Torino, nessuna autorizzazione per il taglio dell’alberatura di Corso Belgio.

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Torino, Corso Belgio, nidificazione in corso (giugno 2023)

Corso Belgio è una storica via cittadina del rione Vanchiglietta, zona residenziale di origine popolare e industriale, ai margini del centro di Torino.

Zona piuttosto trafficata, ma, fortunatamente, finora l’alberata di Aceri ha fornito ossigeno, catturato anidride carbonica, contenuto le alte temperature estive e reso migliore la qualità dela vita dei residenti.

Un’autentica manna dal cielo in questi tempi di inquinamento cittadino e di cambiamenti climatici.

Così il Comune di Torino ha deciso di far fuori i 242 esemplari di Acer negundo (Acero americano) per sostituirli con 269 Pyrus calleryana Chanticleer (Pero cinese), alberelli che campano una ventina d’anni e, in compenso, non fanno ombra e in certi periodi dell’anno puzzano.

Un vero affare, per chi li vende.  

Fondi comunitari prima con finanziamenti REACT-EU (Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa), poi a valere sul PON METRO PLUS.

Fondi per migliorare la qualità ambientale delle città utilizzati per tagliare alberi.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), ricevute varie segnalazioni da parte di residenti, aveva quindi inoltrato (19 giugno 2023) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, chiedendo al Ministero della Cultura, alla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Torino, al Comune di Torino e ai Carabinieri Forestale quali siano le autorizzazioni per il previsto taglio e quali iniziative siano state adottate per salvaguardare la nidificazione in corso.

Torino, Corso Belgio (1955)

Mentre il Comune di Torino annuncia la sospensione del progetto per il periodo estivo, grazie all’istanza ecologista, emerge un particolare fondamentale: il Corso, dalla risalente realizzazione, riveste la qualifica di bene culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e non può esser modificato in assenza di puntuale autorizzazione.

Ma non c’è alcuna autorizzazione, come ha confermato la Soprintendenza torinese per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (nota prot. n. 14162 dell’11 luglio 2023), “che sta approfondendo la questione con il Comune di Torino”.

Inoltre, nel periodo primaverile ed estivo sono vietati tutti gli interventi che possano disturbare la riproduzione dell’avifauna selvatica (art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992 e s.m.i.).

La fauna selvatica ”è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della collettività nazionale e internazionale” (art. 1 della legge n. 157/1992 e s.m.i.) e il disturbo/danneggiamento/uccisione delle specie avifaunistiche in periodo della nidificazione può integrare eventuali estremi di reato, in particolare ai sensi degli artt. 635 e 544 ter cod. pen.

A questo punto, l’Amministrazione comunale torinese farebbe bene a ripensare le proprie modalità operative, perché – in ogni caso – non può agire bypassando disinvoltamente norme di tutela ambientale e culturale.

Un sussulto di buon senso per salvare uno dei pochi polmoni verdi all’interno dell’area urbana torinese sarebbe sempre molto gradito dalla cittadinanza.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Torino, Corso Belgio

(foto per conto GrIG, archivio GrIG)

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