La crisi climatica spinge le tartarughe marine a nidificare più a nord (e non sempre è una buona notizia)

10 months ago 58

Le tartarughe marine che vivono nel Mediterraneo sono tra le specie più minacciate da plastica, attrezzi da pesca e cambiamenti climatici. Ce lo ricorda la giornata mondiale delle tartarughe marine che si celebra il 16 giugno, ma questi animali sono a rischio tutti i giorni. Negli ultimi anni nuove nidificazioni di Caretta caretta, la specie di tartaruga più comune nei nostri mari, sono state segnalate più a nord, sulle coste italiane dell’alto Tirreno (Liguria) e dell’Adriatico, dimostrando che la nidificazione si sta spostando, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici.

Uno studio pubblicato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, conferma questa ipotesi. Inoltre, a influenzare i modelli migratori contribuiscono le attività antropiche come turismo, pesca e traffico marittimo.

Perché la nidificazione più a nord è un rischio per le tartarughe

Nell’estate del 2021 sono stati monitorati due nidi lungo la costa dell’Adriatico settentrionale a Jesolo Lido (Venezia) e a Scano Boa (Rovigo), che possono essere considerati i siti di nidificazione più settentrionali del Mediterraneo centrale.
Non è una buona notizia: i due nidi mostravano infatti differenti successi di schiusa delle uova, con risultati inferiori (pari all’11%) nella località più urbanizzata (Jesolo Lido) rispetto alla media (66%) rilevata nel Mediterraneo occidentale.

La presenza di attività umane può influenzare anche la crescita di microrganismi che aumentano la percentuale di fallimento nella schiusa delle uova. È il caso dell’infezione fungina del genere Fusarium, considerata una delle cause principali del declino globale delle popolazioni di tartarughe marine. 

Il cambiamento climatico e gli impatti antropici rappresentano i rischi maggiori per la salute delle tartarughe marine e potrebbero avere un ruolo nello sviluppo dell’uovo di tartaruga marina. Per questo è fondamentale sviluppare piani di conservazione idonei.

Servono piani di conservazione efficaci per salvare le tartarughe e il mare

Di fronte a minacce antropiche crescenti, per tutelare la biodiversità marina mediterranea servono urgenti misure di protezione, a partire dall’istituzione di una rete efficace di aree marine protette, come previsto dall’accordo raggiunto alle Nazioni Unite lo scorso marzo. 

È quello che chiediamo con la nostra spedizione “C’è di mezzo il mare” nel Mediterraneo, con la quale stiamo documentando la biodiversità e la fragilità dei nostri mari, denunciando i crescenti impatti della crisi climatica e dell’inquinamento da plastica. L’Italia ha preso l’impegno di proteggere il 30% dei mari entro il 2030. Sulla carta, saremmo quasi a metà strada,con un 15-20% dei mari protetti, ma in realtà solo una percentuale irrisoria gode di una protezione davvero efficace. È ora di passare dalle parole ai fatti!

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