Pier Silvio secondo Pier Silvio. A Repubblica: sono figlio di mio padre

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“Sono figlio di mio padre”. È la chiosa finale della lettera-autoritratto che Pier Silvio Berlusconi ha voluto pubblicare su Repubblica per per precisare qualche dettaglio personale che il giornale diretto da Maurizio Molinari aveva raccontato sul conto del secondogenito di Silvio Berlusconi. 


Un’introduzione – spiega il quotidiano – fortemente voluta, l’attestazione del marchio di fabbrica “B”. Ecco dunque passioni, dettagli inediti e qualche precisazione dalla viva voce di Pier Silvio Berlusconi, in un momento tutt’altro che banale per lui, la sua famiglia e il gruppo Fininvest. Un gruppo dove presumibilmente il secondogenito del Cavaliere avrà presto un ruolo ancora più rilevante.

L’antefatto è l’articolo apparso su Repubblica il 26 giugno, che raccontava, tra pubblico e privato, i cinque eredi della dinastia Berlusconi. Pier Silvio, figlio di Carla Dall’Oglio assieme alla sorella Marina, dal 2015 amministratore delegato di Mediaset (nel 2000 viene nominato vicepresidente), lo ha letto e in risposta ha mandato al nostro giornale una garbata e sintetica serie di punti che di fatto ne tracciano un autoritratto intimo.


A cominciare dal fisico, come è universalmente noto un fisico palestratissimo, che gli fruttò in tempi passati anche la copertina di Men’s Health. «Non sono “in fissa” con il fisico», spiega l’ad di Mediaset, per poi chiarire subito che la questione è ancora più profonda: «Ho una vera dipendenza dalla fatica fisica, è così da quando ero piccolo e facevo agonismo. Mi nutro di fatica, l’esercizio fisico per me è liberatorio». E, a proposito di libertà, ecco uno squarcio inedito di una vita che si presume blindata: «Quando faccio Sup d’inverno sperando di avvistare un branco di delfini o quando corro in Corsica tra mare, pineta e deserto provo una libertà che diventa quasi un’esperienza spirituale».


Il corpo, comunque, resta centrale nella rappresentazione che Pier Silvio dà di sé stesso. Così, nella fatica di cui dice di nutrirsi c’è anche la corsa, ma – ci tiene a dire «non possiedo e non uso mai contapassi e contacalorie. Sono un tipo “vecchio stile”». Lo stesso per la bici, «rigorosamente non elettrica», mentre nega categoricamente di usare uno scooter nei suoi spostamenti attorno alla casa di Portofino quando, finiti gli impegni di lavoro a Milano, torna a Villa Bonomi Bolchini, dopo l’atterraggio all’eliporto di Rapallo. Circostanza questa che – spiace contraddirlo – è stata riportata da fonti assolutamente degne di fede.


Allo stesso tempo l’erede di sicuro più sportivo tra i cinque del Cavaliere, si vede come tutt’altro che ascetico: «Non sono ipersalutista. Fumo il sigaro e mentre faccio sport pregusto il buon cibo che mangerò subito dopo, vino rosso, cioccolato, noccioline…». L’ad di Mediaset, che tra qualche giorno erediterà un quinto – o forse più – di una fortuna familiare valutata attorno ai sei miliardi, spiega anche come percepisce il suo carattere.


«Riservato sì, timido no. Ovunque io vada faccio amicizia con tutti. I miei figli mi prendono in giro: “Adesso papà attacca bottone e parla per un’ora”». E conferma che agli appuntamenti mondani spesso preferisce quelli con i genitori dei compagni di scuola dei figli: «Non è che non amo il jet set, ma adoro il rapporto con la gente comune.
Parlare con le persone mi piace moltissimo e mi dà calore». Perché, appunto, «sono figlio di mio padre».

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