Ma gli imprenditori dell’energia sono pazzi?

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Las Plassas, ruderi del castello giudicale (XII sec.)

la petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui

Sedici “torri” eoliche alte centinaia di metri, ognuna di 7,2 MW di potenza (potenza complessiva di 115,2 MW), la centrale eolica “Su Pranu proposta dalla bolzanina Green Energy Sardegna 2 s.r.l. nel paesaggio agrario fra Campidano e Marmilla, tra Furtei, San Gavino Monreale e Sanluri è soltanto uno degli ultimi progetti di cui è stato chiesto l’avvio del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.).

E’ in fase di verifica amministrativa da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per cui non se ne sa molto di più.  Quando verrà avviata la procedura di V.I.A., il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) interverrà nel procedimento chiedendo la conclusione in senso negativo.

Si tratta di uno della ventina di progetti di nuove centrali eoliche, fotovoltaiche, agrivoltaiche presentati nel paesaggio agricolo-archeologico a cavallo fra Campidano e Marmilla, fra Su Nuraxi di Barumini, la Giara, i Castelli di Las Plassas e di Monreale.

L’Unione Sarda, 16 giugno 2025

Diventerebbe semplicemente una zona industriale per la produzione di energia e tanti saluti a storia, ambiente, cultura, identità, turismo.

Si tratta di uno dei seimilaottantasette (sì, 6.087) progetti per cui è stata avanzata l’istanza di connessione a Terna s.p.a. in Italia.

Se fossero realizzati tutti, in Italia avremmo 351,51 GW di potenza in più, cioè circa 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.

Molto difficile che accada.

Allora per quale motivo un imprenditore dell’energia presenta ugualmente il suo progetto?

Gli imprenditori dell’energia sono forse pazzi?

Tutt’altro.

progetto centrale eolica offshore Sardinia South 2, punto di sbarco del cavidotto sulla spiaggia di Tuerredda, 2023

La risposta può esser questa: perché è sempre conveniente, in quanto non c’è un’efficace e concreta pianificazione energetica e territoriale che stabilisca il reale quantitativo di energia necessario e le forme di produzione più confacenti e meno impattanti sullo straordinario patrimonio ambientale, culturale, agricolo, identitario del Bel Paese.

Finora c’è il Far West, dove incentivi, soldi pubblici e speculazione energetica rendono conveniente presentare qualsiasi progetto di impianto di produzione energetica da fonti rinnovabili: se viene approvato, un bel po’ di soldi sono assicurati.

Così, per esempio, si cerca di acquisire centinaia di chilometri quadrati di mare con una concessione demaniale trentennale al costo di canoni risibili per una centrale eolica offshore di cui neppure è stato presentato il progetto per le necessarie autorizzazioni ambientali: il GrIG solo qualche giorno fa (10 giugno 2025) ha presentato il relativo atto di opposizione al rilascio della concessione demaniale marittima trentennale per la realizzazione della centrale eolica offshore proposta dalla società pugliese Wind Alfa s.r.l. nel mare del Sulcis, davanti alle coste di Nebida (Iglesias), Carloforte, Gonnesa e Portoscuso.

Iglesias – Buggerru, Cala Domestica

63 “torri” eoliche (potenza 15 MW) alte centinaia di metri sul livello del mare, per complessivi 945 MW di potenza, un sistema di accumulo a terra di 360 MWh, due sottostazioni elettriche galleggianti, cavidotti da 380 kv con approdo a terra nella zona demaniale di Portovesme.  La richiesta di concessione riguarda zone demaniali (ZD), specchi acquei (SP) nel mare territoriale, specchi acquei (SP) oltre il limite del mare territoriale.

Ebbene, si tratta soltanto dell’ultima azione effettuata per contrastare la speculazione energetica in una situazione di assenza di reale pianificazione in materia e di vero e proprio Far West che fa comodo soltanto a chi vuol guadagnare in carenza di regole efficaci.

Il rapporto virtuoso fra transizione energetica dalle fonti fossili tradizionali (petrolio, gas naturale) alle fonti rinnovabili (sole, vento, acqua) e tutela del territorio è senz’altro complesso, ma è tutt’altro che impossibile da realizzare.

In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 maggio 2025 risultano complessivamente ben 6.087, pari a 351,51 GW di potenza, suddivisi in 3.891 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 154,57 GW (43,97%), 2.031 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 108,83 GW (30,96%) e 123 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 85,28 GW (24,26%), mentre sono ben poche (complessivamente 42 per complessivi 3,12 MW, lo 0,80%) le richieste per impianti idroelettrici, geotermici e da biomasse, cioè circa 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.

Caso particolare è quello della Sardegna, in quanto si tratta di un sistema semi-chiuso, con soli due (saranno tre nei prossimi anni) collegamenti con il sistema elettrico della Penisola e, ovviamente, una capacità limitata.

Filippine, Isola di Luzon, baia di Bangui, centrale eolica sulla spiaggia (AFP Photo/Ted Aljibe – Il Corriere della Sera). Vogliamo arrivare a questo?

In Sardegna le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 maggio 2025 risultano complessivamente 709, pari a 51,46 GW di potenza, suddivisi in 465 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 19,67 GW (38,22%), 214 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 14,94 GW (29,03%) e 29 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare per 16,85 GW (32,75%), una sola richiesta per centrale idroelettrica per 0,01 GW (0,01%).

centrale eolica a mare

51,46 GW significa circa di 25 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna. Risultano installati (2023) impianti energetici a combustibili fossili per MW 2.365 di potenza installata e impianti energetici da fonti rinnovabili per MW 3.660.   La produzione energetica a intermittenza degli impianti rinnovabili fa si che, pur avendo una potenza installata ben superiore, producano meno gigawattora (GWh).

Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.

Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria

Massiccio dei Sette Fratelli, Tomba dei Giganti di Is Concias

Non possiamo che chiederci: perché non si prende in considerazione la produzione energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si privilegiano i grandi impianti eolici e fotovoltaici?

Così come indicato dal quadro normativo, in tutta Italia, fra le aree idonee dovrebbero esser individuate le zone industriali e quelle già degradate, mentre dovrebbe esser privilegiata e incentivata la soluzione relativa al posizionamento di pannelli fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici, capannoni, aziende, edifici privati, ecc.   

Sarebbe più che sufficiente per le necessità energetiche nazionali.

Si rammenta che lo studio ENEA pubblicato sulla Rivista Energies (N. Calabrese, D. Palladino, Energy Planning of Renewable Energy Sources in an Italian Context: Energy Forecasting Analysis of Photovoltaic Systems in the Residential Sector, 27 marzo 2023) afferma che per sopperire ai fabbisogni energetici dell’intero patrimonio residenziale italiano basterebbe realizzare pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti a uso abitativo.

pannelli fotovoltaici sulla copertura di parcheggi per autoveicoli

L’I.S.P.R.A. afferma e certifica (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)) che è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).

Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’ISPRA, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.

Qui la stima ISPRA 2023, suddivisa per superfici utili per ogni Comune italiano.

tetti fotovoltaici (da Google Maps)

Ulteriore elemento produttivo – finora non adeguatamente preso in considerazione – è individuabile nella realizzazione di pannelli fotovoltaici lungo le principali arterie stradali (autostrade, superstrade)

Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.

Energia producibile in modo diffuso, democratico, più facilmente controllabile dalle popolazioni interessate.

Forse, la risposta alla domanda è proprio qui: tale produzione energetica danneggerebbe la speculazione energetica e i grandi produttori, compresi quelli di proprietà pubblica.

Ma i nostri interessi, come collettività nazionale, sono ben diversi.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

qui l’attuale situazione del complesso rapporto fra energia e territorio e le proposte del GrIG: Quali soluzioni per una transizione energetica che realmente rispetti l’ambiente e il territorio?

pannello fotovoltaico

(foto AFP Photo/Ted Aljibe – Il Corriere della Sera, da Google Maps, S.D., archivio GrIG)

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