Mufloni all’Isola del Giglio, missione compiuta.

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Isola del Giglio, Muflone ucciso (dalla pagina Facebook di Andrea Biagioni)

La vicenda dei Mufloni sulle Isole dell’Arcipelago Toscano appare proprio l’emblema della stupida presunzione umana nel voler fare il bello e il cattivo tempo in campo naturalistico.

Ora, con un pizzico di malcelato trionfalismo, il Presidente dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri ha annunciato che la missione è compiuta, le azioni di eradicazione del Muflone dall’Isola del Giglio sono concluse.

Ma come s’è giunti a questo risultato assurdo e come mai?

Muflone (Ovis aries musimon – foto di Raniero Massoli Novelli)

Il Muflone nell’Arcipelago Toscano e nell’area originaria sardo-corsa.

Nelle Isole dell’Arcipelago Toscano il Muflone è stato introdotto a scopi venatori nei decenni scorsi.  Con gli anni, senza nemici naturali a parte l’uomo, i Mufloni si erano moltiplicati con gli ovvi effetti sulla biodiversità, sulla vegetazione e sulle coltivazioni agricole.

In particolare, la popolazione di Muflone (Ovis aries musimon), introdotto per scopi venatori[1] sull’Isola d’Elba, nel Comune di Marciana, negli anni ’80 del secolo scorso, si era riprodotta notevolmente: dopo l’adozione di diversi piani di cattura o abbattimento selettivo eseguiti negli anni scorsi – vi sarebbero tuttora 500-600 esemplari, con vari effetti negativi su vegetazione e colture agricole.    

Un po’ diversa la situazione per l’Isola del Giglio.

Come evidenziato dalla Società Italiana per la Storia della Fauna, “intorno alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso, fu raccolto sul Giglio un nucleo di mufloni per iniziativa di alcuni dei più importanti zoologi italiani dell’epoca (Alessandro Ghigi, Augusto Toschi, Renzo Videsott e Ugo Baldacci), preoccupati che la specie fosse ormai prossima all’estinzione in Corsica e Sardegna. Da allora, gli animali sono stati ospitati in una zona recintata del promontorio del Franco da cui, negli ultimi decenni, alcuni individui sono fuoriusciti a causa dell’incuria e dei vandalismi subiti dalla recinzione”.

La situazione delle popolazioni originarie autoctone di Muflone della Sardegna e della Corsica, invece, non è delle migliori, tanto da esser tutelate con stringenti misure normative per la rarità[2]: in Sardegna si stimano complessivamente circa 6 mila esemplari sparsi in areali (Asinara, parte del Limbara, Capo Figari, Supramonte-Gennargentu, Tonneri, Monte Albo, Pabarile-Montiferru, Monte Arci, Sette Fratelli) limitati e non collegati fra loro (vds. I.S.P.R.A., Linee guida per la gestione degli Ungulati, 2013)[3], mentre in Corsica si stimano 400-600 esemplari, presenti soprattutto nelle riserve naturali di Bavella e di Asco.

Muflone (Ovis aries musimon)

I motivi della c.d. eradicazione.

Il 30 maggio 2016 il Consiglio direttivo dell’Ente parco nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deliberato un atto di indirizzo finalizzato alla predisposizione di un piano di completa eradicazione del Muflone dall’Isola d’Elba, in quanto specie non autoctona.

In realtà, da anni ci sono interventi sui Mufloni dell’Arcipelago: “in 25 anni di esistenza il parco dell’Arcipelago Toscano ha abbattuto 2100 mufloni tra Elba, Giglio e Capraia. Al Giglio in particolare 97 in 10 anni”.

Un piccolo gruppo di sedici Mufloni era già stato salvato, a partire dal 2018, dall’Associazione Irriducibili Liberazione Animale mediante trasferimento in oasi della Penisola.

Nel novembre 2021, un accordo fra il Presidente dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri e l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, sembrava aver risolto una vicenda a dir poco paradossale: l’eliminazione dei pochi esemplari di Muflone rimasti sullIsola del Giglio a fucilate condotta da un Ente Parco.

Le battute di caccia sarebbero state sospese con l’obiettivo di trovare un accordo per la rimozione completa incruenta dell’ungulato.

In quell’occasione il Presidente del Parco naturale regionale di Migliarino-San Rossore Lorenzo Bani si era proposto per l’acquisizione dei Mufloni dell’Isola del Giglio, pur avendo sulla coscienza ben 1.300 Daini (Dama dama) uccisi nel 2020.

Avrebbe dovuto essere l’atto finale della presenza dell’ungulato nell’Arcipelago Toscano, dov’era stato introdotto a fini venatori nei decenni scorsi.

Il Progetto LIFE Lestgo Giglio (finanziato con 1.6 milioni di euro di fondi comunitari) prevede il ristabilimento degli equilibri ecologici anche con l’allontanamento del Muflone dall’Isola del Giglio.  Dalla primavera del 2021 sono stati trasferiti sulla terraferma toscana 20 esemplari sui 70-80 viventi sull’Isola.

In seguito sono stati trasferiti (e poi sterilizzati) in strutture idonee a cura del WWF e della L.A.V. in accordo con l’Ente Parco 52 Mufloni.

Muflone (Ovis aries musimon)

Il tentativo di riportarli in Sardegna.

Per venir incontro alle varie esigenze e per e, soprattutto, alla salvaguardia di una delle più caratteristiche e rilevanti specie selvatiche del Mediterraneo, il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) aveva coinvolto (3 giugno 2016) il Ministero dell’Ambiente, la Regione autonoma della Sardegna, la Comunità territoriale della Corsica, la Regione Toscana, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (I.S.P.R.A.), l’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.

La proposta era la predisposizione – con il sostegno di fondi comunitari – di un vero e proprio piano di trasferimento dei Mufloni dall’Elba a idonee aree di reintroduzione in Sardegna e in Corsica.   Un vero e proprio ritorno a casa.

Purtroppo, non ha avuto accoglimento favorevole.

Infatti, le risposte pervenute non sono state confortanti. Anzi.

L’I.S.P.R.A. ritiene (nota prot. n. 39341 dell’1 luglio 2016) che “oggi le maggiori minacce per il Muflone sardo sono rappresentate dal bracconaggio, dall’allevamento ovino allo stato brado e dal randagismo canino” e che“la conservazione del Muflone sardo debba essere perseguita in via prioritaria attraverso la rimozione delle principali minacce nell’areale sardo piuttosto che attraverso immissioni di soggetti provenienti da altre aree del Paese. Inoltre, un’eventuale traslocazione di esemplari dall’Arcipelago Toscano alla Sardegna richiederebbe un’attenta selezione dei soggetti da traslocare, sia in termini di rapporto classi di età e di sesso, sia assicurando l’idoneità sanitaria e genetica degli esemplari da traslocare”, riguardando un numero comunque ridotto di esemplari rispetto all’obiettivo dell’eradicazione o quantomeno forte riduzione, oggi prescritte dalle normative in materia (leggi n. 221/2015 e n. 116/2014, D.M. Ambiente 19 gennaio 2015).

La Regione autonoma della Sardegna – Assessorato della difesa dell’ambiente (Servizio tutela della natura e politiche forestali) ha comunicato (nota prot. n. 12887 del 4 luglio 2016) che “un’eventuale traslocazione di mufloni dall’Isola d’Elba non risulta un’opzione tecnicamente accettabile per la conservazione della popolazione sarda.  Si sottolinea che un’eventuale immissione andrebbe preceduta dalla rimozione delle numerose minacce per la specie … che hanno un ruolo importante nell’impedire l’ulteriore incremento della consistenza e della distribuzione, e da un’attenta analisi genetica e sanitaria, che escluda rischi di effetti negativi sulla popolazione sarda”.

Lo stesso Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano ritiene (nota prot. n. 5353 del 30 giugno 2016) che non vi siano le condizioni per discostarsi dalle “operazioni in essere di drastica diminuzione, fino all’eradicazione, nelle isole dell’Arcipelago Toscano della specie aliena Ovisaries, minaccia per gli ecosistemi dell’area protetta, così come ribadito dalle norme in materia”. Le operazioni sono previste da uno specifico piano di gestione con parere favorevole I.S.P.R.A. e costituiscono “un obiettivo prioritario” per il Parco.

Mufloni (Ovis aries musimon)

La soluzione finale.

Nei mesi scorsi ha ripreso vigore la decisione dell’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano di far fuori gli ultimi Mufloni rimasti sull’Isola del Giglio.

Il piano di prelievo del muflone per la stagione 2022-2023 della Regione Toscana (deliberazione Giunta regionale Toscana n. 813 del 18 luglio 2022) ne prevede la caccia sull’Isola del Giglio con “unico periodo di prelievo su tutte le classi e sessi dal 1° ottobre 2022 al 15 marzo 2023”.

D’altro canto, sono più di 20 mila i firmatari della petizione per fermare l’abbattimento dei Mufloni sull’Isola del Giglio e il recente studio scientifico Isole come capsule del tempo per la conservazione della diversità genetica: il caso del muflone ​​dell’isola del Giglio fa balenare l’ipotesi secondo cui “la popolazione di mufloni dell’isola del Giglio ospita diversità genetica non rilevata nel ceppo sardo”, per cui “il caso del muflone ​​del Giglio suggerisce che ogni volta che si prendono in considerazione azioni di conservazione irreversibili, dovrebbe essere adottato il principio di precauzione e dovrebbero essere attuate indagini multidisciplinari approfondite per valutare il rapporto rischio-beneficio”.

Isola del Giglio, proposta area faunistica del Muflone (immagine Save Giglio)

Al di là di qualsiasi altra considerazione appare piuttosto assurdo considerare pochi esemplari di Muflone quale rischio concreto per la biodiversità o le attività agricole sull’Isola del Giglio.

Il GrIG aveva, quindi, inoltrato una nuova istanza (26 settembre 2022) finalizzata alla realizzazione dell’area faunistica del Muflone con il ripristino (un migliaio di metri di recinzione) del precedente recinto del Promontorio del Franco (presso Giglio Campese), proposta da Save Giglio.

Il GrIG ha coinvolto il Ministero della Transizione Ecologica, la Regione Toscana, l’I.S.P.R.A., l’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, il Comune dell’Isola del Giglio, i Carabinieri Forestale proponendo un’area faunistica sul modello ben noto in tutta Europa, dal Parco nazionale della Foresta Bavarese (Lusen National Park Centre) al Parco faunistico del Monte Amiata, (qui l’ampia pagina Facebook).

Con una spesa contenuta per il ripristino della recinzione, i pochi esemplari di Muflone dell’Isola del Giglio avrebbero potuto vivere in pace senza creare alcun fantomatico problema a biodiversità e agricoltura, costituendo anche un’attrattiva di grande interesse e consentendo a un parco nazionale di fare quello che un’area naturale protetta deve fare, cioè salvaguardare ambiente e specie faunistiche.

La soluzione c’era ed era ragionevole, ma non c’è stata la volontà.

Anzi, c’è stata la volontà della soluzione finale.   Oscena.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Muflone (Ovis aries musimon)

[1].   L’idea era quella di far felici i cacciatori locali, così come accaduto in tante altre parti d’Italia (Appennino, Alpi), in Germania e nel resto dell’Europa centrale, nei Balcani e, addirittura, nelle Americhe.

[2]la popolazione originaria e autoctona sardo-corsa è specie faunistica tutelata dalla direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora (allegati B, D), dalla Convenzione di Berna (1979, allegato III), dalla legge n. 157/1992 e s.m.i. (artt. 2, 30) e dalla legge regionale Sardegna n. 23/1998 e s.m.i. (artt. 48, 74).

[3] Secondo la Carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna – Aggiornamento 2012, i Mufloni in Sardegna sarebbero poco più di 7.000.

Parco nazionale della Foresta Bavarese, Lusen National Park Centre, area faunistica

dal sito web istituzionale dell’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, 7 dicembre 2023

Concluse le azioni di eradicazione del muflone all’Isola del Giglio.

Sammuri ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto le azioni del progetto LIFE LETSGO Giglio

A due anni di distanza dall’accordo sottoscritto con LAV e WWF il progetto LIFE LETSGO Giglio per la parte che riguarda l’eradicazione del muflone è da considerarsi concluso, anche se tutte le altre azioni continueranno fino alla scadenza definitiva del progetto LIFE, il 31.12.2024. Infatti, non dovrebbero essere più presenti esemplari di muflone sull’isola, anche se, il protocollo prevede che, per averne l’assoluta certezza e per certificarla, il monitoraggio dovrà proseguire con sopralluoghi periodici per tutto il 2024, più o meno la stessa procedura che è stata utilizzata per certificare l’eradicazione del ratto dall’isola di Montecristo. Coerentemente con l’accordo sottoscritto il 30.11.2021 con LAV e WWF, da tale data il Parco Nazionale ha immediatamente sospeso gli abbattimenti ed intensificato le operazioni di cattura. Da allora sono stati catturati, trasferiti e successivamente sterilizzati 52 mufloni. È da sottolineare come le operazioni di cattura siano state rese più difficili e meno efficaci da numerose azioni di disturbo. Gli operatori sono stati pedinati e filmati mentre lavoravano e numerose sono state le azioni di sabotaggio, danneggiamento e, addirittura, di furto delle attrezzature utilizzate per le catture, tutte regolarmente denunciate. C’è stata una spasmodica volontà di fotografare e filmare gli animali catturati, anche quando erano all’interno di casse di trasporto caricate su mezzi per il trasferimento, creando un inutile stress agli animali. Per questo il Parco è stato costretto a chiedere la collaborazione dei Carabinieri che hanno provveduto a mettere a disposizione mezzi militari e anche a “scortare” una parte del trasferimento. Non ci sono dubbi che, senza tutte queste azioni di disturbo, i mufloni catturati e trasferiti avrebbero potuto essere ben più numerosi.Il Parco ha dato anche la disponibilità, come previsto dall’accordo, di far effettuare catture mediamente la telenarcosi ad operatori segnalati dalla LAV.  I due soggetti incaricati, dopo le opportune verifiche, non hanno nemmeno tentato, probabilmente consci della grande difficoltà di utilizzare tale tecnica nel contesto dell’Isola del Giglio.Dopo oltre un anno di sospensione e di sole catture sono ripresi anche gli abbattimenti e sono stati abbattuti 35 mufloni. Quindi, il parco chiude il progetto, salvo ritocchi conseguenti al monitoraggio, con 35 mufloni abbattuti (40%) e 52 catturati e trasferiti (60%), dopo l’accordo fatto con LAV e WWF.

Il Presidente del Parco Giampiero Sammuri ha dichiarato: “Penso che alla fine ne siamo usciti bene tutti, noi che abbiamo realizzato l’importante obbiettivo dell’eradicazione del Muflone e le associazioni che hanno spinto ed ottenuto la consistente riduzione dei mufloni abbattuti. Perciò, giunti alla fine di questa parte importante del progetto LIFE, volevo ringraziare per la disponibilità al dialogo le associazioni Irriducibili Liberazione Animale, LAV e WWF, ma credo che soprattutto le dovrebbe ringraziare chi ha un sincero pensiero animalista. È grazie al loro positivo contributo che 52 mufloni non sono stati abbattuti, ma catturati e trasferiti, la maggior parte in strutture da loro gestite. Sono poca cosa rispetto ai 400 che ogni anno possono essere abbattuti a caccia in Toscana, ma credo comunque che, per chi ha certe sensibilità, sia un risultato significativo. Volevo anche ringraziare gli operatori delle ditte Agrofauna e Dream, che hanno gestito le operazioni con serietà e professionalità, anche quando subivano sistematiche azioni di disturbo. Il Direttore e l’ufficio conservazione del Parco che hanno sempre coordinato le operazioni nel migliore dei modi. Le istituzioni che ci sono state sempre a fianco aiutandoci a gestire situazioni complicate: dalla Prefettura di Grosseto, al Ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, massima carica dello stato in materia, che con la chiara risposta ad un’interrogazione il 9-3-2023 ha dissipato ogni dubbio sull’importanza dell’eradicazione del muflone all’Isola del Giglio per la tutela della biodiversità. La Regione Toscana che sin dall’inizio sottoscrivendo un protocollo con il Parco ha condiviso gli obbiettivi del progetto e ha portato avanti con coerenza la parte di sua competenza. Il Comune dell’Isola del Giglio, che, sottoscrivendo il progetto, ha aderito formalmente alle finalità di esso facendo sempre sentire la sua condivisione.

Ma sento il dovere di ringraziare molto anche il mondo scientifico, al quale sono particolarmente legato per il sostegno al nostro progetto.  A cominciare da ISPRA per i pareri tecnici, a Jon Paul Rodriguez Chair della Species Survival Commission  e Juan Herrero chair del “Caprinae specialist group” dell’IUCN, i migliori specialisti italiani di ungulati a partire del Prof. Sandro Lovari e dai Professori Marco Apollonio e Pier Giuseppe Meneguz, specialisti del muflone ed autori del testo relativo alla specie nella fauna d’Italia, i professori Luigi Boitani, Francesco Dessì Fulgheri, Folco Giusti e Silvano Toso, che non hanno certo bisogno di presentazioni, il Prof.Alessandro Chiarucci presidente della Società botanica italiana, la Società Italiana di Ecologia che ha approvato all’unanimità un documento di sostegno all’azione di eradicazione del muflone all’isola del Giglio, in occasione del suo congresso tenutosi a Siena nel settembre 2022 al quale hanno partecipato più di 200 specialisti.

Infine, un grande ringraziamento alle forze dell’ordine: alla Polizia Provinciale ed all’Arma dei Carabinieri, sia nella componente territoriale che in quella forestale con i reparti parco e biodiversità. Mi riferiscono che qualcuno sui social ha giudicato negativamente la presenza di personale delle forze dell’ordine sull’Isola. Sinceramente non ne capisco il motivo, per ogni cittadino onesto la presenza di chi è deputato a far rispettare le leggi non dovrebbe essere motivo di preoccupazione. Personalmente dovunque io sia, se vedo la presenza di personale delle forze dell’ordine, mi sento più tranquillo e sicuro. Vista la conclusione delle operazioni revocherò l’ordinanza di divieto di acceso nel Parco e ne sono felice. Mi è molto dispiaciuto dover precludere aree del parco a tranquilli escursionisti che vogliono godere della straordinaria bellezza dell’isola del Giglio, ma purtroppo le continue azioni di disturbo, i danneggiamenti ed i furti lo hanno reso inevitabile.”

(foto Raniero Massoli Novelli, J.I., S.D., archivio GrIG)

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