Media, crescono i ricavi su scala mondiale. In Italia Rai prima per fatturato

1 year ago 55

Crescono nei primi nove mesi del 2022 i ricavi (+8,2% sul pari periodo del 2021) delle principali società internazionali di Media & Entertainment con l’espansione dello streaming che è proseguita.
A certificarlo, l’analisi da parte dell’Area Studi di Mediobanca che analizza le performance dal 2019 al 2022 dei principali gruppi italiani e dei 20 maggiori player privati mondiali, di cui 9 hanno sede negli USA, 8 in Europa e uno rispettivamente in Giappone, Messico e Sudafrica.

Nel 2021 il giro d’affari aggregato dei 20 principali operatori internazionali privati ammontava a €324,1 mld (+12,2% rispetto al 2020), per circa l’85% generato dai player a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella Top10 della classifica per fatturato guidata da Comcast.
Il primo gruppo non statunitense è la francese Vivendi, settimo con ricavi a €9,6 mld, mentre tra le altre europee la lussemburghese RTL Group si colloca in nona posizione (€6,6 mld), seguita da ProSiebenSat.1 (decima con €4,5 mld), di cui Mfe è azionista con quasi il 30% del capitale.

Nel triennio 2019-2021, i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono cresciuti in media dell’1,8%, con il continuo sviluppo delle piattaforme streaming che ha bilanciato il rallentamento delle TV tradizionali.

Streaming in crescita

La performance di Netflix (+8,1%), pur se allineata alla media, sia stata in forte rallentamento rispetto alla crescita durante la pandemia (+24% rispetto 2020/19 e +18,8% sul 2021/20). Quanto allo streaming i cui ricavi sono aumentati del 14,8% e valgono il 17% circa del giro d’affari complessivo. Walt Disney rappresenta il primo player per numero di abbonati su scala globale grazie alle sue tre piattaforme (Disney+, Hulu e ESPN+) che insieme raggiungono quasi i 236 milioni, pari al 25,6% della fetta complessiva del mercato S-Vod (subscription video on demand).
A livello di singola piattaforma, Netflix si conferma in prima posizione con 223 milioni di abbonati (pari al 24,3% del mercato), davanti a Prime Video (22,8%). Seguono a distanza la neocostituita Warner Bros. Discovery (10,3%, quasi 95 milioni di abbonati) e la Paramount Global (7,2%, oltre 66 milioni). (ANSA).

In crescita, seppur con dinamiche più contenute, anche gli incassi da produzione e distribuzione di contenuti (+4,1%, pari al 18,4% dei ricavi), nonché la raccolta pubblicitaria (+2,0%, pari al 19,8%). Gli abbonamenti alla pay tv tradizionale sono invece diminuiti del 4,9% (19,7% del totale), confermando una modalità di accesso ai contenuti media sempre più on demand e frammentate.

Focus sull’Italia

Nel 2021 il settore radiotelevisivo italiano ha recuperato parte del terreno perso a causa della pandemia, raggiungendo un giro d’affari complessivo di €8,5 mld (+4,6% sul 2020), un livello ancora inferiore agli 8,7 mld del 2019 (-2,6%). In negativo invece le stime per l’intero 2022, con un calo del 4% dei ricavi complessivi del settore, con una l’ulteriore contrazione della pay tv tradizionale e del rallentamento della raccolta pubblicitaria (che dovrebbe chiudere l’anno con un -5%).

In generale, la ripresa non è stata omogenea tra i vari comparti: in maggior spolvero la radio con una crescita dell’11,2% (€0,6 mld nel 2021), seguita dalla TV in chiaro (+9,7%, a €4,8 mld), mentre è proseguito il calo della TV a pagamento (-3,6% a €3,1 mld).
Quest’ultima risente di tendenze diametralmente opposte, con la Pay TV tradizionale in ridimensionamento (-14,9%) e lo streaming in crescita a doppia cifra (+32,0%), tanto da consentire al comparto di aumentare il proprio peso specifico sui ricavi complessivi della TV a pagamento fino al 32,3% (incidenza più che doppia rispetto al 2019).
Le piattaforme online continuano a espandersi arrivando a rappresentare l’11% del settore nel 2021.
Rispetto al 2020, i ricavi pubblicitari sono cresciuti del 13,4%: +13,3% quelli della TV e +14,2% quelli della radio.

Nel 2021 i ricavi degli otto principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 3,4% sul 2020 (ma del 6% inferiore rispetto al 2019), grazie principalmente alla continua espansione del segmento S-Vod (+40,5%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+14,5%). Ancora sottotono i ricavi della Pay TV (-15,1%).

Mercato concentrato

Il mercato italiano si conferma concentrato, con i primi tre operatori televisivi (Rai, Sky eMediaset) che sviluppano oltre l’80% del giro d’affari complessivo.
La Rai è prima per fatturato in Italia. Secondo il report, la Tv pubblica nel 2021 è in prima posizione (2,7 miliardi di euro, +6,7% sul 2020), seguita da Sky (2,5 miliardi di euro, -10,4% sul 2020) e Mediaset (2 miliardi, +11,7%).
Prosegue la crescita esponenziale delle piattaforme online, grazie soprattutto a Netflix che può già contare su quasi 5 milioni di abbonati (+50% rispetto al 2019). Questi numeri consentono all’operatore S-Vod di sviluppare nel nostro Paese un giro d’affari stimato attorno ai €550 milioni (+35% sul 2020 e +70% rispetto al 2019), con una
proiezione verso i €600 milioni nel 2022.
Nel 2021 si registra una diffusa diminuzione degli organici sia sul 2020 (-1,9%) che sul 2019 (- 2,8%). Tra i broadcaster tradizionali solo La7 ha incrementato il proprio livello occupazionale in entrambi i periodi.

Alla Rai il canone più basso in Europa

La Rai ha anche il canone più basso fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (0,25 euro al giorno per abbonato contro gli 0,32 euro medi). Molto più onerose per i contribuenti la tv pubblica tedesca (0,58 euro giornalieri), quella britannica (0,50 euro) e francese (0,38 euro).
Nel 2022 77,8 euro dei 90 euro (pari all’86%) sborsati da ogni abbonato sono stati incassati dalla Rai, un’incidenza anche in questo caso inferiore alla media europea (90,5%).


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