UN 25 APRILE CHE NON PUO’ ESSERE DI FESTA

1 week ago 20

di Haider Al- Ghazali, poeta, Ahmed Raafat Murtaja, scrittore,Fedaa Ziad poetessa e scrittrice di romanzi, Yusuf Alqudra, poeta, Haidar Al Ghazali, poeta, Fida Ziad, poetessa e scrittrice, Ali Abu Yassin, drammaturgo

Sette poemi scritti da altrettanti poeti e poetesse palestinesi residenti nella Striscia di Gaza tra l’ottobre e il novembre 2023.

Questi testi ci sono giunti fortunosamente e sono stati raccolte nel sito “This is Gaza”: https://www.act4hope.org/2023/11/15/this-is-gaza-. 

Dei loro autori e delle loro autrici, in senso letterale, mentre scriviamo queste righe non si hanno notizie, se sono o meno sopravvissuti e sopravvissute alla furia dell’invasione israeliana e alla devastazione pressoché totale della Striscia di Gaza, forse lo sapremo solo quando qualche governo occidentale riuscirà a fermare Israele. 

La loro rabbia è il modo migliore perché in questa giornata noi altri, i “bianchi”, impariamo a comprendere il loro corale e giusto rimprovero: “Godetevi i vostri silenzi, distogliete lo sguardo dagli schermi quando trasmettono notizie di quel che accade qui, voltatevi dall’altra parte, cambiate pure canale non vogliamo disturbare il vostro sonno dormite pure, buon sonno a voi.”

Rproject

QUI È GAZA

Traduzione: Amira Abuamra, Adattamento poetico: Gino Locaputo

1

Ho scritto il 27 ottobre dopo che tutti i mezzi di comunicazione erano stati interrotti, non mi aspettavo che sarebbe arrivato questo testo:

Sogno una morte rumorosa, lascia che io muoia come desidero…

Ora nessuno piangerà per me,

forse non troverai il mio corpo, nessuno di voi mi seppellirà.

allora avrò una tomba fatta d’aria ed io veglierò dal cielo come una nuvola sotto la quale i bambini potranno crescere all’ombra e al riparo.

Non ci hanno ancora sottratto l’aria oh Dio!

Una buona occasione per scrivere questa follia.

Eppure non sono libero in questa essenza, sono vulnerabile a una morte silenziosa che nessuno mai potrà conoscere

Non sono libero di morire come voglio, non muoio come voglio, sarò libero solo quando muoio.

Distruggi di più, dunque, fai esplodere di più i tuoi ordigni.

Scava la terra con la morte, tutta la terra, è un immenso flauto la nostra terra e, se trafitto, tu dona una melodia nuova, la melodia dei luoghi del ritorno.

Macerie impossibili…

Sono le otto e quindici del mattino, dormirò e preparerò il mio corpo all’arrivo improvviso di un missile.

Preparerò i miei ricordi e i miei sogni affinché diventino le ultime notizie o un numero, un file.

Arriverà il missile, forse questa volta arriverà.

Io dormirò e non sentirò alcun dolore.

Questo è il nostro ultimo sogno e la guerra è la ridicola conclusione, la fine dei nostri grandi sogni.

Lascio a letto le ansie e le paure per le sorti della mia famiglia mentre mi chiedo:

“Chi ha detto al ghazzi che chi dorme non soffre?”

Ho dormito.

Haider Al- Ghazali, poeta.

27 ottobre 2023

2

Ahmed ti parla ti parla da sotto le macerie, 

ha inalato tonnellate di polvere grigia.

È grigio il colore dalla mia pelle, mi riconoscerai da questo, non può contare i membri della sua famiglia divisi tra grigi polvere e rossi.

Qui non abbiamo altri colori da distinguere: c’è il rosso, quello del sangue e c’è il grigio, quello che ti copre dopo aver abbracciato la tua casa e quelle dei vicini e sei venuto fuori respirando… ancora.

Ha visto la morte e la sua crudezza Ahmed, non sa superare le immagini strazianti né le grida disperate, le urla di madri e bambini.

” Le mie parole nulla potevano battendo il petto di bambini.

Non li ho visti, sapevo solo che erano in vita grazie alle loro urla.

Ascoltate questo prezioso consiglio e fatene tesoro: imparate a porgere orecchio alle grida dei vostri cari, solo così saprete che sono ancora in vita.

Mi chiamo Ahmed, odio i sogni che ancora ho.

Non ho più ricordi da conservare, amici da riconoscere, non ho più una casa in cui abitare.

Mi chiamo Ahmed, odio un mondo incapace di fermare una guerra più grande del mio cuore, più grande del cuore di bimbi innocenti.

Io sono Ahmed e voglio sistemare questo testo in fretta, in fretta sì!

Non so neppure se potrò pubblicarlo prima che un missile mi raggiunga e finiamo insieme nella luce distruttiva”

Ahmed Raafat Murtaja, scrittore

29 ottobre 2023

3

Vivo con l’immaginazione di tre bambini questo assurdo genocidio.

Si copriva con un lenzuolo il primo e pensava:” Voglio essere un fantasma in modo che l’aereo non mi veda!”

Il secondo definiva il rombo delle bombe” suono di un polpo marino”.

Pensava il terzo:

” Vorrei essere una grande tartaruga, per nascondere e proteggere tutte le persone sotto il mio guscio.”

Oh, potere della fantasia che guida i piccoli innocenti e accoglie i loro sogni!

Oh il potere dell’immaginazione che ti allontana dagli orrori di una terribile realtà!

Fedaa Ziad – poetessa e scrittrice di romanzi

24 ottobre 2023

4

Potrei comporre una poesia con la penna intinta

in gocce di sangue e di lacrime 

in polvere che grava sul petto, tra i denti di una ruspa che rimuove le macerie

bagnata dal sudore della protezione civile.

Vorrei fare ascoltare nei miei versi

le urla di donne e delle loro creature, 

il suono delle ambulanze…

Scriverei con quel che resta di un albero nato per amare e dipingerei tutti quei volti dispersi cercandone i contorni

 E, intanto, ascolto la voce senza più voce del giovane da sotto le macerie: “Sono ancora vivo!”

E vivo cercando altre voci, una vita di attesa, attesa, attesa… quanto durerà quest’attesa?

Potrei scrivere una poesia fatta di delusione, di nudo assordante silenzio

di comoda, melliflua neutralità

ossequiente e prona all’America e ai suoi interessi.

Cosa potrà fare una poesia?

Yusuf Alqudra – poeta

24 ottobre 2023

5

Sono semplici i nostri sogni

Voglio che voi veniate al mio funerale e mi copriate il viso di fiori

e voglio che il mio viso rimanga il mio

non posso aspettare

rivoglio la mia stanza

quella che ha accolto i miei sogni, ho paura di soffocare…

di attendere la morte sotto le macerie, non posso aspettare, non più!

Prima di morire 

vorrei gustare, per l’ultima volta, il sapore della libertà 

e sorseggiare gelsi in notti tranquille 

per poi arrivare puro 

fino a te, o Dio, 

a te, mio Dio!

Haidar Al Ghazali – poeta

23 ottobre 2023

6

I miei occhi si volgono alla mia casa distrutta, 

la mia mente, la memoria sono sommerse dalle sue macerie, 

lo sguardo è allagato dalle code

per l’acqua ed il pane, 

saluta, la mia mano, chi abbiamo lasciato

e corrono i miei piedi verso i prossimi bombardamenti.

Si affolla la mia memoria dei nomi dei martiri 

scende l’anima mia da un monte da cui sgorga la tranquillità, 

una roccia alla volta

conto sulle mie dita i giorni della sopravvivenza

raccoglie canti la mia voce

la speranza scuote il mio petto 

e con le unghie cerco i nomi dei sopravvissuti.

Vorrei nasconderli, proteggerli, cullarli con amore fino a riportarli in vita.

Vorrei che la terra fosse farina per impastarlo

Vorrei che le lacrime fossero acqua, perché cucinandole evaporassero.

La mia bocca beve lacrime 

e mi dolgono i denti 

si muove la lingua verso il mostro, lo prendo un giro dicendogli che non mi ha ucciso.

Il mio corpo è con me ma lo sento crollare a pezzi, pezzi di guerra.

Ecco, crolla insieme alle città sbriciolate, 

ma il cuore batte e si aggrappa ancora al desiderio di salvezza, 

rimane, non va via e innalza canti di gloria per la vita nonostante chi vuole esiliarlo dal corpo, dalla sua città.

Fida Ziad poetessa e scrittrice

9 novembre 2023

7

Una notte di guerra molto tranquilla.

Devo essermi addormentato per un’ora, poco più, poco meno

Il rumore di droni, aerei e cannoni non si è fermato per un solo attimo.

Questo non è nulla: quando cade un missile, o un barile esplosivo del peso di una tonnellata o sei barili contemporaneamente, fanno tremare la terra, la scuotono e la sollevano come  se la crosta terrestre fosse il sottile palloncino che un bambino ha riempito d’aria, pronto a scoppiare e distruggere il mondo.

Sono momenti in cui vedi la morte in faccia, non una, ma mille volte e, quando finiscono gli effetti dell’esplosione, non ti pare vero di essere ancora in vita di aver avuto un fino anche pochi, preziosi istanti.

Sollievo di poca durata perché attendi l’esplosione successiva…la morte!

Un minuto ancora, due al massimo e ricomincia la caduta di ordigni distruttivi.

Oh, qui c’è un silenzio tombale, sento Al Jazeera informare che quella notte è stata la più difficile dall’inizio della guerra il terrore della calma dell’attesa, è sfibrante, manda i nervi in frantumi la gravità di questa calma, del silenzio innaturale.

Come faccio a scrivere?

Terrificante questa calma, non fa parte della condizione umana!

Potrei morire in qualunque momento, ma, se mi sedessi a scrivere, come se nulla accadesse intorno a me, non sarebbe un disastro.

Intorno a me, sì, perché la terra continua a tremare l’odore di polvere da sparo mi riempie le narici, il fumo avvolge la casa ogni tanto, le esplosioni non cessano.

Mi sembra d’impazzire, credo che sia proprio così.

Forse sono già morto ma resisto per consegnare la mia voce fino all’ultima lettera.

Un mondo rumoroso non calmo come questo nostro.

Godetevi i vostri silenzi, distogliete lo sguardo dagli schermi quando trasmettono notizie di quel che accade qui, voltatevi dall’altra parte, cambiate pure canale non vogliamo disturbare il vostro sonno dormite pure, buon sonno a voi.

Ali Abu Yassin, drammaturgo

10 ottobre 2023

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