La “regola dei 5 secondi”: mito o realtà?

5 months ago 37

Di Valerio Uni

Avete mai sentito parlare della cosiddetta “regola dei 5 secondi”? Sostanzialmente, secondo questo criterio, si può mangiare il cibo caduto a terra a patto che non siano passati più di 5 secondi. In questi pochi attimi, infatti, i germi presenti sul pavimento non avrebbero il tempo di attaccarsi al cibo.

credits Science.org.

La domanda che però sorge spontanea è: ma è davvero così? Scopriamolo insieme. 


Attenzione ai patogeni, innanzitutto 

La risposta alla nostra domanda è sicuramente influenzata da diversi fattori, come la tipologia dell’alimento e la superficie su cui questo cade. Ad esempio, la frutta è più incline ad attirare i batteri rispetto a una caramella. 

Ciò che non cambia, invece, è la presenza di microrganismi sulle superfici. Quelli nocivi sono definiti microrganismi patogeni e sono ovunque: per terra, sui mezzi pubblici, negli ospedali e soprattutto sulle mani, utilizzate costantemente nell’arco di una giornata. Per questo motivo è buona prassi lavarsi le mani correttamente prima di mangiare, così da evitare di trasferire questi microrganismi patogeni sulla nostra bocca. I patogeni comprendono microrganismi come virus, batteri, muffe che possono portare anche a gravi problemi di salute. Ad esempio, i batteri patogeni come la Salmonella, l’Escherichia coli, lo Staphylococcus aureus se intaccano il cibo che si mangia, arrivano nell’intestino dando origine a un processo di infezione e di produzione di tossine provocando nausea, vomito, crampi addominali, diarrea e febbre.

Cosa dice la scienza sulla “regola dei 5 secondi”
Una delle poche ricerche ad aver affrontato la tematica è stata pubblicata nel 2016 su Applied and Environmental Microbiology, rivista scientifica peer-reviewed pubblicata dall’American Society for Microbiology (ASM). Lo studio, initotolato “Longer Contact Times Increase Cross-Contamination of Enterobacter aerogenes from Surfaces to Food” (in italiano: “Tempi di contatto più lunghi aumentano la cross-contaminazione di Enterobacter aerogenes dalle superfici al cibo”), analizza in maniera sperimentale la “regola dei 5 secondi” andando a calcolare la presenza in percentuale del batterio Enterobacter aerogenes – un batterio patogeno molto presente nelle strutture ospedaliere – in un intervallo di tempo tra gli 1, 3, 5 e 300 secondi. 

I ricercatori hanno esaminato diverse superfici tra cui acciaio inox, piastrelle, legno, moquette e diverse tipologie di cibo come anguria, pane, pane con burro e caramelle gommose. Le superfici (di 25 centimetri quadri, unità di dimensione dell’area) sono state inoculate localmente con 1 millilitro di soluzione contenente Enterobacter aerogenes e lasciate asciugare per cinque ore. Gli alimenti (con area di contatto di 16 centimetri quadrati ) sono stati fatti cadere sulle superfici da un’altezza di 12,5 centimetri e lasciati riposare rispettivamente per 1, 3, 5 e 300 secondi.

Dalla ricerca è emerso che tempi di contatto più lunghi comportano un maggiore trasferimento di batteri. Allo stesso tempo, è stato però scoperto che altri fattori, tra cui la natura del cibo e la superficie, sono di pari o maggiore importanza. Infatti, alcuni trasferimenti di batteri avvengono “istantaneamente”, in tempi inferiori al secondo, smentendo completamente la regola dei cinque secondi. Ad esempio, nell’anguria caduta a terra si sono trasferiti più batteri che in qualsiasi altro alimento. Al contrario, le caramelle gommose sono state attaccate dal minor numero di batteri. Come dimostrato dallo studio, insomma, il trasferimento dei batteri dalle superfici al cibo sembra essere influenzato maggiormente dall’umidità dell’alimento: la “regola dei 5 secondi” è solo un mito utile a sollevare le nostre coscienze dalla preoccupazione di consumare cibo potenzialmente sporco.

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