Papa: la comunicazione aiuti la pace. I media non fomentino rabbia e scontri

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I media di non fomentino la rabbia. E’ il monito di papa Francesco contenuto nel Messaggio per la 57esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2023 che quest’anno si celebrerà domenica 21 maggio.

Un invito, quello del papa, che prende le mosse dal difficile contesto geopolitico in cui viviamo, quanto mai caratterizzato dalle forti tensioni belliche e spinte propagandistiche.
“Come 60 anni fa, scrive il Papa, anche ora viviamo un’ora buia nella quale l’umanità teme un’escalation bellica che va frenata quanto prima anche a livello comunicativo. Si rimane atterriti nell’ascoltare con quanta facilità vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e territori. Parole che purtroppo si tramutano spesso in azioni belliche di efferata violenza”.
“Ecco perché va rifiutata ogni retorica bellicistica, così come ogni forma propagandistica che manipola la verità, deturpandola per finalità ideologiche. Va invece promossa, a tutti i livelli, una comunicazione che aiuti a creare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli”.

Serve dialogo

Papa Francesco definisce la gentilezza non “solo questione di ‘galateo'”, “ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni”. “Ne abbiamo bisogno nell’ambito dei media, perché la comunicazione non fomenti un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro, ma aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono”.

Da qui la necessità di “parlare con il cuore”, “per promuovere una cultura di pace laddove c’è la guerra; per aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano l’odio e l’inimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile”.
Per Papa Francesco “è necessario vincere l’abitudine di screditare rapidamente l’avversario, attribuendogli epiteti umilianti, invece di affrontare un dialogo aperto e rispettoso”.
“Abbiamo bisogno di comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori”, sottolinea ancora il Papa.

Responsabilità di tutti

“Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo”, scrive ancora il Papa, ricordando che “in un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione ‘dal cuore e dalle braccia aperte’ non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno. Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità”.

L’esempio di San Francesco di Sales

Infine un richiamo specifico alla figura di San Francesco di Sales, festeggiato proprio 24 gennaio, e di cui quest’anno ricorre il centenario dalla proclamazione a patrono dei giornalisti da parte di Pio XI.

La comunicazione non deve “mai ridursi a un artificio” o a una “strategia di marketing”, ma deve essere “il riflesso dell’animo, la superficie visibile di un nucleo d’amore invisibile agli occhi”, il monito del pontefice che cita il santo come “uno degli esempi più luminosi e ancora oggi affascinanti del ‘parlare con il cuore’”.
“È a partire da questo ‘criterio dell’amore’ che, attraverso i suoi scritti e la sua testimonianza di vita, il santo vescovo di Ginevra ci ricorda che ‘siamo ciò che comunichiamo’. Lezione oggi controcorrente in un tempo nel quale, come sperimentiamo in particolare nei social network, la comunicazione viene sovente strumentalizzata affinché il mondo ci veda come noi desidereremmo essere e non per quello che siamo”. “Gli operatori della comunicazione possano sentirsi ispirati da questo santo della tenerezza – l’augurio del Papa -, ricercando e raccontando la verità con coraggio e libertà, ma respingendo la tentazione di usare espressioni eclatanti e aggressive”.

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