Riprende l’esame in Parlamento della delirante proposta di legge Bruzzone in materia di caccia!

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Fringuello (Fringilla coelebs) e cartuccia

L’on. Francesco Bruzzone, deputato della Lega, nei mesi scorsi ha presentato una proposta di legge (la n. 1548 del 16 gennaio 2024) di riforma della legge quadro nazionale n. 157/1002 e s.m.i. sulla caccia semplicemente delirante.

Emanazione dei calendari venatori per legge regionale, così da impedire qualsiasi sindacato giurisdizionale, depenalizzazione dei reati venatori, eliminazione sostanziale dei periodi di caccia, così da consentirla durante le fasi della riproduzione e della migrazione, eliminazione dei giorni di “silenzio venatorio” in cui la caccia è vietata, previsione degli ampliamenti del numero delle specie cacciabili.

E ancora, emarginazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dei suoi pareri tecnico-scientifici così da avere calendari venatori basati sulle pretese dei cacciatori più retrivi, così possibilità di realizzare allevamenti per la produzione di richiami vivi, pratica brutale e che di fatto apre la strada all’abbattimento soprattutto di piccoli uccelli, spesso anche protetti a livello comunitario, riduzione e annacquamento delle già modestissime sanzioni, per esempio prevedendo la sospensione dell’autorizzazione venatoria in caso di gravi violazioni di legge non più in caso di recidiva, ma addirittura in caso di reiterate e ripetute violazioni.

Il 4 aprile 2024 riprende l’esame della proposta di legge presso la Commissione permanente “Agricoltura” della Camera dei Deputati.

Una proposta di legge che viola pesantemente le direttive comunitarie sulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna e la flora (la n. 92/43/CEE) e sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica (la n. 09/147/CE).

L’eventuale folle approvazione di simile proposta normativa consegnerebbe con certezza all’Italia l’apertura dell’ennesima procedura d’infrazione in materia ambientale, con il rischio di una pesante condanna da parte della Corte di Giustizia europea e un’ancor più pesante sanzione pecuniaria solo per ingraziarsi una modesta minoranza di cittadini a danno della grande maggioranza degli Italiani.

Attualmente sono in corso ben quattro procedure di infrazione in tema di carente tutela della fauna selvatica e degli habitat naturali (la n. 2023_2187, la n. 2023_2181, la n. 2021_2028, la n. 2015_2163), mentre, grazie anche al ricorso GrIG e alla petizione No al Far West calibro 12 in Italia, è in corso anche una procedura EU Pilot di pre-contenzioso fra la Commissione europea e l’Italia in merito alle contestate norme sui piani di abbattimento faunistici in violazione delle normative comunitarie.

Si ricorda che, in caso di riscontrato contrasto, ai sensi dell’art. 258 del Trattato UE (TFUE, versione unificata), qualora lo Stato membro non si adegui ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione  può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna comprendente una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata.

Le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione.    

L’esecuzione delle sentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente: la Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato: in Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’Ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.).

Pettirosso (Erithacus rubecula)

Fra il 2012 e il 2021 l’Italia ha dovuto pagare oltre 800 milioni di euro in conseguenza di sentenze della Corte di Giustizia europea per mancato o cattivo recepimento del diritto comunitario (vds. deliberazione Corte dei conti, Sez. controllo Affari Europei e Internazionali, 27 gennaio 2023, n. 1/2023 + relazione annuale 2022).

Attualmente sono ben 70 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, di queste 18 in materie ambientali.

Sarebbe ora che una volta per tutte Governo Meloni, deputati e senatori si mettessero in testa che la fauna selvatica non esiste banalmente per esser sparata: il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) auspica in proposito una presa di coscienza e un po’ di sano buon senso, perchè è davvero incomprensibile e folle cercare di ingraziarsi una modesta minoranza di cittadini sparacchiatori a danno della stragrande maggioranza degli Italiani.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

bossoli abbandonati in campagna

(foto L.A.C., S.D., archivio GrIG)

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