Sergio (Rai): adeguatezza, certezza e stabilità delle risorse sono requisiti irrinunciabili; sui palinsesti…

11 months ago 55

“L’adeguatezza, la certezza e la stabilità, su un orizzonte pluriennale, delle risorse rappresentano requisiti irrinunciabili affinché Rai, in linea con il necessario completamento del processo di trasformazione in digital media company integrata, possa sostenere – nei contenuti, nelle tecnologie di produzione e di distribuzione e nell’area immobiliare – gli importanti e indifferibili investimenti orientati allo sviluppo della dimensione digitale. Sforzo a cui contribuirà la stessa Rai grazie alle risorse che potranno essere liberate dalle ulteriori misure di efficientamento che il Gruppo realizzerà, anche tramite iniziative in termini di innovazione”. Lo ha detto – ripreso da Adnkronos – l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, nel corso dell’audizione davanti alla commissione di Vigilanza, che oggi ascolta anche la presidente dell’azienda, Marinella Soldi, e il direttore generale, Giampaolo Rossi.

“Infatti, solo l’adeguatezza, la certezza e la stabilità, su un orizzonte pluriennale, delle risorse potrà garantire l’esistenza di un servizio pubblico “contemporaneo”, capace di affrontare le importanti attività che dapprima il Legislatore, e quindi l’Esecutivo con il Contratto di servizio, pongono e porranno a carico di Rai con l’obiettivo di salvaguardarne il ruolo centrale anche nel nuovo panorama mediale digitale. Il tutto considerando che il contesto competitivo è sempre più caratterizzato da operatori, per la gran parte internazionali, dotati di forza finanziaria non comparabile con alcun altro operatore, di servizio pubblico e non solo, ispirati a mere logiche di profitto e geograficamente lontani e disinteressati a curare (è infatti proprio indispensabile avere cura) la specificità dei singoli territori presidiati”, ha aggiunto l’ad Rai.

“La Rai è, pertanto, insostituibile e, converrete con me, l’unica che possa, in stretta alleanza con le Istituzioni, garantire la valorizzazione delle specificità culturali del nostro Paese, accompagnandone lo sviluppo democratico, sociale ed economico. Tenuto conto che, in forza delle previsioni normative vigenti, il Contratto di servizio non definisce, sta qui la peculiarità cui avevo accennato, il “corrispettivo” spettante alla Concessionaria a fronte delle attività ad essa delegate, discostandosi così da un vero e proprio contratto, sarà fondamentale, come misura di salvaguardia, che lo stesso stabilisca meccanismi e misure che consentano di riequilibrare l’alterazione della proporzionalità – sancita dall’articolo 61 del citato TUSMA (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi) – che deve sussistere tra missione e costi del servizio pubblico e relativo finanziamento, che viene ad evidenza dai conti separati che Rai è tenuta a predisporre con periodicità annuale. Solo tale proporzionalità, ovvero copertura, renderà concretamente possibile per la Concessionaria dare effettiva esecuzione, nei termini che saranno previsti, alle obbligazioni a proprio carico, senza mettere a rischio la sostenibilità a medio-lungo termine della Società e del Gruppo”, ha proseguito Sergio.

“In questo contesto, non posso non ricordare che – per quanto riguarda la pubblicità, la seconda fonte di finanziamento del servizio pubblico – i limiti di affollamento, da sempre vincolati per effetto della scelta operata dal Legislatore verso un sistema duale, sono stati modificati nella modalità di calcolo e, solo per la Concessionaria pubblica, resi più stringenti a partire dal 1^ gennaio 2022 per essere poi ulteriormente compressi dal 1^ gennaio 2023. Pertanto, le più ragionevoli aspettative relative al contributo dei ricavi pubblicitari per il finanziamento delle attività aziendali sono declinanti, anche in relazione alle ben note dinamiche di frammentazione degli ascolti e di crescita vorticosa dei consumi digitali e social dove la forza degli operatori globali è inavvicinabile e assorbe la massima parte dei ricavi”, ha detto ancora l’ad Rai.

“Per quanto, invece, riguarda la fonte primaria e caratteristica del servizio pubblico, che procura quasi il 70% delle risorse complessive di Gruppo, mi limito a sottolineare alcuni dati incontrovertibili e noti: il canone ordinario unitario in Italia è il più basso tra i principali Paesi europei; la percentuale del canone ordinario pagata dall’utente per il finanziamento del servizio pubblico (sicuramente l’utente ignora che sta sostenendo anche attività extra Rai) che arriva nelle casse della Rai è ancora lontana da quella dei principali Servizi Pubblici Europei, che possono fare affidamento su risorse pubbliche di gran lunga più elevate di quelle, cumulative, da canone e pubblicità su cui può contare la Rai”, ha sottolineato.

“Desidero, pertanto, rappresentare con forza la necessità che qualora – pur in assenza di cogenti e ineludibili disposizioni comunitarie – si intendesse procedere, a distanza di pochi anni dall’entrata in vigore del sistema del “canone in bolletta”, ad una revisione del sistema di riscossione del canone, ebbene, in tale circostanza, sarà indispensabile valutare con estrema attenzione l’efficacia della soluzione alternativa e i correlati rischi, individuando preventivamente le misure di mitigazione. La Concessionaria del Servizio pubblico, infatti, lo stesso sistema dei media nazionali, e, ciò che più conta, il sistema Paese, non può in alcun modo rischiare di regredire ricorrendo a modalità che possano caratterizzarsi, come la precedente, per una evasione del tributo nell’ordine del 30% (ricondotta a livelli fisiologici, in linea con le migliori pratiche a livello europeo, grazie al sistema in vigore), con tutte le evidenti conseguenze sulla continuità aziendale che non voglio neanche evocare ma che non potrebbero che significare, per la ricordata correlazione tra compiti/costi/finanziamento, una revisione profonda del perimetro di attività. In definitiva, sul presupposto di voler preservare un servizio pubblico generale e rilevante e di consentirne l’evoluzione in corso verso una digital media company integrata, adeguatezza, certezza e stabilità, in un orizzonte pluriennale, delle risorse da canone rispetto alla missione affidata dovrebbero rimanere, nella nostra valutazione, caratteri non negoziabili di qualunque ipotetica nuova modalità di riscossione”, ha concluso.

Pluralismo è parola chiave

I criteri guida per le nomine “sono stati (e saranno, per le nomine che seguiranno): competenza e capacità manageriale, bilanciando continuità e innovazione. Sono stati scelti quindi professionisti validi, prestando molta attenzione a salvaguardare, laddove rilevante per la posizione, il pluralismo. Quest’ultima, pluralismo, è una parola chiave, e la pronuncio sapendo bene quanto sia cara a voi e a tutti coloro i quali abbiano attraversato le aule parlamentari e questa in particolare. Ma dobbiamo attenerci a questo criterio anche noi come Rai”. Ha detto l’amministratore delegato della Rai.

“Rai si muove in coerenza con la Costituzione solo se il servizio pubblico che svolge risulta orientato verso due fondamentali obbiettivi: da un lato, realizzare trasmissioni che rispondano all’esigenza di offrire al pubblico una gamma di servizi caratterizzata da obiettività e completezza di informazione, da ampia apertura a tutte le correnti culturali, da imparziale rappresentazione delle idee che si esprimono nella società e, dall’altro, garantire il diritto di accesso nella misura massima consentita dai mezzi tecnici. Più in particolare, i programmi culturali, nel rispetto dei valori fondamentali della Costituzione, debbono rispecchiare la ricchezza e la molteplicità delle correnti di pensiero. Non sono parole mie. Le ho mutuate dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 225/74, datata, ma che rimane una delle più rilevanti in materia di pluralismo interno, il principio che si può declinare appunto come l’obbligo di dar voce a tutte o al maggior numero possibile di opinioni, tendenze, correnti di pensiero politiche, sociali e culturali presenti nella società. La Rai, quindi, deve essere di tutti, non può fare a meno di essere di tutti, pena l’incompatibilità con i dettami costituzionali e il venir meno della sua universalità. Ne consegue che, per un verso, non può escludere alcuno e, per altro verso, non può essere appannaggio solo di alcuni”, ha sottolineato l’ad Rai.

“Ognuno potrà o vorrà vedere la bilancia pendere da una parte o dall’altra ma proprio per questo sono previsti presidi esterni titolati a verificare eventuali concrete violazioni e a farvi porre rimedio; penso all’Autorità di regolamentazione indipendente, ma penso anche, a un livello ancora più alto, a questa stessa Commissione. Ricordando che qualunque eventuale possibile disallineamento su singoli episodi deve fare i conti con una realtà articolata: per la televisione, in 7 testate giornalistiche, 3 canali generalisti, 12 canali semi-generalisti e specializzati e 1 canale visual radio; per la radio, 1 testata, 3 canali generalisti, 2 canali tematici e 7 canali digitali specializzati, oltre alla vasta offerta digitale disponibile sulle piattaforme RaiPlay e RaiPlay Sound, le grandi realizzazioni degli ultimi anni, che dimostrano la vitalità della Rai. Una realtà che trasmette 365 al giorno 24/7 e che è accessibile sempre e ovunque, da qualsiasi device, su ogni piattaforma. Una valutazione, quindi, estremamente complessa e articolata”, ha aggiunto.

“Per le nomine abbiamo seguito altri due criteri. La necessità di valorizzare adeguatamente valide risorse cessate da incarichi apicali, sanando situazioni che avrebbero potuto degenerare in contenziosi, e lavorando per la costruzione di un percorso verso la parità di genere”, ha concluso.

Giampaolo Rossi, Roberto Sergio, Marinella Soldi (Foto LaPresse)Giampaolo Rossi, Roberto Sergio, Marinella Soldi (Foto LaPresse)

Sui palinsesti l’approccio che ci muove è tutto fuorché ideologico

L’approccio che muove la Rai nella realizzazione dei nuovi palinsesti “è tutto fuorché ideologico”. Ha detto, parlando anche dei casi di Lucia Annunziata e Fabio Fazi.

“A ritmo serrato, stiamo elaborando i palinsesti che presenteremo il 7 luglio a Napoli, in omaggio ai 60 anni del Centro di Produzione TV. Più in generale, la modalità partecipativa, è quella che intendo seguire. Verranno infatti costituiti, per le diverse tematiche, specifici gruppi di lavoro, affinché il patrimonio di professionalità, conoscenza ed esperienza nei settori di competenza orienti in modo efficace, coerente e concreto la realizzazione degli obiettivi strategici di sviluppo che delineeremo nel Piano industriale, nel rispetto degli obblighi derivanti dal Contratto di servizio”, ha spiegato Sergio.

“Inoltre, è stata immediata la ripresa del dialogo con le organizzazioni sindacali dei dipendenti che, per effetto del rapporto di reciproca fiducia instaurato in tanti anni di confronto e collaborazione, hanno deciso di revocare, a fronte di una piattaforma rivendicativa piuttosto consistente, lo sciopero convocato per fine maggio. Nessun cedimento e nessuno scambio, bensì la scelta responsabile di affrontare le tematiche sollevate in modo costruttivo e non di contrapposizione perché il bene primario da tutelare è la Rai e l’appoggio di tutto il personale a ogni livello è cruciale per il rilancio del Servizio pubblico. Ho l’ambizione di creare una squadra coesa e il più ampia possibile in cui ciascuno, nella dignità del rispettivo ruolo, avverte la responsabilità e l’orgoglio di far parte del medesimo progetto”, ha aggiunto l’ad.

“Immediata anche la conferma di alcuni dei programmi televisivi che attendevano da tempo il via libera consiliare per la stagione autunno-inverno 2023 e che necessitavano di un celere avvio produttivo per dare stabilità e certezza ai nostri partner del mercato audiovisivo e agli artisti. Conferma anche di quei programmi che alcuni temevano potessero subire un qualche ostracismo, a dimostrazione che l’approccio che ci muove è tutto fuorché ideologico. Mi riferisco ovviamente alle all’annuncio di una professionista del calibro dell’Annunziata, che spiace abbia voluto privare i cittadini-utenti, che sono poi i nostri azionisti di ultima istanza, del suo punto di vista; fosse stato necessario, ma non lo è stato, avremmo difeso il suo spazio. Non cito Fabio Fazio perché aveva deciso, prima che mi insediassi, di cimentarsi altrove”, ha concluso.

Fatti significativi progressi su parità di genere

La Rai sta “lavorando per la costruzione di un percorso verso la parità di genere”. “Quest’ultimo è un tema particolarmente sensibile per la Rai, come azienda ma ancor più come servizio pubblico di interesse generale; lo è per la Presidente Soldi e lo è per me. Delle attività portate avanti in questa direzione, innanzitutto le policy on e off screen approvate per la prima volta da questo Consiglio di Amministrazione, è stata data ampia eco, da ultimo nel Bilancio di sostenibilità 2022. Chiaramente, ciò che conta è la tendenza e il passo per ridurre il gap; su entrambi i fronti sono stati fatti significativi progressi e posso già dare rassicurazione che ulteriori avanzamenti verranno operati nelle nomine che a breve completeranno la squadra di vertice, sia nelle direzioni editoriali che in quelle di staff. Personalmente, a conferma di quanto sopra, condivido con voi che la Direzione Staff dell’Amministratore Delegato è femminile sia nel ruolo di Direttrice che Vicedirettrice”.

Con sindacati nessun cedimento e nessuno scambio

Nella ripresa del dialogo con i sindacati, da parte della Rai “nessun cedimento e nessuno scambio, bensì la scelta responsabile di affrontare le tematiche sollevate in modo costruttivo e non di contrapposizione”.

“È stata immediata – ha detto Sergio – la ripresa del dialogo con le organizzazioni sindacali dei dipendenti che, per effetto del rapporto di reciproca fiducia instaurato in tanti anni di confronto e collaborazione, hanno deciso di revocare, a fronte di una piattaforma rivendicativa piuttosto consistente, lo sciopero convocato per fine maggio. Nessun cedimento e nessuno scambio, bensì la scelta responsabile di affrontare le tematiche sollevate in modo costruttivo e non di contrapposizione perché il bene primario da tutelare è la Rai e l’appoggio di tutto il personale a ogni livello è cruciale per il rilancio del Servizio pubblico. Ho l’ambizione di creare una squadra coesa e il più ampia possibile in cui ciascuno, nella dignità del rispettivo ruolo, avverte la responsabilità e l’orgoglio di far parte del medesimo progetto”.

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