Quanto è difficile produrre camion a idrogeno: Nikola rischia grosso in borsa

10 months ago 45

Nella corsa globale verso la mobilità sostenibile gli investitori si espongono a grandi rischi e potenziali fallimenti. Lo conferma la parabola di Nikola, società americana con sede a Phoenix, che da grande promessa dei trasporti a zero emissioni potrebbe avere i mesi contati in borsa.

Nei giorni scorsi, l’azienda che produce camion elettrici e a idrogeno, ha ricevuto dal Nasdaq – l’indice azionario dei maggiori titoli tecnologici Usa – un avviso di delisting, perché il valore delle azioni è rimasto sotto a 1 dollaro per 30 giorni consecutivi.

Molte difficoltà di Nikola sono legate al business dell’idrogeno. Oltre ai camion, infatti, la società Usa deve creare da zero una rete integrata di impianti e infrastrutture per produrre, distribuire e stoccare idrogeno destinato ai mezzi pesanti, dagli elettrolizzatori ai depositi, passando per le stazioni di rifornimento. E ciò richiede investimenti iniziali molto elevati, oltre a solide partnership industriali con altre aziende attive nei diversi segmenti della filiera dell’H2.

C’è anche la competizione interna tra due tecnologie, elettrico a batterie e celle a combustibile a idrogeno, che sta complicando le cose e disperdendo le risorse economiche su più fronti.

Non è un caso che a maggio si sia sciolta la joint venture Nikola-Iveco (Nikola ha venduto il suo 50% per 35 milioni di $) e che Nikola cercherà di focalizzare le sue attività sull’idrogeno in Nord America.

E la stessa Iveco potrebbe figurare tra i potenziali acquirenti di Nikola, se quest’ultima non riuscirà a risollevarsi; altri possibili candidati per entrare nel business della compagnia di Phoenix, in caso di un suo fallimento, potrebbero essere Hyundai e Toyota.

Tornando alle ultime vicende di borsa, chiarisce una nota dell’autorità di vigilanza Usa sui mercati finanziari (la SEC: Securities and Exchange Commission), Nikola ha 180 giorni di tempo per rimettersi in carreggiata: il prezzo di chiusura delle azioni dovrà essere superiore a 1 $ per almeno 10 giorni lavorativi consecutivi, in qualsiasi momento entro il 20 novembre 2023.

Se non ci riuscirà, a Nikola potrebbe essere concesso altro tempo per adeguarsi allo standard richiesto ed evitare che il suo titolo sia eliminato dal Nasdaq.

Nel momento in cui scriviamo, il titolo viaggia poco sopra 50 centesimi di $; un tracollo rispetto al picco di quasi 66 dollari registrato a giugno 2020.

Il presidente e amministratore delegato di Nikola, Michael Lohscheller, ha fatto un appello agli investitori per votare, entro il 6 giugno, la proposta di aumentare il numero delle azioni e così incrementare il capitale a disposizione della società.

“Senza queste quote aggiuntive, la capacità di Nikola di continuare le operazioni e gli obiettivi in corso, inclusa la necessità di capitale di Nikola, sarà fuori portata”, si legge in una comunicazione sul sito web dell’azienda.

Nikola, ricordiamo, è stata fondata da Trevor Milton nel 2014 e si è quotata al Nasdaq nel 2020.

Il suo obiettivo, fin dai primi concept e prototipi di veicoli, è produrre su vasta scala camion a zero emissioni di CO2, sia elettrici con batterie sia a idrogeno, puntando anche a sviluppare le infrastrutture per il rifornimento di H2 sulla rete stradale americana.

Ma la sua storia è stata burrascosa. Milton, a ottobre 2022, è stato dichiarato colpevole di alcune accuse di frode finanziaria (si era già dimesso dalla società nel 2020).

Intanto i piani produttivi di Nikola sono andati a rilento, nonostante alcune partnership industriali tra cui la joint venture con Iveco poi conclusa poche settimane fa. Le difficoltà si sono moltiplicate per diversi fattori: rincari delle materie prime, inflazione, necessità di investimenti iniziali molto ingenti per sviluppare i nuovi modelli e portarli verso il mercato, una domanda di camion elettrici che non è ancora decollata.

Più in generale, l’intero settore delle aziende innovative per la mobilità elettrica sta attraversando un periodo turbolento, come emerge anche dagli andamenti finanziari di altri produttori Usa di veicoli a batteria, come Rivian e Lordstown Motors. La stessa Tesla ha più che dimezzato il valore delle sue azioni, rispetto al massimo di 407 $ toccato a novembre 2021 ai 193 $ di questi giorni (e a gennaio c’era stato un temporaneo crollo a 113 $).

Ma il titolo Tesla resta comunque ampiamente positivo su un orizzonte di 5 anni: +893% in confronto al 2019.

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