Ungheria chiama Italia: una riflessione sullo stato dell'arte penitenziario e penale alla luce della vicenda Salis

2 months ago 35

di Rossella Puca

 una riflessione sullo stato dell'arte penitenziario e penale alla luce della vicenda Salis

Le immagini indegne e irrispettose inerenti il trattamento giudiziario di Ilaria Salis sono finite sulle pagine di tutti i giornali e sono state discusse nei minimi particolari in tutti i salotti televisivi. E meno male. Verrebbe da dire. Abbiamo visto - senza alcun mistero - una nostra concittadina ammanettata alle mani e coi piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti, mentre una guardia di sicurezza la teneva con una catena per trascinarla in un’aula di “giustizia”. Tutto ciò avviene in uno stato come quello dell’Ungheria che ha messo in scena questo rituale noncurante che poteva esser visto, come è stato, da tutta Europa ed oltre. Eppure l’Ungheria, stato membro UE dal 2004, dovrebbe sapere che l’utilizzo di catene o manette sia incompatibile con i diritti fondamentali sanciti dalla CEDU ma anche dalla direttiva UE/2016/343. In Italia un trattamento del genere - almeno sul grande schermo - non lo si vedeva da un po’ di anni, e forse per questo motivo lo sdegno ...

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