[CONTRIBUTO] Gli “antifascisti” campioni di chiacchiere

3 months ago 33

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

L’ipocrisia antifascista delle varie forze politiche parlamentari dette di “sinistra” ha raggiunto livelli insopportabili.

Le loro ultime esternazioni sono avvenute a proposito dell’iniziativa della sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, figlia del fascistissimo e moglie di Alemanno – a conferma del fatto che Giove li crea e Ambo li accoppia. La sottosegretaria è fortemente impegnata a promuovere calendari, mica pandori, dimostrando che lei è una che lavora, che si suda lo stipendio ad onta dei qualunquisti che glielo contestano, e inoltre conserva una fede incrollabile nei “valori” dei ragazzi di Salò. Di cosa stupirsi!? Il calendario è in linea con uno dei suoi generali, quel tal Vannacci che vuole rimettere il mondo alla dritta, cioè a destra – compito facile, dato che il vento tira proprio da quella parte! Il Vannacci si candida, questo è certo, proprio perché è stanco di servire tutta l’Italia che comprende italiani dalla pelle scura, divorziati, separati, coppie omosessuali, lgbt; è stanco di dover difendere persone a lui sgradite e vuole cambiare mestiere difendendo chi gli pare e lanciando bestemmie (per ora solo a stampa, il resto seguirà) contro chi non gli va. Nemmeno è il caso di stupirsi del fatto che nelle scuole ormai le divise sono di casa! Ne abbiamo parlato riprendendo un articolo dal blog di Antonio Mazzeo, e ci aspettavamo che qualcuno dell’assortimento dei sinistri facesse una delle loro pungenti, acute, potenti interrogazioni che mettono in difficoltà l’avversario politico di destra, anzi – che diciamo? – lo inchiodano al muro.

Certo, le motivazioni del calendario in divisa sono vomitevoli: annunciano che sono stati “selezionati alcuni ufficiali, sottufficiali e soldati, insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare per atti eroici compiuti dopo l’armistizio e che si sono particolarmente distinti anche nel periodo precedente”. Ci viene da chiedere in cosa si sono distinti i repubblichini. Forse nelle soffiate che facevano ai nazisti? nell’esecuzione dei fratelli Cervi? nelle fucilazioni di tanti partigiani guidate da Almirante, il fondatore del MSI, partito ammesso per decenni nel parlamento repubblicano (ma un po’ anche repubblichino…).

Siamo curiosi di sapere chi saranno i prescelti degni degli onori del calendario anche per tranquillizzare l’on. Marco Grimaldi, secondo cui non si può “…certo ignorare che venti di revisionismo soffiano attorno alle più alte cariche dello Stato”Difficile essere più idiota [in senso stretto e non per offesa] e non rendersi conto che non si tratta di venti ma di tempeste. E i primi revisionisti sono stati proprio loro, lui di persona e certamente l’ambiente a cui appartiene. I compagni come noi lo sapevano già nel sessantotto e non a caso li chiamavano esattamente revisionisti! Questo campione del torneo degli antifascisti da operetta sapete cos’ha intenzione di fare? Indovinato (era troppo facile): addirittura un’interrogazione parlamentare, mica per chiedere almeno la messa in mora di Isabella Rauti come Influencer di Stato, no, niente di questo: solo perché “…non è accettabile che la storia venga utilizzata a questi fini”. Avete capito la sostanza del contendere? No? A quanto riusciamo a capire noi, nemmeno lui!

E nemmeno ha capito, o vuol capire, che la Cassazione, fregandosene bellamente delle adunate squadriste dal carattere inequivocabilmente fascista, ignorando le sentenze di qualche tribunale che nel passato aveva condannato l’esibizione di simboli fascisti, ignorando le aggressioni di CasaPound ed altre organizzazioni squadristiche a cittadini inermi, ebbene la Cassazione ha decretato che il saluto romano è vietato solo se “integra” atti “concreti” di ricostituzione del partito fascista, altrimenti è un saluto come gli altri.

A furia di invocare i sinceri democratici, a furia di chiamare ai fronti popolari, a furia di accreditare la Democrazia Cristiana come partito popolare e componente essenziale della Resistenza, siamo arrivati al ministro Sangiuliano che si dichiara senza vergogna seguace di Edgardo Sogno – anch’egli “resistente” ma futuro golpista, delinquente ma italiano – e ipotizza che si sarebbe arruolato nella Resistenza con le sue brigate, invece che con i comunisti – quelli non erano italiani…

Per evitare che si pensi che le nostre critiche riguardino l’ultima generazione dei raggruppamenti di “sinistra”, ripercorriamo in brevissimo qualche passaggio all’indietro. Il revisionismo di questi ipocriti si è articolato in tutte le maniere possibili: alleanze spudorate pur di maneggiare le leve del potere di governo, e sostegno a Draghi, a Monti, a Grillo, un anticomunista e nemico giurato del sindacato. Non dimenticheremo di citare il boy scout fiorentino, segretario del PD, il Renzi autore della revisione in peggio (art.18) dello statuto dei lavoratori. Il nuovo corso del PD non fu altro che un ulteriore attacco ai lavoratori non solo con la perdita dei diritti acquisiti, ma con il definitivo riconoscimento del precariato, della discrezionalità e dell’abuso sui contratti di lavoro, anzi della autorizzazione di ogni forma di abuso verso i lavoratori all’interno stesso dei contratti di lavoro.

Con qualche passo indietro troviamo – tra coloro i quali hanno letteralmente asfaltato la strada alla vittoria delle destre sempre più di destra fino ad arrivare alle Meloni&Isabella Rauti – il “padre fondatore dell’Ulivo”, quel Romano Prodi che in nome della pacificazione nazionale pensò bene di sorvolare sulla possibilità di una legge contro il conflitto di interessi che avrebbe danneggiato il suo presunto antagonista Berlusconi. Nei giorni dell’aprile del 2006 troverete dichiarazioni su dichiarazioni del capo del governo ulivista che interruppe l’esperienza del governo Berlusconi. Questi, ovviamente, non gli fu grato e si ripresentò conquistando per la quarta volta il governo: a lavorare per la destra i sinistri sono bravissimi! Non fu certo l’unica impresa del governo Prodi, ma questa andava segnalata a testimoniare la falsità e l’ipocrisia di questi organizzatori di sconfitte che, dopo aver aperto autostrade alla destra, chiacchierano di un antifascismo pieno di vuota propaganda e vuoto di contenuti.

Qualche ulteriore passo indietro è utile per sgombrare il terreno dalle tuttora presenti tentazioni nostalgiche. E giunge il turno del bombardatore della Jugoslavia D’Alema, il cuo “caso” consente di capire, ieri come oggi, che differenza ci sia tra il PD e i FdI al governo con Meloni, e tra il governo D’Alema e quelli democristiani che lo precedettero nelle precedenti guerre targate NATO. Che differenza ci vedete voi? E nessuno dica che la guerra è questione da poco, non solo perché essa è la prosecuzione della politica con altri mezzi ma anche perché tira in ballo la “Costituzione più bella del mondo”, come recita il guitto di corte sempre più bolso con il passare degli anni. Gli organizzatori di equivoci la tirano da tutte le parti fingendo di non accorgersi che essa è stata nel tempo modificata in peggio per servire al meglio l’efficienza capitalistica, le esigenze di governabilità e di stabilità del mondo dell’industria e della finanza. In quella originaria, perfettamente borghese, sia ben chiaro, con tanto di fondamento della proprietà privata dei mezzi di produzione e con l’esclusione del “popolo” da ogni decisione concernente la politica internazionale e il bilancio dello stato, c’erano però ancora troppi freni, sicché dopo le modifiche in peggio (una, voluta proprio da D’Alema riguarda il federalismo regionalista), rimane giusto qualche vuota dichiarazione di principio formulata apposta per prendere in giro i proletari, per continuare a propagandare un’illusione che sta svanendo senza però ancora determinare, purtroppo, una netta, e definitiva, presa di coscienza. Sì, la Costituzione è nata dalla Resistenza, manca però il sostantivo reale che completa questa frase: sconfitta! Sconfitta soprattutto in quella dimensione, indubbiamente minoritaria, che la vedeva come il primo tempo di un rivolgimento sociale che avrebbe fatto i conti con il capitalismo in quanto tale, e non solo con il fascismo.

Siamo così arrivati al Migliore, sì, proprio a Togliatti, al sinistro ministro della Giustizia del Regno d’Italia, il nonno o bisnonno degli attuali “contestatori” (si fa per dire, eh) della Rauti e dei Vannacci. La sua amnistia è l’esempio più vergognoso del progetto di restaurazione dell’autoritarismo capitalista in Italia. Fascisti amnistiati, comunisti in galera è solo una sintesi dei fatti. Ma se leggete le pagine di Paul Ginzborg1 sui dettagli della definizione di tortura, la classificazione di questi secondo il grado di crudeltà, allora vi viene davvero la nausea. Il tutto fu accompagnato da una sottile propaganda giustificatoria degli arresti dei comunisti che avevano compiuto “eccessi”, sacrificio necessario in vista di un futuro ingresso del PCI nel governo del paese. La destra reazionaria che già aveva riconquistato tutti i posti nell’amministrazione dello Stato (grazie al duo Bonomi-De Gasperi mai efficacemente contrastati da PCI e PSI), negli organi di polizia, nelle forze armate, nelle prefetture, non manifestò certo gratitudine, ed avviò – grazie anche al sostanzioso aiuto ricevuto dai “migliori” – gli anni bui degli assassinii dei proletari, della repressione, dei morti in fabbrica e nelle piazze. Pochi anni, e i proletari conobbero i manganelli di Scelba e poi quelli di Tambroni – associato al MSI, partito costituzionale benché chiaramente legato con mille fili al vecchio fascismo – e a Genova e Reggio Emilia, poi a Battipaglia e ad Avola dovemmo contare i nostri morti. Un lungo periodo, non ancora finito, contrassegnato da un’unica vocazione: schiacciare il proletariato. Oggi questo periodo sembra terminatonell’indifferenza, nella concertazione dei sindacati di stato, nei falsi lamenti antifascisti, ma almeno risparmiateci l’ennesima proposta del rispetto (!) della Costituzione proprio quando la plebaglia fascista saluta romanamente.

Intanto, Grimaldi&Co., se proprio volete un pronunciamento a riguardo, cominciate con l’esaminare le risoluzioni proposte all’Onu contro l’apologia del nazismo, e chiedetevi come mai i paesi dell’Asse (oggi democratico) Roma-Tokio-Berlino, prima nel 2022 e poi nel 2023, hanno votato contro. Attenti: non contro l’apologia del nazismo, ma contro il suo divieto e sanzionamento. Forza, una bella interrogazione e vi lavate la coscienza!

1 ) Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi Scuola, 1989 – pag. 75.

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