[INTERNAZIONALISMO] Appello dei Giovani Palestinesi: il 17 novembre blocchiamo scuole e università! Blocchiamo la guerra!

5 months ago 36

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Riceviamo dai GPI e volentieri pubblichiamo questo appello di cui condividiamo in particolare il passaggio in cui si afferma: “Ormai non bastano più le manifestazioni, le azioni dimostrative, occorre una mobilitazione totale, UNA LOTTA SENZA TREGUA CONTRO LA GUERRA”. Contro la guerra coloniale genocida di Israele e dell’intero Occidente imperialista al popolo palestinese, contro la guerra reazionaria tra NATO e Russia in Ucraina, contro tutte le guerre del capitale! Per portare avanti la guerra di classe di tutti gli sfruttati e gli oppressi del mondo al capitalismo in tutte le sue forme e varianti. 

Redazione Il Pungolo Rosso

APPELLO ALLA MOBILITAZIONE STUDENTESCA NAZIONALE

PER LA PALESTINA 

IL 17 NOVEMBRE BLOCCHIAMO SCUOLE ED UNIVERSITÀ!

BLOCCHIAMO LA GUERRA!

C’erano una volta le scuole e le università, epicentro di ogni scossa politica nel mondo.

Oggi, invece, è calma piatta. 

È inquietante constatare che in Italia e in Europa si sia arrivati alla completa depoliticizzazione e normalizzazione dell’appiattimento della coscienza critica della Scuola e dell’Università.

Il declino della politica e della conflittualità non si è verificato perché è migliorata la situazione dell’istruzione o della società in generale, anzi il mondo intorno a noi peggiora a vista d’occhio, inesorabilmente. 

Si continua a farneticare di sapere critico, di coscienza, eppure scuole e università sono fabbriche che non si possono più fermare, non perché non sia possibile, ma perché noi giovani corriamo fino allo sfinimento, come criceti nella ruota, inseguendo un futuro che non esiste. Se nemmeno la guerra è riuscita a smuovere le cose, dovremmo chiederci che cosa facciamo sui banchi. A questo punto le ore di studio sono buttate, a questo punto sarebbe meglio buttare i libri, visto che evidentemente sono letti ma non capiti, visto che ormai non sono più utili alla vita ma solamente ad alimentare la macchina che la schiaccia e la rende miserabile, come miserabili ci rende il lavoro che dovrebbe nobilitarci.

Dal 7 ottobre gli Israeliani hanno ucciso, solo a Gaza, oltre diecimila persone, di cui oltre 2.600 studenti di vario ordine e grado. L’aviazione sionista ha colpito, solo a Gaza, 212 scuole rendendone 45 completamente inagibili. 

Deve essere chiaro a tutti i giovani in Occidente che questi avvenimenti non saranno privi di conseguenze, che prima o poi la guerra tornerà ai confini della cosiddetta civiltà che si ritiene pacificata e che continua a vivere nell’indifferenza della sua sicurezza, costruita sulle guerre in Palestina e in Ucraina e su ogni impresa coloniale tentata o compiuta contro il resto del globo. 

Raccogliamo perciò l’appello dei nostri fratelli e delle nostre sorelle dell’Università di Birzeit, in Cisgiordania, che chiede agli studenti di tutto il mondo di lottare contro l’aggressione subita dal popolo palestinese e da tutti i popoli oppressi. Ormai non bastano più le manifestazioni, le azioni dimostrative, occorre una mobilitazione totale, UNA LOTTA SENZA TREGUA CONTRO LA GUERRA.

È necessario che noi studenti, insieme ai lavoratori, riprendiamo il nostro posto nella storia, cessando di giocare la parte dei nati vecchi, già arresi alle ingiustizie del mondo. Per inceppare la macchina della guerra, è fondamentale restituire dignità all’organizzazione dal basso, alla solidarietà tra studenti e lavoratori. Dobbiamo bloccare insieme sia le fabbriche della cultura che forniscono alla guerra la giustificazione ideologica e gli strumenti scientifici, sia le vere fabbriche, che sfruttano il nostro tempo e la nostra forza per alimentare la macchina economica del capitalismo imperialista e della guerra.

CHIEDIAMO AD OGNI STUDENTE, AD OGNI CLASSE, A TUTTI GLI ORDINI E I GRADI DELL’ISTRUZIONE, DI PROCLAMARE OCCUPAZIONI E SCIOPERI AD OLTRANZA IN OGNI SCUOLA E UNIVERSITÀ FINCHÈ L’ITALIA NON SI RITIRERÀ DALLA GUERRA IN PALESTINA.

Il ritiro consiste in: 

– Rescissione di ogni accordo accademico con l’Entità coloniale sionista, ovvero con lo Stato di Israele;

– Fermare la vendita e l’invio di armi all’Entità coloniale sionista;

– Impedire ai cittadini italiani di andare in Palestina e arruolarsi nell’esercito israeliano;

– Rescissione di ogni accordo militare con l’Entità coloniale sionista;

– Sospendere la propaganda di guerra attuata in ogni canale d’informazione e nei luoghi della formazione;

– Ritirare ogni provvedimento repressivo e di censura a cui viene sottoposto chi si schiera al fianco del popolo palestinese.



Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Prima che, nel suo abile e prudente discorso di ieri, Nasrallah formulasse ai governi arabi, per salvare “un minimo di onore”, la richiesta di tagliare le forniture di petrolio e di gas a Israele, il Fronte popolare di Liberazione della Palestina aveva rivolto “a tutte le persone onorevoli della nostra nazione” (intendendo per nazione la nazione araba), e a tutte le “persone libere del mondo”, un appello a far fare all’enorme moto di solidarietà con il popolo palestinese nella sua lotta contro lo stato colonialista e razzista di Israele, un salto di qualità passando dalle semplici parole ad azioni più concrete.

Vista l’estrema determinazione con cui Israele e i suoi protettori statunitensi ed europei intendono portare a termine un mostruoso massacro della popolazione di Gaza per punire “in eterno” il suo irriducibile spirito ribelle, questo salto di qualità si rende oggettivamente necessario e urgente. Piccoli nuclei di proletari appartenenti ai paesi occidentali che sono complici del genocidio operato da Israele, iniziano a prendere in Belgio, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti delle prime iniziative materiali di boicottaggio della macchina della guerra israeliana e occidentale (che non è solo quella che produce e trasporta armi, evidentemente), lanciando in questo modo ai fratelli di classe palestinesi e ai loro organismi sindacali e politici un messaggio di solidarietà non solo verbale. Bisogna proseguire e avanzare con decisione su questa strada, la strada dell’internazionalismo proletario militante.

Redazione Il Pungolo Rosso

Appello del FPLP

(Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina)

a tutte le persone onorevoli della nostra nazione

e alle persone libere del mondo

 Di fronte al fiume di sangue che scorre a Gaza, le parole sono diventate inutili: sollevarsi, resistere, assaltare le ambasciate dei paesi aggressori, incendiarle, distruggerle.  Chiedere la cessazione delle forniture di petrolio e gas ai paesi coinvolti nell’aggressione.

 Il tempo è fatto di sangue e la storia non perdona…

State certi che il popolo palestinese non vi abbandonerà.

Popolo libero, il nemico fascista cerca vendetta sul campo di Jabalia, così come sul campo di Nuseirat e sul campo di Shati, commettendo atroci massacri che superano le atrocità commesse dai nazisti nella loro oscura storia.

Sei tonnellate di bombe americane distruttive. Una tragedia scolpita nella coscienza dell’umanità. Chi tace su questo assassino è complice del genocidio e della privazione dei palestinesi della loro umanità.

Un’entità moralmente, politicamente e militarmente sconfitta che cerca di ottenere la vittoria a scapito del nostro sangue palestinese.

 Il campo di Jabalia, la misericordia della rivoluzione e il simbolo della resistenza e della fermezza palestinese, è in prima linea nella battaglia per l’onore sulla linea del dovere. È uno spirito caratterizzato da resilienza, fermezza e grande coraggio.

Con la sua campagna di terra, il nemico cerca di nascondere i suoi inevitabili fallimenti con massacri e massacri contro i civili palestinesi.  Rendiamo omaggio agli uomini della resistenza nelle loro diverse formazioni che affrontano questa aggressione, e ai figli resilienti del nostro popolo che rifiutano i piani di sfollamento nonostante il genocidio intrapreso contro di loro dal nemico.

La grande Gaza con le stature dei suoi eroi e il sangue dei suoi figli, è le nostre radici nelle profondità della terra. Risorgerà da sotto le ceneri.

Le condanne verbali non abbattono gli aerei né impediscono che i razzi cadano sulle teste degli innocenti. 

Pertanto chiediamo:

 – Espellere gli ambasciatori dell’aggressore.

 – Un grido di rabbia e dignità da tutte le strade arabe per fermare il pompaggio di petrolio e gas verso i paesi coinvolti nell’aggressione.

 – È tempo di chiudere le basi militari americane nei paesi arabi.

 – I sindacati dei lavoratori nei porti internazionali dichiarino il loro rifiuto di scaricare o caricare qualsiasi spedizione di armi da o verso lo Stato dell’entità sionista.

 Confidiamo nel nostro popolo, in noi stessi, nella nostra dignità, libertà e nel nostro valore di vita.

31 ottobre

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