La percentuale di CO₂ nell’atmosfera non dimostra che l’essere umano non è responsabile del cambiamento climatico

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Il 3 febbraio 2024 è stato pubblicata su Facebook un’immagine che mostra la presunta composizione dell’atmosfera. Secondo i dati contenuti nel grafico l’atmosfera sarebbe composta per il 78,08 per cento da azoto, per il 20,94 per cento da ossigeno, per lo 0,94 per cento da argon e per lo 0,04 per cento da CO₂. L’anidride carbonica sarebbe a sua volta naturale per lo 0,0384 per cento, mentre la parte prodotta dalle attività umane sarebbe lo 0,0016 per cento (cioè il 4 per cento del totale). 

Secondo l’autore del post questi dati significherebbero che la «transizione green», cioè la politica che punta a un’economia sostenibile a livello ambientale per contrastare il cambiamento climatico in atto, sarebbe una stupidaggine. Questo perché, vista la percentuale di anidride carbonica prodotta dall’uomo, le attività umane non avrebbero un rapporto di causa ed effetto sul cambiamento climatico. 

Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia falsa. 

La Nasa spiega che l’atmosfera terrestre, ovvero l’involucro di gas che circonda la Terra, è composta da azoto per il 78 per cento, da ossigeno per il 21 per cento, da argon per lo 0,9 per cento e da anidride carbonica (CO₂) per lo 0,04 per cento. La percentuale rimanente è un mix di gas fatta di valori ancora più piccoli. Questo però non significa che l’uomo non abbia responsabilità nell’attuale crisi climatica.

La CO₂ – sia quella di origine naturale che antropica – è, infatti, un gas serra, cioè un gas in grado di intercettare una parte di quell’energia, proveniente dal Sole, che la superficie terrestre riemette sotto forma di calore. Alcune molecole di CO2 rimandano questa energia verso la Terra invece di rispedirla al di fuori dell’atmosfera. Quindi, più molecole di CO₂ ci sono nell’atmosfera, maggiore sarà l’intrappolamento del calore.

Inoltre, come scritto dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), dal 1750 a oggi si è passati dallo 0,028 per cento di CO₂ allo 0,042 per cento, il che si traduce, in proporzione, in un incremento di miliardi di tonnellate di CO₂. Espressa in parti per milioni (ppm), come si fa di norma, la concentrazione atmosferica di anidride carbonica è passata dunque da 280 a 424 dal periodo pre-industriale a oggi. In questo lasso di tempo si è registrato dunque un aumento del 50 per cento dovuto alle attività umane, come riportano la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e la Scripps Institution of Oceanography (SIO), che da decenni gestiscono il principale programma di misurazione della CO₂ atmosferica. 

Gli scienziati spiegano che il delicato equilibrio tra anidride carbonica prodotta e assorbita dalla natura sia stato stravolto dalle emissioni generate dalle attività umane, causando un aumento generale della temperatura mondiale con molte conseguenze sul sistema climatico e gli ecosistemi.

Infine, è necessario considerare che, benché sia presente in una quantità percentuale piccola rispetto ad altri gas, l’anidride carbonica riesce comunque a influenzare il clima terrestre e lo continuerebbe a fare anche in assenza di quella prodotta dalle attività umane, dal momento che, come spiegato, è un gas che contribuisce all’effetto serra. Del resto, non è l’unico esempio di sostanza o agente che è in grado di produrre effetti importanti all’interno di un sistema anche a piccole concentrazioni (basti pensare a cosa possono provocare alcune sostanze tossiche nell’organismo umano anche in piccolissime quantità).

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