La Slovenia devastata dalle alluvioni ci ricorda che la crisi climatica è ora

9 months ago 60

Mentre devastanti alluvioni colpiscono la Slovenia e danneggiano due terzi del Paese, torniamo a evidenziare l’importanza fondamentale di adottare un piano d’azione e resilienza climatica per prevenire gli impatti sempre più gravi degli eventi climatici estremi che l’Europa si troverà ad affrontare nell’immediato futuro.

Eventi climatici estremi senza precedenti

La crisi climatica ormai evidente in ogni regione del mondo, in questi mesi ha colpito l’Europa con tutta la sua potenza: inondazioni senza precedenti, incendi e siccità causano perdite di vite umane e danni ingenti a infrastrutture, abitazioni e mezzi di sostentamento.

In appena 24 ore, nelle notti del 3 e 4 agosto, in Slovenia è caduta la quantità di pioggia che normalmente si registra in quasi un mese, con inondazioni e straripamenti di diversi fiumi: il peggiore evento meteorologico estremo nella storia recente del Paese.

La crisi climatica dietro ai disastri: una realtà che non è più possibile ignorare

Greenpeace Slovenia si è subito attivata per sostenere persone e aree danneggiate: il nostro team è sul campo per aiutare le tante persone colpite dall’alluvione. Ma se ricostruire case e infrastrutture è adesso una priorità, altrettanto importante sarà evitare che catastrofi climatiche di questa portata si ripetano in futuro. La crisi climatica rende, infatti, più probabili gli eventi meteorologici estremi: affrontarne le cause profonde e aumentare la resilienza degli ecosistemi è altrettanto urgente. Il fatto che le alluvioni siano una conseguenza del riscaldamento del pianeta è una realtà che non può essere più ignorata

Basta fossili: occorre puntare su rinnovabili e ripristino della natura

Il governo di Lubiana deve condurre il Paese verso il phase-out dai combustibili fossili e incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili: la Slovenia è l’unico Paese dell’Unione Europea ancora privo di parchi eolici. È inoltre fondamentale agire sull’adattamento e sulla resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti climatici, a partire dalla protezione e dal ripristino di foreste e aree naturali.

Eppure, i nostri responsabili politici si fanno ancora guidare dagli interessi di quelle stesse aziende fossili che hanno le maggiori responsabilità nella crisi climatica. Come l’italiana ENI che continua a investire in gas e petrolio dettando, nei fatti, l’agenda energetica al governo Meloni.

La fine del sostegno pubblico alle industrie inquinanti è oggi più che mai determinante nel contrasto a eventi estremi sempre più ricorrenti: catastrofi che dovrebbero suonare come ultimo campanello d’allarme e spingere tanto i governi nazionali quanto l’UE ad agire subito contro una crisi climatica che è già adesso nel cuore d’Europa.

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