La storia (falsa) di Kim Bird

1 month ago 24

Oggi trattiamo un falso che sta circolando su svariate bacheche social e che dimostra pienamente come la rete, per colpa di chi la sta avvelenando da tempo, si è riempita sempre più di narrazioni completamente inventate che col tempo diventano storie “vere”.

Partiamo da un post in inglese, che circola anche in altre lingue e che troviamo riportato su diverse piattaforme social:

The story behind this photo continues to shock everyone who hears it.
In 1968, two men abducted a young woman named Kim Bird. They trapped her in a homemade coffin, took a chilling photo of her, and buried her deep in the woods. Later, they pinned the photo to a community bulletin board with a chilling message scrawled on the back: “I am buried in the woods. You have no more than 5 days to find me.”
At first, people assumed it was some sort of twisted prank. Days passed. The photo remained unnoticed—until one of Kim’s former coworkers happened to recognize her and alerted the police. But the authorities were stumped. They had only a photo to go on and no idea where to begin the search.
That’s when Brad—Kim’s former classmate and high school sweetheart—took a closer look at the photo. Something caught his attention: certain letters in the image appeared slightly darker, bolder. Reading them carefully, he saw a hidden message: “Kim + Brad.” It was a code they’d used years ago, carved into trees during summer vacations.
Brad brought the discovery to the police. Acting on the clue, they searched the surrounding forest and eventually found a freshly dug grave near a tree—just like in the photo. Inside, miraculously still alive, was Kim. She was rescued just in time; had they waited a few more hours, it might’ve been too late.
To this day, neither Kim nor Brad can fully explain how it all happened—or how Brad, who was only visiting town on a work trip, ended up being the key to her rescue. The coincidence still haunts them.

Storia che tradotta in italiano suona così:

La storia dietro questa foto continua a sconvolgere chiunque la senta.

Nel 1968, due uomini rapirono una giovane donna di nome Kim Bird. La rinchiusero in una bara fatta in casa, scattarono una foto agghiacciante e la seppellirono nel fitto del bosco. Più tardi, appesero quella foto a una bacheca pubblica del quartiere, con un messaggio inquietante scritto sul retro:
“Sono sepolta nei boschi. Avete non più di cinque giorni per trovarmi.”

All’inizio, tutti pensarono fosse uno scherzo macabro. Passarono dei giorni. La foto rimase lì, ignorata—finché un’ex collega di Kim non la riconobbe e avvisò la polizia. Ma gli investigatori erano spiazzati: avevano solo una foto, nessuna pista, e nessuna idea da dove cominciare.

Fu allora che Brad—ex compagno di scuola di Kim e suo primo amore—decise di osservare meglio la foto. Qualcosa attirò la sua attenzione: alcune lettere nell’immagine sembravano leggermente più scure, più marcate. Leggendole con attenzione, scoprì un messaggio nascosto:
“Kim + Brad.”
Era un codice che usavano da ragazzi, inciso sugli alberi durante le vacanze estive.

Brad portò questa scoperta alla polizia. Seguendo l’indizio, gli agenti iniziarono a cercare nella foresta vicina e alla fine trovarono una tomba appena scavata, accanto a un albero—proprio come nella foto.
Dentro, incredibilmente ancora viva, c’era Kim. Fu salvata appena in tempo; se avessero aspettato ancora qualche ora, sarebbe stato troppo tardi.

Ancora oggi, né Kim né Brad riescono a spiegare davvero come sia successo tutto—o come Brad, che era tornato in città solo per un viaggio di lavoro, si sia rivelato la chiave della sua salvezza.
La coincidenza li perseguita ancora.

Peccato che la foto che accompagna la storia riguardi un altro caso di cronaca nera del 1968, e che la ragazza nella foto si chiami Barbara Mackle. Barbara fu appunto rapita nel 1968 e ritrovata fortunatamente viva, come riporta Wikipedia:

Portarono Barbara in una remota pineta vicino a South Berkeley Lake Road nella contea di Gwinnett vicino a Lawrenceville e la seppellirono in una trincea poco profonda all’interno di una scatola rinforzata con fibra di vetro. La scatola era dotata di una pompa d’aria, una lampada a batteria, acqua con sedativi e cibo. Due tubi di plastica fornivano a Mackle l’aria esterna.

Ne parò anche il TIME, all’epoca, e i colpevoli furono arrestati.

Invece della storia di Kim Bird – eccetto video su TikTok e Instagram, post su Facebook e Quora e chi più ne ha più ne metta  – non esiste null’altro, perché è una storiella inventata apposta da chi ama inondare il web di falsità.

L’opinione del fact-checker

A chi giova questo modo di fare? Probabilmente agli stessi che hanno bisogno di convincervi a non fidarvi più di nessuno. Gli stessi che investono denari in campagne disinformative su larga scala, quelli per cui Internet da spina nel fianco è diventato potente alleato. Sì, perché se originariamente internet era il luogo dove, specie nei Paesi poco democratici, si organizzavano proteste e ribellioni, ora è diventato l’organo d’informazione dei potenti, che sfruttano le mancanze della rete per disinformare, per diffondere le loro verità, per avvelenare il pozzo. Che siano Mr Tesla, Mr Meta, Putin, Trump o la Bestia del nostro Salvini poco cambia: chi necessita di inquinare il pozzo ha scoperto come farlo al meglio, e anche narrazioni inventate come questa aiutano a diffondere sfiducia nel mezzo e a confondere ancora di più le popolazioni.

Concludendo

Se imparassimo tutti a condividere contenuti solo dopo averli verificati il web sarebbe un posto migliore, ma purtroppo sappiamo che sperarci è utopico. Contiamo sempre che almeno voi che avete letto fin qua lo facciate. Purtroppo tanti, troppi di coloro che ci seguono sui social, invece, condividono ab mentula canis la qualunque.

redazione at butac punto it

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