arneo”, un ricorso al Tar della Puglia contro la delibera della Giunta regionale e il decreto del presidente Emiliano che hanno approvato l’Accordo di programma per la realizzazione del piano di sviluppo industriale di Ntc. «Non si tratta di un ampliamento, ma di un ammodernamento che avverrà nel perimetro di proprietà già di Ntc, che non viene quindi allargato» chiariscono fonti interne a Nardò Techinal Center.

«La vicenda del progetto di ampliamento della pista Ntc della Porsche di Nardò – dicono da Italia Nostra – è diventata una questione di carattere internazionale visto l’ampio interessamento dei diversi organi di informazione ai diversi livelli e il coinvolgimento della Commissione europea. La nostra attività è finalizzata esclusivamente a difendere il bosco e la macchina dell’Arneo quale parte dell’originaria foresta del Salento, luogo simbolico legato alla storia e alle tradizioni delle comunità locali e inserito, per la sua rilevante valenza ambientale e per la presenza di pseudo-steppa e foreste di leccio “che risultano quasi del tutto scomparsi nel Salento, lo stesso esteso nucleo di lecceta-macchia presenti nella proprietà Ntc costituiscono l’ultimo relitto di questi habitat nel Salento”, come risulta dal progetto di gestione dell’area naturale protetta».

Sul progetto approvato dalla Giunta regionale a luglio 2023, già lo scorso 30 novembre Italia Nostra evidenziò le criticità rilevate nell’audizione presso la V Commissione regionale, le stesse che cinque giorni dopo sono state inviate alla Commissione europea – dopo l’intervento dell’europarlamentare Rosa D’Amato – affinché valutasse la legittimità delle procedure e le valutazioni del progetto Porsche effettuate dalla Regione Puglia. L’associazione tiene però a precisare che «Italia Nostra non è prioritariamente contraria all’ammodernamento dell’impianto, ma al progetto tal quale e alla procedura di deroga sulla salvaguardia dell’habitat adottata dalla Regione in quanto mancherebbero i presupposti necessari giacché l’intervento potrebbe realizzarsi in adiacenza senza intaccare la vegetazione protetta e con minore consumo di suolo». E poi dall’ente regionale non sarebbero stati valutate alcune ipotesi alternative sulle aree confinanti con la proprietà Porsche.

Gli ambientalisti hanno più volte chiesto agli uffici di via Gentile di accedere all’area dell’intervento – per stimare le caratteristiche e la vetustà degli alberi che verrebbero rimossi negli oltre 2 milioni di metri quadri di aree naturali interessate -, ma la Regione avrebbe eluso la richiesta nonostante ripetuti solleciti. A nulla è valsa, inoltre, la petizione lanciata a novembre scorso dal comitato Custodi del Bosco d’Arneo (che mette in discussione la presunta “pubblica utilità” del progetto), con la quale sono state raccolte oltre 40mila firme.

L’ultimo atto è stato il ricorso presentato al Tar, per mano dell’avvocato Filippo Colapinto, da Italia Nostra, Gruppo di intervento giuridico e il comitato Custodi del bosco d’Arneo, secondo cui si tratta «di opera di iniziativa pubblica che comporta un investimento complessivo superiore ad euro 50 milioni, per cui risulta obbligatorio il dibattito pubblico» che, tuttavia, non c’è stato.

da Il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2024

Il paradosso del Centro Porsche di Nardò: gli ambientalisti tedeschi protestano, quelli italiani si siedono al tavolo e danno il via libera all’espansione. (Mary Tota)

Sit-in, mozioni, proteste, richieste di spiegazioni. Al comune di Stoccarda il progetto di ampliamento della pista prototipi di Porsche non va proprio giù. Il punto, però, è che quella pista è in Italia. Dove, invece, a far rumore è più il rombo dei motori che la voce di chi vuole tutelare l’ambiente. Per comprendere bene tutti i passaggi di questa vicenda, occorre partire dal principio. La Porsche Engineering dal 2012 è proprietaria del Nardò Technical Center, uno dei più importanti e rinomati centri di sperimentazione del mondo, nel quale si effettuano i test su veicoli e prototipi. È lo stesso circuito a 4 velocità, dove recentemente ha perso la vita, a bordo di una moto durante un test di frenata, il collaudatore Mattia Ottaviano, per cause che saranno accertate dalla Procura di Lecce.

Nei mesi scorsi il colosso tedesco ha presentato un masterplan per ampliare e intensificare le attività nel presidio salentino. Un progetto titanico che estenderà la superficie di 700 ettari attualmente occupata, costruendo – è questo in sintesi ciò che il progetto prevede – altre piste, una base di elisoccorso attrezzato con eliporto, un centro visite polifunzionale, completo di attrezzature audiovisive e multimediali, un centro di sicurezza antincendi a servizio del centro prove ma utilizzabile per le aree boschive e per quelle protette che circondano la struttura. Ed è proprio questo il punto: la NTC – acronimo che identifica il Nardò Technical Center di Porsche – è immerso in un punto di altissimo pregio paesaggistico e naturalistico del Salento, incastonato tra la Riserva regionale Palude del Conte e il bosco dell’Arneo, 200 ettari di macchia mediterranea che ora dovrà essere soppressa perché interessata dall’ampliamento. Senza trascurare il fatto che gli espropri interesseranno anche tanta proprietà privata di cittadini che dovranno cedere parte dei loro terreni – spesso annessi ad abitazioni o attività commerciali – per consentire la riforestazione della parte boschiva soppressa. Proprio questo ha spinto gli ambientalisti tedeschi ad annunciare azioni a tutela del paesaggio. Quello che, invece, non sta accadendo in Puglia. Dove si registra tutt’altra situazione. A cominciare dal fatto che in quel progetto spiccano nomi che in campo ambientale sono stati personaggi chiave.

Nella documentazione presentata in sede di VAS, la valutazione ambientale strategica degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente rurale, il Rapporto ambientale viene redatto dalla società di consulenza Ambiente Italia. Il socio fondatore e attuale amministratore delegato è Mario Zambrini. Che nel suo curriculum non vanta solo questo o l’essere stato componente della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente e di quella tecnica Via Vas. Ma vanta, soprattutto, l’essere stato sino a qualche anno fa nel Comitato scientifico di Legambiente. Ma non solo. Perché lo stesso Zambrini ha fatto parte della srl AzzeroC02, società di cui è socia la stessa Legambiente. I più attenti ricorderanno che ilfattoquotidiano ebbe modo di parlarne. Insomma, non uno qualunque, ma un importante pezzo della storia dell’associazione ambientalista. Ma non è tutto. Perché nella compagine societaria di AzzeroC02 compare anche Kyoto Club, a sua volta socia di Legambiente. L’attuale vicepresidente è Francesco Ferrante, ex deputato Pd in quota ambientalista, dirigente di lungo corso di Legambiente e ancora parte dell’assemblea dei delegati. Ma che, invece, in questo progetto figura accanto a Porsche in qualità di consulente sino al 2021, momento in cui è iniziato l’iter di approvazione. Lo stesso Ferrante che, durante gli incontri con le sedi regionali e locali delle associazioni ambientaliste per discutere del progetto, ha partecipato in rappresentanza del colosso tedesco.

Una posizione quantomeno complicata per Legambiente: si è ritrovata a dover valutare la proposta di ampliamento della multinazionale che personaggi importanti del suo stesso passato – ed in qualche modo presente – hanno contribuito a scrivere. Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità dell’associazione e che sul piano ha presentato le osservazioni, non fa mistero del fatto che “il progetto è impattante, lo dicono le carte”, ma “non significa che le cose non si debbano fare. Noi – dice – rispondiamo per le cose che facciamo noi, per le persone che conosciamo ne rispondono loro”. Il punto, però, è che l’unica alzata di scudi è arrivata da Italia Nostra, che si è appellata al Tar Puglia per tentare di bloccare quello che ritengono sia uno scempio ambientale e “tutelare un bene naturale di importanza comunitaria, individuando una diversa collocazione del progetto”. Ma alle vibranti proteste di Italia Nostra non si è unita alcuna altra voce. Né quella della Regione Puglia che, al contrario, ha dato il suo lascia passare con tanto di Accordo Quadro. Né quella della sezione pugliese di Legambiente che, invece, sul progetto ha avuto un improvviso cambio di rotta.

Il 3 settembre del 2023, infatti, Legambiente Puglia espresse perplessità. Perché “mina il futuro di una vasta area della Terra d’Arneo, già fortemente compromessa sul piano ambientale, paesaggistico e sotto il profilo dell’eco-sistema dalle numerose infrastrutture che negli anni sono sorte nell’area”. Quattro mesi dopo, trascorsi in assoluto silenzio mentre la comunità locale iniziava sonore proteste, la torsione di 180 gradi. Ed ecco che il piano diventa “una occasione per restituire alla fruizione pubblica la rete naturale locale. E dunque l’impegno a “formulare proposte all’azienda per una maggiore tutela del sito”. Che però tra Legambiente e Porsche ci sia sintonia, lo dimostra un post di Legambiente Volontariato Aziendale, datato 2021 (anno in cui iniziò l’iter di approvazione del progetto industriale) in cui l’associazione ringrazia il Centro prove di Nardò per la giornata trascorsa nella struttura. Per inciso: l’associazione di volontario ha il grande contributo dei militanti, ma svolge il suo lavoro grazie al contributo economico dei partner (più o meno piccolo, a seconda dei casi). Nel caso della giornata al Nardò Technical Center a sovvenzionare è stata Porsche.

Gheppio (Falco tinnunculus)

(foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)

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