Sentieri selvaggi o sentieri bestiali?

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Umbria, Monte Fionchi, viabilità rurale

Questo è quanto accade sull’Appennino umbro.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Umbria, Monte Fionchi, utilizzo della viabilità rurale

Sentieri selvaggi.

…e non per la spettacolarità e unicità della natura, ma per la scellerataggine della Regione dell’Umbria ormai ostaggio della destra più reazionaria e oscurantista che consegna la salvaguardia ambientale su un piatto d’argento all’arbitrio dei cacciatori e centauri, i quali, poverini, sono anche convinti di essere “amanti della natura”!
Sulla stoltezza dell’Homo Sapiens non c’è molto da aggiungere tanto è lampante l’ossimoro con cui si definisce la nostra specie, ma che il governo regionale dell’ex cuore verde d’Italia, si vanti di legiferare nefandezze camuffandole per libertà di vivere montagne e colline, è davvero offesa massima all’intelligenza e al buon senso.

Perfettamente in sintonia con il governo Meloni che arma e liberalizza i cacciatori ad intervenire in ogni dove ritengano opportuno, ecco la zelante consigliera regionale Puletti, in quota Lega che in quanto a sfascismo e fascismo non deve niente a nessuno…, che sotto l’albero degli umbri fa trovare questo bel dono di cui si vanta perché cambierà le regole del vivere la natura. E di questo siamo certi oltre ogni ragionevole dubbio.
Ma cotanta scienza e avvedutezza politico-legislativa è stata suffragata da osservazioni sul campo? La illuminata politica ha mai visto un bosco? Un sentiero, non più tale, dove siano passati orde di enduristi e ciclomotoristi in genere?

Lo sterro profondo, la ferita che aprono insistendo con i maledetti pneumatici sempre nel medesimo punto dilava ad ogni temporale, scavando solchi ancor più profondi su cui diventa difficile persino camminare. Ben lo sa che frequenta i boschi e le modeste vette della Valnerina, in cui la Regione dell’Umbria ha sempre chiuso gli occhi ben prima di questo scellerato provvedimento, tollerando ruspe che aprono fantomatiche Ippovie Regionali (v. Monte Fionchi) e scoticano e raspano fino al midollo roccioso della montagna, o fittizie sistemazioni di sentieri all’interno del Parco Nazionale dei Sibillini che preparano la strada – è proprio il caso di dirlo – e neanche tanto velatamente visto le dimensioni dello sgarro, alla cremagliera da Norcia a Castelluccio! Amenità e miracoli nella terra di Francesco, Chiara, Rita e Benedetto!

Vergogna! Vergogna e condanna assoluta e Resistenza ad oltranza contro questi vandali (dell’ambiente e della politica), che consegnano le aree più pregiate ai loro accoliti-finanziatori, alle lobbies economiche e “sportive” cui in campagna elettorale hanno promesso – è proprio il caso di dirlo – mari e monti.
Ecco, ora glieli stanno dando in consegna: prima le concessioni delle spiagge dei litorali; ora i sentieri e le carrarecce che ambiscono a trasformare in piccole autostrade piene di conforto, perché come si sa al peggio non c’è mai fine e neppure all’adeguamento della natura ai desiderata umani.
Che importa se poi disturbi flora e fauna, crei disagio e pericolo a chi quei luoghi li frequenta correttamente, impuzzolisci un’aria eccezionalmente pulita, crei dissesti idrogeologici?
Cacciatori e motociclisti comprano molto più degli austeri escursionisti ed ambientalisti, e a differenza loro si fanno paggi e servi sciocchi della politica più ottusa e clientelare che mai si possa immaginare.

PS: Ah! Dimenticavo, in Italia pare non esista una legge nazionale che vada oltre la definizione di sentiero e carrareccia (cosiddetta viabilità minore) e ne tuteli l’integrità ambientale: tutto demandato alla lungimiranza e intelligenza del legislatore regionale!
Lo steso Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dopo aver emanato Il decreto 28 ottobre 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’1 dicembre 2021, che gli era scappato un po’ troppo verde, alle prime rimostranze dei cicloamatori ha subito precisato che , contiene esclusivamente le linee guida per le Regioni….
D’altronde è già da tempo che non siamo più un Paese civile.

Maria Cristina Garofalo, ambientalista

Umbria, Appennino sotto la neve

(foto M.C.F., S.L., archivio GrIG)

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