Trapped under ice: i Metallica e la criogenia

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Qual è una delle paure più profonde dell’uomo, da cui sono scaturite riflessioni sul senso della vita e su quale sia il nostro destino? Probabilmente quella della morte, e l’interrogativo su cosa ci possa essere “dall’altra parte”. Non a caso, è la domanda alla base della maggior parte delle religioni.

Logico che ci sia chi prova a sfidarla: con il progredire della scienza e della tecnica, si è arrivati a tentare una strada ardita per infrangere questo limite. Alcuni scienziati si sono posti la domanda: “E se congelassimo il corpo umano di un malato, per far sì che se in futuro ci fosse una cura per la sua patologia, questo possa tornare a vivere?”

I Metallica si sono messi nei panni di una persona sottoposta a questo processo estremo di conservazione attraverso la loro musica. Sul tema i Four Horsemen – uno dei soprannomi più utilizzati per indicare i componenti della band, che prende spunto da una canzone del primo album in cui si parla dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse – hanno scritto “Trapped under ice”, prima traccia del lato B del loro secondo album, “Ride the lightning”. Il disco, pubblicato nel 1984, segnò una maturazione nello stile “thrash metal”, genere di cui sono indubbiamente tra i precursori, caratterizzato da ritmi molto veloci, batteria battente, riff sferzanti e un cantato molto incisivo. Anche i testi riflettono questa impostazione, sia nelle tematiche affrontate sia nella metrica e nella scelta dei termini.

Il punto di vista della band sul tema della criogenia non è proprio ottimista, in linea con una visione nichilista della vita e del destino dell’uomo, sottoposto a forze della natura tendenzialmente maligne, ma anche a un irrefrenabile istinto di autodistruzione. Tematica, quest’ultima, ben presente nel disco sotto varie declinazioni (pena di morte, insensatezza della guerra, sensazione di annichilimento e ricerca di conforto nel suicidio…).

Prima di parlare del brano, andiamo a vedere cosa sia la crioconservazione. La definizione che si può trovare nella Treccani è:

«Tecnica di conservazione a lungo termine di qualsiasi materiale biologico (animale e vegetale), mediante temperature molto al di sotto del punto di congelamento. Il materiale viene stoccato alla temperatura dell’azoto liquido (−196°C), o dei suoi vapori (−150°C), temperatura alla quale i processi metabolici, particolarmente quelli enzimatici, si arrestano a causa della mancanza di acqua allo stato liquido. Tale tipo di conservazione permette di mantenere la vitalità del materiale biologico per un periodo potenzialmente infinito […] ».

Per quanto riguarda la conservazione umana, al mondo attualmente ci sono soltanto tre aziende che offrono questo servizio: la pioniera è stata la Alcor Life Extension Foundation, fondata nel 1972, che conserva il corpo del primo uomo che si è sottoposto a questo processo: James Bedford, professore di psicologia dell’università della California, morto e “congelato” nel 1967.

Sempre negli USA è presente la Cryonics Institute, e in Russia la Krio Rus. Vi sono anche aziende in varie parti del mondo, tra cui l’Italia, che offrono il servizio di criogenia, appoggiandosi poi a una delle tre sopra citate per il mantenimento del corpo nel tempo.

Attualmente ci sono circa 350 persone – 15 italiane – mantenute a bassissima temperatura, con la speranza di poter avere un’altra chance, prima o poi. Vi sono principalmente due possibilità: conservare l’intero corpo, o solo il cervello. Ovviamente con costi diversi. Mantenere l’intero corpo prevede una tariffa che, a seconda dell’azienda, varia dai 100.000$ ai 200.000$. Se si opta per la conservazione del solo cervello, invece, la spesa scende a circa 80.000$ (a qualcuno forse torneranno alla mente le imprese di Igor in Frankenstein Junior).

Più che sulla parte tecnica del processo di ibernazione, i Metallica pongono l’accento sulle implicazioni etiche, immaginando quali possano essere pensieri e sensazioni di un ipotetico ibernato che si risveglia in un futuro più o meno lontano dal periodo in cui è vissuto.

La canzone si apre con una intro strumentale di quasi un minuto, caratterizzata fin da subito da ritmi elevati, batteria martellante, basso che tiene il groove magnificamente, e un affilatissimo riff di chitarra, che precede ognuna delle tre strofe in cui si articola il pezzo. Dopo l’intro, irrompe subito la voce di James Hetfield  (per la traduzione integrale del testo in italiano andate in fondo all’articolo):

I don’t know how to live through this hell

Woken up, I’m still locked in this shell

Frozen soul, frozen down to the core

Break the ice, I can’t take anymore

Freezing

Can’t move at all

Screaming

Can’t hear my call

I am dying to live

Cry out

I’m trapped under ice

Il protagonista si sveglia in quello che definisce un inferno, bloccato in un guscio. Il freddo che lo ha preservato dalla decomposizione gli è penetrato fin nell’anima e lui vorrebbe rompere il ghiaccio. Il riferimento alle “bare” nelle quali viene posto il soggetto è chiaro, ma come si arriva ad avere un corpo congelato?

Prima di tutto, la legislazione attuale non permette di congelare un corpo se non dopo l’avvenuto decesso, pertanto eventuali persone con malattie ritenute incurabili non possono chiedere di sottoporsi alla procedura fin quando non sia avvenuta la morte naturale

Una volta dichiarata la morte del soggetto, è importante che il processo venga attivato il prima possibile, entro circa 30 minuti, in modo da non far avviare i processi di decomposizione. I liquidi corporei vengono sostituiti da fluidi crioprotettivi, per evitare che le temperature possano danneggiare i tessuti. Se non viene raggiunta la temperatura corretta (-125°C) e nella maniera adeguata, l’acqua contenuta nelle cellule formerà cristalli che le danneggeranno irrimediabilmente.

Il corpo viene quindi portato lentamente fino a -196°C e conservato in un refrigeratore a idrogeno liquido. In questa maniera si può conservare indefinitamente, a patto che non vi siano interruzioni nella fornitura di energia che garantisce il mantenimento della temperatura ottimale.

Crystallized, as I lay here and rest

Eyes of glass stare directly at death

From deep sleep I have broken away

No one knows, no one hears what I say

Il “paziente” si sente cristallizzato, i suoi “occhi di vetro” guardano la morte in faccia e nessuno lo sente.

Forse senza saperlo, i quattro paladini della “Bay area” di San Francisco hanno centrato due degli aspetti tecnici. Come dicevamo più sopra, il congelamento del corpo deve essere abbastanza rapido e raggiungere temperature molto basse. In questo modo i tessuti e gli organi si “vetrificano”, scongiurando il rischio di rottura delle membrane cellulare ad opera dei cristalli di ghiaccio. 

Un altro interrogativo interessante: cosa succederebbe se per qualche motivo il sistema risvegliasse il soggetto, ma nessuno fosse lì ad accoglierlo? Ipotesi non così peregrina, nel caso di sistemi automatizzati. Questo tema è stato anche affrontato in un film recente, Oxygene .

C’è una considerazione ulteriore da fare: se anche tutto andasse per il meglio, la malattia che ha causato la morte fosse stata curata, il ripristino andasse a buon fine, il paziente si risveglierebbe in un mondo che non è il suo, tutti i suoi affetti sarebbero morti. Lo shock emotivo e culturale sarebbe superabile? E una vita così, sarebbe comunque degna? È quello che si chiedono molti a proposito della scelta estrema fatta dai genitori di una bambina thailandese di tre anni, affetta da un tumore al cervello molto aggressivo, che è stata “congelata” in attesa che si trovi una cura. Cosa sarà di lei, se mai si sveglierà? Oltretutto, essendo così piccola, non ha potuto neanche esprimere il suo assenso. Dove si dovrebbe fermare l’amore di un genitore, di fronte al dramma di una malattia non curabile di un figlio?

No release from my cryonic state

What is this? I’ve been stricken by fate

Wrapped up tight, cannot move, can’t break free

Hand of doom has a tight grip on me

Nella terza e ultima strofa si cita esplicitamente la criogenia come causa della condizione di immobilità e terrore del protagonista, che si chiede perché accada tutto ciò, se sia solo uno scherzo del destino. 

Il fatto che egli non possa muoversi per nulla e senta le mani dell’Inferno che lo ghermiscono potrebbe essere sì dovuto al fatto che è legato in una capsula criogenica, ma anche a un altro motivo. Come detto, per chi scelga la conservazione sotto azoto si può scegliere se mantenere l’intero corpo o solo il cervello.

Nel caso si scelga questa seconda ipotesi si dà per scontato che presto o tardi la scienza sarà in grado di prelevare un cervello da un corpo e ripristinare le connessioni con i nervi e i vasi di un corpo “ricevente”: scenari da fantascienza appunto, che in qualche misura sono stati tentati ai giorni nostri ma non sono riconosciuti dalla comunità scientifica. È il caso del “trapianto di testatentato da Sergio Canavero.

E se il cervello riportato in vita fosse inserito in un organismo con il quale non riesce a interagire? Si troverebbe in una gabbia, una prigione da cui è impossibile vedere via d’uscita se non con la morte. Questa, per inciso, è una tematica affrontata nel quarto album dei Metallica nella canzone “One”, a proposito di un soldato rimasto senza arti, sordo e cieco a causa dello scoppio di una mina. Il video della canzone è composto da spezzoni tratti dal film “E Johnny prese il fucile”, che narra una vicenda molto simile.

Sia che si scelga per l’opzione “corpo intero”, che “solo cervello” si scommette sul fatto che una parte importantissima della nostra “essenza”, e cioè la memoria e le capacità cognitive, non vengano danneggiate o perse dopo che si interrompe l’attività cerebrale conseguente alla morte. E che le sostanze usate non danneggino le cellule. Nel corso dei decenni sono stati fatti studi proprio riguardo a quali siano i meccanismi di crioconservazione: uno spunto viene dalle ricerche fatte su alcuni pesci che vivono in acque fredde.

L’altro assunto, per nulla scontato né attualmente verificato, è che una volta scongelato il corpo intero o il cervello, sia possibile riattivare le capacità cerebrali. Finora non si è mai tentato di riportare in vita un corpo ibernato, però. Al contrario di quello che si fa già nel caso di semi o embrioni congelati. Nel 1984 infatti è stato avviato dai governi di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda un programma di conservazione del germoplasma di piante nordiche, congelandone i semi e conservandoli in una miniera abbandonata. Man mano diversi enti hanno chiesto di poter usufruire del servizio di crioconservazione: tutto ciò al fine di garantire una conservazione a lungo termine di colture o collezioni di semi di piante rare che rischierebbero di essere perduti, e non come riserva di semi in caso di “catastrofe naturale”.

Per sdrammatizzare un po’ , vista la cupezza dell’argomento trattato, vi suggeriamo quello che è stato un approccio più leggero ad opera di Matt Groening, il “papà” dei Simpsons. Egli è infatti anche l’ideatore della serie Futurama, ambientata nel 2999: un imbranato fattorino, caduto per errore in una capsula criogenica la notte del 31 dicembre 1999 si risveglia esattamente 1000 anni dopo, in un mondo completamente diverso, e in cui incontrerà degli improbabili compagni di viaggio che lo porteranno in giro per il cosmo a vivere mirabolanti avventure.

E voi, ve la sentireste di scommettere alla “ruota della criogenia” e vedere come sarà il mondo tra qualche centinaio di anni?

Trapped under ice

I don’t know how to live trough this hell
Woken up, I’m still locked in this shell
Frozen soul, frozen down to the core
Break the ice, I can’t take anymore

Freezing
Can’t move at all
Screaming
Can’t hear my call
I am dying to live
Cry out
I’m trapped under the ice

Crystallized, as I lay here and rest
Eyes of glass stare directly at death
From deep sleep I have broken away
No one knows, no one hears what I say

Freezing
Can’t move at all
Screaming
Can’t hear my call
I am dying to live
Cry out
I’m trapped under the ice

Scream from my soul
Fate, mystified
Hell, forever more

No release from my cryonic state
What is this? I’ve been stricken by fate
Wrapped up tight, cannot move,
can’t break free
Hand of doom has a tight grip on me

Freezing
Can’t move at all
Screaming
Can’t hear my call
I am dying to live
Cry out
I’m trapped under the ice

Intrappolato sotto il ghiaccio

Non so come vivere in questo inferno
Sono sveglio, ancora chiuso in questo guscio
Anima ghiacciata, gelata fino al midollo
Rompi il ghiaccio, non resisto più

Congelando
Non riesco proprio a muovermi
Urlando
Non riesco a sentire la mia voce
Muoio dalla voglia di vivere
Urlo forte
Sono intrappolato sotto il ghiaccio

Cristallizzato, mentre sono qui steso che riposo
Vitrei occhi fissano la morte
Sono sfuggito ad un sonno profondo
Nessuno sa, nessuno sente quello che dico

Congelando
Non riesco proprio a muovermi
Urlando
Non riesco a sentire la mia voce
Muoio dalla voglia di vivere
Urlo forte
Sono intrappolato sotto il ghiaccio

La mia anima urla
Destino, mistificato
Inferno, sempre più vicino

Non mi potrò liberare da questa ibernazione
Cos’è successo? Il fato mi ha colpito
Avvolto ben stretto, non posso muovermi,
non posso liberarmi
La mano del destino mi stringe forte

Congelando
Non riesco proprio a muovermi
Urlando
Non riesco a sentire la mia voce
Muoio dalla voglia di vivere
Urlo forte
Sono intrappolato sotto il ghiaccio

Immagine in evidenza: credit Dyana Bateman, da Flickr, rilasciata in licenza CC BY-NC-SA 2.0

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